martedì 19 luglio 2011

Le falsità sull'Italia divulgate dai media

In risposta a una trasmissione USA sull'intenzione della finanza di attaccare l'Italia per le sue ingenti riserve di oro, puntualizzo che:
1) non è vero che Berlusconi possiede il 90% dei media infatti, di fronte al suo compare Merdock - che controlla al 100% Sky Italia - ne possiede sicuramente meno del 50%. Per inciso, Sky Italia ha oscurato unilateralmente Mediaset Plus dalla sua piattaforma senza preavviso, esattamente come quando le banche richiedono un rientro repentino facendo fallire imprese e famiglie;

2) non è vero che l'Italia non è ricca di petrolio e di gas. Secondo un rapporto di una multinazionale inglese, è il secondo paese più ricco di petrolio d'Europa. Guardate la Basilicata oppure semplicemente una cartina delle trivelle in Italia per capire che l'Italia è una manna per le sorelle petrolifere, con "pratiche burocratiche snelle per i permessi" e royalties tra le più basse al mondo 10% (con esenzioni per le prove sui primi 20 milioni),agevolazioni fiscali (il 35% di aliquote massime sul reddito, nel 2008) http://www.northpet.com/operations/italy/)
3) in quanto all'oro esso è già fisicamente depositato presso caveaux a Washington (Federal Reserve), Londra (Bank of England) e Svizzera (BRI) [Fonte: Ulisse, RAI3, gennaio 2010 http://www.youtube.com/watch?v=T_2d3LdPpbc], ed esiste una querelle su a chi appartiene, perché apparteneva a Banca d'Italia, quando era pubblica, e adesso secondo la BCE, appartiene sempre a Banca d'Italia, anche se tutti i suoi azionisti sono diventati privati, tranne l'inps che cartolarizza anche i rotoli del cesso: ricordate quella polemica di Tremonti che aveva dichiarato che l'oro apparteneva al paese e non a Bankitalia?Adesso si tratta solo di consolidare il furto.... è facilissimo, con il macigno del debito sulla testa, il furto è presto consumato.

Perché queste falsità? Facile, per derubarci meglio. Berlusconi per fare da parafulmini e fenomeno di distrazione di massa, il secondo punto è invece piuttosto omesso, perché le multinazionali ci derubino meglio nell'ombra, con trivelle e sondaggi del sottosuolo, acquisizione dati, il tutto a nostra insaputa. Bombardano la Libia ricca di petrolio e oro, e per di più ex alleata dell'Italia a causa del "cattivo" Berlusconi, per sottrarle il petrolio, l'oro, la moneta...Noi siamo costellati di basi nucleari non certo per difenderci dalla Russia, ma per minacciarci direttamente in caso di passi falsi nei confronti dell'oligopolio globale che tiranneggia il mondo e che ha una zampa ben inficcata nel nostro paese. Il terzo punto - giuridico - la proprietà del "nostro" oro, non penso invece che Tremonti ne parlerà più per molto...

N. Forcheri

Islanda, quando il popolo sconfigge l'economia globale

Democrazia virtuale e bancocrazia totalitaria

Democrazia virtuale e dittatura finanziaria reale
di Monia Benini - 18/07/2011

Fonte: europeanphoenix




Il 4 luglio, l’agenzia privata statunitense di rating "Standard & Poor’s" ha definito la Grecia come un paese di fatto in bancarotta finanziaria. La situazione italiana era stata declassata il mese precedente da stabile a negativa, mentre nel giro di un paio di settimane le stesse agenzie di rating private, made in USA, hanno iniziato a colpire le singole banche e vari enti locali, fornendo così un segnale preciso in merito alla opportunità di colpire lo Stivale attraverso manovre speculative.

Ma chi conduce questi assalti, capaci di mettere in brevissimo tempo un paese in ginocchio? A livello mondiale, il potere finanziario e bancario si concentra nelle mani di pochissime persone, in grado di schiacciare intere nazioni. Si pensi, giusto per esemplificare, alla figura di George Soros: egli attaccò la lira nel 1992 inducendola ad uscire dall Sme e incassando in pochi giorni 400 miliardi di vecchie lire. Nello stesso periodo rivolse un attacco simile all’Inghilterra, costringendo la sterlina alla stessa sorte della lira, facendogli incamerare in un solo giorno qualcosa come un 1,1 miiardi di dollari e guadagnandoci la definizione di “uomo che distrusse la Banca d’Inghilterra”.

Soros, con il suo fondo di investimento Quantum Fund, compartecipato ad esempio da un’altra potentissima casata mondiale come quella dei Rothschild, è uno dei più abili operatori sui mercati speculativi dei derivati, ovvero di quegli strumenti contrattati globalmente per una media di 1000 miliardi di dollari al giorno. La tecnica impiegata è tale da consentirgli di operare su cifre enormi, impegnando una piccolissima parte della quota nominale.

