martedì 16 agosto 2011

Contro il ricatto dei mercati

PEACEREPORTER, 16/08/2011
Rendere i titoli del debito pubblico carta straccia e ripartire con un'Europa “vera”: una ricetta per abbattere la speculazione

Nel tentativo di arginare la speculazione finanziaria, l'Esma, l'Autorità europea di vigilanza sui mercati, ha cercato nei giorni scorsi di bloccare le "vendite allo scoperto" sulle piazze di Italia, Spagna, Francia e Belgio, cioè quelle "scommesse al ribasso" che polverizzano titoli del debito e pacchetti azionari e che di fatto ricattano governi e interi sistemi-Paese.
Se l'Esecutivo italiano appare "commissariato" dall'Europa, è tutta la politica che sembra ormai alla mercè dei mercati finanziari, spesso invocati come arbitro imparziale di qualsiasi politica economica. Ma è davvero così? Detta altrimenti: la speculazione finanziaria è un fatto naturale e inevitabile?
Ne parliamo con Andrea Fumagalli, che insegna Economia Politica all'Università di Pavia, fa ricerca militante presso il Collettivo UniNomade e partecipa alla Rete di San Precario.

La crisi in corso è il nuovo modo con cui il grande capitale finanziario mette le mani nelle nostre tasche?

Sì, secondo modalità che sono in corso da almeno 15 anni. I mercati finanziari sono estremamente concentrati: una piramide, che vede, al vertice, pochi operatori in grado di controllare oltre il 70 per cento dei flussi finanziari globali e di indirizzare e condizionare i mercati. Alla base, c'è una miriade di piccoli risparmiatori che svolgono una funzione meramente passiva. I grandi operatori sono i cosiddetti investitori istituzionali, cioè una decina di società tra banche e Sim (società di intermediazione mobiliare): J.P Morgan, Bank of America, Citybank, Goldman Sachs, Hsbc, Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse, Citycorp-Merrill Lynch, Bnp-Parisbas.
Ci si accorse per la prima volta della loro potenza quando ci fu la sollevazione del Chiapas, diciassette anni fa: era il 2 gennaio 1994. Si stava per firmare il trattato di libero scambio tra Usa, Canada e Messico (Nafta): parità delle valute e libero scambio di merci e servizi, ma non di manodopera (un po' come l'Europa con Schengen). Si erano create molte aspettative e i titoli di Stato messicani ne avevano tratto vantaggio. Scoppia la sollevazione zapatista e nel giro di pochissimi giorni milioni di dollari vengono stornati verso i Paesi del Sudest asiatico, creando quell'accumulo di liquidità che in seguito provocherà la crisi del Baht nel 1996-97. In una settimana il Peso messicano si svaluta del 30 per cento, la Federal Reserve comincia a comprarne per tenerne alto il valore, però dopo un paio di settimane deve arrendersi: la speculazione al ribasso non ha fine e il Nafta salta. È il primo caso della storia in cui la banca centrale più forte del mondo (a quei tempi lo era) non detta più legge. Da allora, la Fed attua politiche monetarie subordinate ai mercati finanziari, cioè alle banche d'affari.

Perché avviene questo?

Perché la speculazione finanziaria è nella natura di questi investitori. Loro si fanno prestare titoli da fondi d'investimento o fondi pensione, li vendono sul mercato a dodici scommettendo sul ribasso e contribuendo con la vendita al ribasso stesso. Poi li ricomprano a dieci: guadagnano dalle plusvalenze, cioè dalle variazioni di valore. È il meccanismo delle "vendite allo scoperto". In pratica non si guadagna più sui dividendi o sugli interessi dei titoli di Stato, ma sulla pura speculazione. Chiaramente può farlo chi dispone di enorme liquidità e Goldman Sachs, per fare un esempio, ne ha più della Federal Reserve.
Tutto ciò è consentito da due cose: primo, la liberalizzazione totale dei movimenti di capitale, per cui spostare soldi da un Paese all'altro non ti costa niente e non ha vincoli di sorta; secondo, l'assenza di un'unità di misura della moneta. Finché erano in vigore gli accordi di Bretton Woods, cioè fino al 1971, il dollaro aveva un rapporto di parità fissa con l'oro che corrispondeva a 35 dollari per un'oncia d'oro. Il dollaro era ancorato a una merce. Dopo la fine di quel sistema, il valore delle monete è determinato in maniera puramente virtuale che viene deciso dai mercati finanziari, cioè da chi detiene così tanto denaro da poterli influenzare. Così si determina il valore di dollaro, euro, yen, e anche il valore dei titoli espressi in quelle valute.
Queste plusvalenze creano valore: si stima per esempio che il 35 per cento dei lavoratori Usa tragga una parte del proprio reddito da questi meccanismi finanziari. Stesso discorso per quei pensionati che dipendono dai fondi pensione. Quindi i mercati finanziari svolgono lo stesso ruolo che un tempo svolgeva lo Stato. Il welfare si è privatizzato e dipende dai mercati finanziari.
È chiaro che per guadagnare, questi mercati devono puntare sui settori in cui possono generare plusvalenze. Negli anni Novanta furono le imprese delle nuove tecnologie; negli anni 2000 erano i titoli immobiliari; poi l'ingresso della Cina nel Wto ha aumentato di molto la liquidità in circolazione; con la crisi del 2008-2009 e il crollo dell'immobiliare, si è speculato sulle materie prime (grano, petrolio, etc); adesso si sono spostati sui debiti pubblici, cioè sui sistemi di welfare.
Nel giro di sei mesi, Deutsche Bank vende l'88 per cento dei titoli italiani in suo possesso, il valore del titolo crolla e lei ricompra a meno prezzo: alla fine, si ritrova con i gli stessi titoli di prima e con le plusvalenze.
Voglio anche aggiungere che questo è normale. Smettiamola però di dire che i mercati finanziari sono neutrali: sono una istituzione economica che fa i propri interessi come è naturale in una società capitalistica. Io non ce l'ho con la Goldman Sachs, che fa il proprio sporco lavoro; ce l'ho con quelli che la presentano come un arbitro imparziale. Sono loro i truffatori.

