mercoledì 13 luglio 2011

IL QE2 HA FALLITO: TUTTI I SOLDI FINITI ALL’ESTERO

PERCHÉ IL QE2 HA FALLITO: TUTTI I SOLDI SONO ANDATI ALL’ESTERO
Postato il Martedì, 12 luglio @ 14:00:00 CDT di supervice EconomiaDI ELLEN BROWN
Global Research

Il 30 giugno il QE2 è terminato con un mugolio. La seconda mandata di “alleggerimento quantitativo” della Fed ha riguardato 600 miliardi di dollari creati premendo un tasto su un computer per l’acquisto di bond del governo a lungo termine. Ma il governo non ha mai avuto davvero i soldi, che sono andati direttamente dei fondi di riserva dalle banche, dove sono ancora oggi. C’è di peggio, sono andati nei fondi di riserva di banche STRANIERE, alle quali la Federal Reserve sta pagando lo 0,25 per cento di interesse.

Prima del QE2 c’era il QE1, nel quale la Fed acquistò dalle banche 1,25 triliardi di dollari di titoli garantiti da mutui. Anche questi soldi sono rimasti nei fondi di riserva delle banche per raccogliere gli interessi e la polvere. La Fed riporta chele riserve accumulate in eccesso dalle istituzione del settore raggiungono adesso un totale di quasi 1,6 triliardi di dollari.

Da notare che 1,6 triliardi di dollari è anche la dimensione del deficit federale, un deficit così grande che alcuni membri del Congresso stanno minacciando di forzare un default sul debito nazionale se non verrà ridotto al più presto.

E così abbiamo una situazione anomala di un buco da un 1,6 triliardi di dollari nel bilancio federale e 1,6 triliardi di dollari creati dalla Fed che rimangono fermi nei fondi di riserva delle banche. Se lo scopo del “quantitative easing” era quello di stimolare l’economia, poteva funzionare meglio se i soldi destinati all’acquisto di titoli del Tesoro fossero stati direttamente consegnati al Tesoro. Questo è quello che veniva fatto prima del 1935, quando la legge fu cambiata in modo da imporre la presenza degli acquirenti privati delle obbligazioni.

L’unica cosa che il QE2 ha fatto per i contribuenti è stata quella di ridurre il conto degli interessi su debito federale. Le obbligazioni a lungo termine che la Fed ha acquistato sul mercato sono adesso davvero senza interessi per il governo, dal momento che la Fed rimborsa i suoi profitti al Tesoro dopo aver dedotti i costi.

Ma il QE2 non ha aiutato l’anemico mercato del credito interno, al quale si affidano le piccole imprese; e sono queste imprese che sono in larga parte responsabili per la creazioni di nuovi posti di lavoro. In un articolo del 30 giugno nel Wall Street Journal intitolato “Le aziende più piccole che cercano prestiti sono ancora a mani vuote”, Emily Maltby ha riportato che i proprietari di queste attività considerano l’accesso al capitale come la questione più importante che devono affrontare in questi tempi; e solo il 17% delle piccole imprese ha detto che era riuscito a procurarsi il finanziamento bancario necessario.

Perché il QE2 è finito nelle banche straniere

Prima del Banking Act del 1935, il governo era in grado di prendere a prestito direttamente dalla sua banca centrale. Altre nazioni seguivano quella pratica, tra cui Canada, Australia e Nuova Zelanda; e riuscirono a prosperare grazie anche a questo. Dopo il 1935, invece, se la banca centrale degli USA avesse voluta acquistare titoli del governo, li avrebbe dovuti acquistare dalle banche private sul “mercato aperto”. L’ex direttore della Fed, Marinner Eccles, scrisse a favore di una legge che rimuovesse quel requisito che il suo scopo era quello di impedire ai politici di spendere troppo. Ma la legge riuscì a solo ottenere che le banche che trattavano le obbligazioni ottenessero la parte del mediatore.

C’è di peggio, fece sì che la Fed perdesse il controllo della destinazione dei soldi. Invece di acquistare più obbligazioni dal Tesoro, le banche che avevano il contante lo tenevano fermo o lo usavano per i loro scopi; e lo stesso sembra accadere oggi.

Per sostenere gli acquisti del QE2, la Fed Ha dovuto seguire le procedure tipiche delle “operazioni del mercato aperto”: ha ricevuto le offerte di venti più importanti operatori di borsa autorizzati a vendere titoli alla Fed e ha accettato le migliori. Il problema era che dodici di questi operatori– più della metà - erano rami operativi negli Stati Uniti di banche straniere (tra cui BNP Paribas, Barclays, Credit Suisse, Deutsche Bank, HSBC, UBS e altre); e evidentemente hanno fatto le offerte migliori.

