mercoledì 12 ottobre 2011

Crisi: bloccare “la fabbrica dei debiti”

Chieti, 12 Ottobre ’11, Mercoledì, S. Serafino - Anno XXX n. 339 - www.abruzzopress.info - abruzzopress@yahoo.it - Tr. Ch 1/81 Nuovo ABRUZZOpress >>>Nazionale Servizio Stampa - CF 93030590694 - Tel. 0871 63210 - Fax 0871 404798 - Cell. 333. 2577547 - Dir. Resp. Marino Solfanelli

 Ap – Economia
 Per uscire dalla crisi bloccare “la fabbrica dei debiti” 
 di Savino Frigiola

Per uscire dalla crisi e rilanciare sviluppo ed occupazione è indispensabile che i vari soggetti, circoli, associazioni, comitati, gruppi di vario colore, genere e provenienza, desiderosi di recuperare libertà e sicurezza nel proprio futuro, intraprendano una azione comune finalizzata ed imperniata nella condivisione dei tre punti, capaci mandare fuori scala l’attuale politica: 1) depennare il debito pubblico; 2) bloccare la fabbrica dei debiti per fermare la crisi; 3) rilanciare l’economia, il sociale e l’occupazione. Questi tre punti interdipendenti fra loro sono conseguibili se l’azione da intraprendere prevede il contestuale raggiungimento di tutti e tre gli obiettivi pena l’impossibilità di realizzarne anche uno.

 1) Il debito pubblico non deve essere pagato poiché scaturito con il cedimento incostituzionale della sovranità monetaria affidata ai banchieri privati di Bankitalia / BCE. Queste cedono moneta, che a loro non costa nulla, a fronte dei titoli di debito dello Stato, formando così il debito pubblico.
Oltre a ciò il “debito detestabile” non deve essere pagato, secondo i giuristi internazionali, poiché ricade nei tre requisiti necessari per poter definire un “debito pubblico detestabile" e sono: A) Il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso. B) I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso. C) I creditori devono essere al corrente di questa situazione economica, e disinteressarsene.

 2) Lo Stato, nella consapevolezza del “valore convenzionale della moneta”, in nome e per conto dei propri cittadini, deve ritornare ad emettere la propria moneta. La deve acquisire a titolo originario e registrarla all’attivo del proprio bilancio al valore corrispondente al signoraggio che si verifica sempre in queste circostanze. L’attività così conseguita dovrà essere utilizzata per le spese istituzionali, senza produrre ulteriore debito come ora avviene, a dimostrazione che le istituzioni sono al servizio del cittadino e non viceversa.

3) L’immissione sul territorio nazionale della moneta emessa dallo Stato senza costi, tranne quelli tipografici, come realizzata dallo Stato italiano per 100 anni, dal 1874 al 1975, deve avvenire mediante il pagamento delle opere e delle attività di pubblica utilità: a) manutenzione degli edifici pubblici, b) opere a difesa del territorio, c) costruzione di manufatti ed infrastrutture di interesse pubblico e nazionale, d ) ricerca, istruzione ed attività sociali, ecc. ecc.

Il rilancio dell’economia, dell’occupazione e delle attività sociali è, così facendo, talmente evidente e comprensibile da rendere superflua qualunque ulteriore argomentazione.

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