Cosa avviene sui sistemi di welfare?

Vengono distrutti. Tutti i Paesi sono costretti a prendere misure di contenimento del debito attraverso lo smantellamento del welfare. In pratica, quando aumenta il deficit di un Paese, questo deve vendere i titoli offrendo maggiori interessi. Ma l'aumento degli interessi da pagare non fa che aumentare il deficit e quindi l'unico modo per uscirne è tagliare la spesa, cioè il welfare. In Italia, dove nessuno vuole aumentare le tasse, si tagliano 6 miliardi di euro agli enti locali, che sono costretti ad aumentare il prezzo del biglietto del tram e a introdurre l'addizionale Irpef, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini.

Come si fa a interrompere questo meccanismo?

Bisogna colpire alla radice, ovvero al cuore del sistema finanziario. Oggi le istituzioni finanziarie guadagnano sui titoli di Stato europei, pubblici. Benissimo, bisogna rendere effettivamente questi titoli pubblici carta straccia, così da creare loro perdite elevate in conto patrimoniale. È quello che ha fatto l'Islanda. La Deutsche Bank ha venduto i titoli italiani e si è presa quelli tedeschi, in pratica ha sostituito dei titoli con altri, indirizzando la speculazione da un territorio a un altro territorio. Se tu azzeri i titoli pubblici, se cioè il governo italiano dichiara che non paga più gli interessi, diventano spazzatura e tutti li vendono. È quello che è successo a Lehman Brothers con i mutui subprime, quando si è trovata con una parte consistente del proprio patrimonio azzerato.
L'Europa può sostituire i titoli dei singoli Stati con Eurobond, perché ha diritto di signoraggio, cioè stampa moneta. Li piazza a un tasso d'interesse che non è superiore di sei volte a quello dei bund tedeschi ma, metti, due volte superiore. Per lo spread viene fissato un limite di duecento punti. Alle famiglie, che in Italia possiedono ormai solo il 13,6 per cento dei titoli di Stato, si garantisce in caso di default un rendimento pari a quello che avevano sottoscritto al momento dell'acquisto, metti il 2 per cento. Il rimanente 86 per cento dei titoli vale carta straccia. Le banche falliscono? Bene, allora contrattiamo. Perché bisogna tenere presente che queste istituzioni speculano sul default, però poi sono le prime che hanno paura del default, perché i titoli di Stato sono la loro gallina dalle uova d'oro.
Se invece di comprare titoli di Stato per tenerne alto il prezzo - come ha fatto per l'Italia - la Bce li ignora e li sostituisce con Eurobond, salvaguardando il piccolo risparmiatore, ecco che taglia fuori lo speculatore. Tecnicamente si può fare, ma mancano le condizioni politiche, perché presupporrebbe la creazione di un solo budget e di un solo sistema fiscale europeo, un'unica politica economica e sociale: un'unica legge Finanziaria.
Questo è l'impasse dell'Europa.

A proposito di Europa: come si inserisce in questo quadro il commissariamento del governo italiano da parte della Bce, emerso chiaramente con la roadmap calata da Draghi e Trichet sulla testa dell'Esecutivo?