Figlio di ebrei ungheresi, George Soros effettuò le prime operazioni sulla valuta in occasione della super inflazione ungherese del 1945-46. Presidente del Soros Fund Management e dell’Open Society Institute, ex membro del Consiglio di Amministrazione del Council on Foreign Relations (CFR), finanziatore dello Human Rights Watch. Finanziò e organizzò la rivoluzione delle rose in Georgia, a suo tempo elargì grosse somme agli avversari di George Bush e appoggiò Obama alle ultime presidenziali. Amico di Gorbachov, ha supportato movimenti rivoluzionari in Serbia, Ucraina, Bielorussia, Kirghizistan, mentre avrebbe sostenuto diverse rivoluzioni colorate: da quella bianca in Venezuela, a quella verde in Iran, sino a quella viola in Italia.

George Soros, nonostante l’attacco alla lira, ottenne - grazie all’intercessione di Prodi - una singolare laurea honoris causa in Economia presso l’Università di Bologna, mentre l’Indonesia lo condannò all’ergastolo in via definitiva per il reato di speculazione sulla moneta locale. Secondo alcuni siti web, Soros avrebbe anche finanziato, insieme alle strutture governative USA, la formazione di gruppi rivoltosi nel nord Africa. In effetti, è molta la documentazione disponibile in rete relativamente al coivolgimento nelle rivolte nord-africane del suoOpen Society Institute, insieme all’USAID, al National Endowment for Democracy (NED), al National Democratic Institute for International Affairs, alla Freedom House e all’Albert Einstein Institute. Tutte queste organizzazioni sono finanziate dagli USA e da alcuni privati, come appunto Soros oppure Gene Sharp.

A proposito di quest’ultimo, Eric Herschtal scrisse su “The Jewish Week” il 15 febbraio scorso che il manuale “Dalla dittatura alla democrazia” di Gene Sharp sarebbe stato l’impronta “ebrea sulla gloriosa rivoluzione egiziana”, aggiungendo che anche se Sharp non è ebreo, è pur sempre figlio di un ministro protestante sionista, e che l’Albert Einstein Institute di Sharp è stato fondato anche da Peter Ackerman, banchiere e direttore del CFR, “che è ebreo”. Eric Herschtal ha inoltre attribuito valore all’aiuto fornito da Gene Sharp alle rivoluzioni colorate dall’Ucraina alla Birmania, dall’Iran all’Egitto. Di fatto, a livello globale, Gene Sharp è stato assunto ad esempio da imitare dall’intero movimento non-violento, mentre dietro l’ispirazione ghandiana, si tratta di una persona che ha aiutato la CIA e la NATO a realizzare (o a tentare di attuare) colpi di stato in vari paesi negli ultimi 15 anni, attraverso la traduzione del suo manuale in 20 lingue e la relativa divulgazione dei contenuti via Facebook e Twitter.

La potenza dei social network è risultata infatti dirompente in varie occasioni. La stessa Hilary Clinton ha affermato, casualmente in concomitanza con le dichiarazioni di Herschtal, che “internet è diventato lo spazio pubblico del XXI secolo” e che “le manifestazioni in Egitto e in Iran, alimentate da Facebook, Twitter e Youtube, dimostrano la potenza delle tecnologie di connessione come acceleratori del cambiamento politico, sociale ed economico”. In Italia, è recentemente apparso un articolo su "La Repubblica", guarda caso di proprietà sionista, un articolo così intitolato: “Nasce internet-ombra per i dissidenti. Il piano di Obama contro i dittatori”, dove si legge che si tratta di “una banale valigetta, con dentro computer, portatili e telefonini, capace di by-passare i server Internet, attivare reti di comunicazione parallele che resistono ad ogni blackout di regime e censura di Stato. È un progetto che nasce con l'avallo autorevole di Barack Obama. L'hanno chiamata "Operazione Internet Invisibile", o anche "la Rete-ombra". Il primo obiettivo è il sostegno agli oppositori dei regimi in Iran, Siria e Libia.” A breve distanza di tempo, è un’inchiesta diRainews dedicata alla democrazia diretta ad accennare al kit, indicando come fonte il New York Times, che avrebbe presentato la valigetta necessaria a portare la democrazia in posti dove – recita il servizio – “la libertà è ancora semi-sconosciuta”. Sarebbe quindi possibile, attraverso ripetitori terrestri o collegamenti satellitari, entrare in contatto con gli oppositori di quelli che vengono definiti “regimi” (in quanto non allineati con l’imperialismo USA) e consentire a blogger e ai dissidenti sui social network di comunicare fra di loro, attraverso apparati mobili che non possono essere oscurati. E che sono costati al Dipartimento di Stato USA e al Pentagono oltre 50 milioni di dollari. Da Soros a Internet ombra, ci si rende conto di come il potere sia concentrato nelle mani di pochissimi, per lo più appartenenti ai centri nevralgici statunitensi o alla lobby sionista. Con pochissime mosse – sul web, piuttosto che con alcune astuzie finanziarie speculative – interi popoli possono essere messi sotto scacco, intere aree (es. Europa) possono essere destabilizzate, intere nazioni possono essere impiccate al cappio della grande finanza mondiale, con l’avvallo dell’opinione pubblica globale che, condizionata dei media, finirà addirittura per incensare le rivolte e i mezzi non violenti.