Il fatto che le banche straniere hanno avuto questi soldi fu stabilito da un post su Zero Hedge del 12 giugno da Tyler Durden (uno pseudonimo), in cui figuravano due grafici: il totale delle somme in contanti detenute dalle banche straniere negli USA, utilizzando i dati settimanali della Federal Reserve; e il totale delle riserve in carico alle banche della Federal Reserve, dalla dichiarazione della Fed alla fine della prima settimana di giugno. I diagrammi mostrano che dopo il 3 novembre del 2010, quando iniziarono le operazioni del QE2, il totale delle riserve bancarie incrementò di 610 miliardi di dollari. Le riserve della banche straniere aumentò di pari passo di 630 miliardi di dollari, più o meno l'intero QE2.





In un pezzo del 27 giugno sul suo blog, John Mason, professore di finanza allaPenn State University e ex esperto economista alla Federal Reserve, ha scritto:

In sintesi, sembra che la gran parte dello stimolo monetario generato dalla Federal Reserve sia andato nel mercato degli eurodollari. Tutto ciò fa parte di un “carry trade” dato che i rami stranieri di una banca americana possono prendere a prestito dollari dalla banca “di casa” creando un deposito di Eurodollari. […]

La liquidità delle banche più piccole [degli Stati Uniti] è rimasta relativamente in fase di stallo […] Di conseguenza, le riserve che la Fed stava pompando nel sistema bancario non erano dirette alle banche più piccole […]

Malgrado questo, i prestiti venivano sempre più concessi dalle istituzione bancarie più piccole.

I prestiti concessi dalle banche commerciali non sono destinati agli Stati Uniti. Il prestito avviene off-shore, sottoscritto dal Federal Reserve System e tutto ciò fa poco o niente per aiutare la crescita dell’economia americana.

Tyler Durden ha concluso:

Gli unici beneficiari delle riserve generate sono stati i rami con sede negli USA delle banche straniere (che poi hanno convogliato il flusso di cassa direttamente alle loro sedi), una scoperta sorprendente che spiega […] perché le banche degli Stati Uniti sono state riluttanti e, cosa ancora più importante, non sono state in grado di prendersi queste riserve. […]

I dati mostrati provano senza tema di smentita perché non c’è stato un eccesso di prestiti dalle banche ai prestatori statunitensi: questi soldi non sono mai arrivati alla banche statunitensi! […] Questo spiega anche il mistero del moltiplicatore monetario che si è rotto e del perché la velocità di circolazione è implosa.

Bene, non esattamente. Il fatto che i soldi del QE2 siano finiti tutti nelle banche straniere è una scoperta sconvolgente, non è la ragione per cui le banche non stanno concedendo prestiti. C’era già un trilione di dollari di riserve in eccesso che era ferme nei fondi di riserva della banche statunitensi, senza contare i 600 miliardi dal QE2.

Secondo Scott Fullwiler, professore associato di economia al Wartburg College, il modello del moltiplicatore monetario non si è rotto, ma è solo obsoleto. Le banche non prestano in base a quello che hanno in riserva. Possono concedere prestiti anche dopo aver preso soldi a prestito. Il fatto che le banche concedano prestiti dipende principalmente da: (a) se hanno clienti che meritano il credito; (b) se hanno capitale a sufficienza per soddisfare i requisiti di capitalizzazione; (c) dal costo del finanziamento, da intendersi con le spese sostenute dalla banca, per soddisfare i requisiti delle proprie riserve, con altri correntisti, con le altre banche o con la Federal Reserve.

Mettere le cose a posto

Indipendentemente dalle cause della stretta creditizia interna, i triliardi di dollari affidati dal Congresso e dalla Fed a Wall Street non hanno risolto il problema. È forse giunto il momento che i governi locali prendano il comando delle operazioni. Nell’attesa che legislatori federali prendano la decisione giusta, i mercati del credito interno possono essere rivitalizzati dalla creazione di banche possedute dagli Stati, sul modello della Bank of North Dakota (BND). La BND fornisce la liquidità necessaria alle richieste delle banche locali e mantenere vivo il flusso del credito all’interno dello Stato. Per maggiori informazioni, vedete qui e qui.

Sulla diminuzione del deficit federale, il parlamentare Ron Paul ha un’idea eccellente: la Fed dovrebbe semplicemente cancellare i titoli federali acquistati con i fondi creati dai programmi di alleggerimento quantitativo. Ciò non farebbe alcun danno ai creditori, visto che il denaro è stato generato dal nulla, premendo un tasto su una tastiera di un computer. Il governo dovrebbe solo cancellare il proprio debito, salvando gli interessi.

Per quanto riguarda il “quantitative easing,” se il suo scopo è quello di stimolare l’economia, il denaro deve andare direttamente agli acquisti di beni e servizi per stimolare la “domanda”. Se vanno solamente nei bilanci delle banche, invece si potrebbero rimanere fermi o venire usati per la speculazione invece che per la concessione di prestiti sul posto, come sta accadendo ora. In quest’altro caso, il denaro creato dal governo verrebbe speso in beni e servizi dell’economia reale, creando posti di lavoro essenziali, generando domanda e ripristinando la base dei contribuenti. Per assicurarsi che il denaro abbia davvero quest’utilizzo, la legge del 1935 che proibisce alla Fed di comprare direttamente dal Tesoro deve essere abrogata.

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Fonte: http://globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=25566

09.07.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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