C'è stato il patetico tentativo di Berlusconi di fare una Finanziaria da 80 miliardi, una cosa mai vista, rimandandola tutta al futuro, cioè quando lui probabilmente non sarà più Presidente del consiglio. A quel punto i mercati hanno detto: "Ci state prendendo in giro?", ed è cominciata la speculazione sul nostro debito pubblico. La Bce allora è intervenuta piuttosto drasticamente: "Voi fate la Finanziaria 'lacrime & sangue' come la Grecia e la Spagna". In Spagna, Zapatero è addirittura andato a elezioni anticipate con un atteggiamento molto coerente, da politico vero: non posso fare una Finanziaria del genere, mi sottometto al giudizio degli elettori. Dato che i nostri non hanno questo senso dello Stato e il governo vuole salvarsi a tutti i costi, allora Trichet e Draghi hanno imposto le linee guida: "Voi adesso fate così". Privatizzazioni selvagge, flessibilizzazione totale del mercato del lavoro (non si sa che cosa vogliano flessibilizzare ancora), totale libertà di licenziamento, un pizzico di libertà d'impresa e, visto che bisogna anticipare le entrate, si toccheranno le pensioni sperando che gli anziani a una certa età si suicidino. Non so se questo si può chiamare commissariamento: rivela però una subordinazione del nostro governo ai diktat imposti da mercati finanziari e Bce.

L'intervento di Draghi e Trichet può contrastare la speculazione?

Secondo me invece l'aiuta. La speculazione gioca al ribasso su alcuni titoli. Per evitare che questi titoli diventino spazzatura, interviene la Bce e i titoli riprendono a salire. Quello è l'obiettivo degli speculatori stessi: hanno venduto nominalmente i titoli a 100, li ricomprano a 90 e, grazie all'intervento Bce, se li ritrovano a 110.

I MOLTEPLICI ASPETTI DELLA SOVRANITA'

I MOLTEPLICI ASPETTI DELLA SOVRANITA'

sabato 1 ottobre · 10.00 - 20.00
Castello Ducale
Fiano Romano
(ROMA)

oragnizzata da:
Giovanna Canzano e Ubaldo Croce

moderatore
Guglielmo Quagliarotti

Sono stati invitati:

Giovanni Bartolone
Furio Bassanelli
Giuseppe Biamonte
Enrico Bianchi
Piero Cappellari
Antonio Caracciolo
Claudio Cerasomma
Maurizio Cerchiara
Ubaldo Croce
Francesco d'Auria
Stelvio Dal Piaz
Stefano Fabei
Orazio Fergnani
Massimo Filippini
Luigi Antonio Fino
Nino Galloni
Filippo Giannini
Ivan Ingrilli
Guglielmo Lolli Ghetti
Giuseppe Magliacane
Maria Antonietta Marocchi
Fabio di Martino
Maurizio Messina
Nazareno Mollicone
Gian Paolo Pucciarelli
Giorgio Prinzi
Fernando Riccardi
Ernesto Roli
Antonella Rustico
Augusto Sinagra
Marco Saba
Matteo Cornelius Sullivan
Giuseppe Turrisi
Giorgio Vitali

Le persone che intendono svolgere una relazione (possibilmente innovativa), sono invitati ad inviare il titolo della relazione.


per chi vuole pernottare a Fiano Romano, convenzioni con:
http://www.latanadeilupi.c​om/

Pescara fa causa ad Unicredit per gli SWAP

Il Comune di Pescara fa causa ad Unicredit per gli SWAP


L'amministrazione comunale di Pescara ha deciso di intraprendere le vie legali per correre ai ripari da eventuali ma non troppo improbabili ripercussioni finanziare che potrebbero dissestare le casse comunali già fin troppo esposte da debiti. L'attuale situazione finanziaria mondiale ha indotto la giunta presieduta dal Sindaco Albore Mascia a rivedere o annnullare i contratti di Credit Default Swap in essere per un ammontare di 65 milioni di euro. L'assessore alle finanze Eugenio Seccia ha stanziato in vie cautelativa 400.000 euro che si vanno ad aggiungere al milione di euro che aveva già stanziato la precedente giunta, immobilizzando di fatto il guadagno iniziale del Comune. Il fondo ora è di 1.400.000 euro che non potranno essere utilizzati sia per tamponare la probabile perdita con l'aumento degli interessi sia per prepararsi al contenzioso legale con Unicredit. Dalle vie "bonarie" intraprese dalla precedente giunta a guida D'Alfonso che firmò tali contratti, si passa ora alle vie legali. Noi eravamo già in possesso di una relazione, che fu richiesta nel gennaio 2008, sulla situazione debitoria del Comune di Pescara dalla quale si evince l'esposizione finanziaria alla quale devono sottostare i cittadini contribuenti di Pescara.
Il documento che vi pubblichiamo mette in risalto l'entità di indebitamento del Comune di Pescara dal 2003 al 1 gennaio 2008 quando a Pescara governava la famigerata giunta D'Alfonso.
Nel documento si può notare che appena dopo l'insediamento la giunta si preoccupò subito di usare gli strumenti finanziari contrattando ripetutamente negli anni con le banche. Il debito all'atto dell'insediamento era costituito da mutui contratti negli anni '90 e rimodulati con SWAP nel 2003 per un importo di 81.168.000 euro. A fine documento noterete che i mutui totali, prolungando le scadenze dal 2020 al 2030, ammontano a 161.600.000 euro. Ben 80 milioni di euro in più di debiti in appena 5 anni. Un raddoppio dei debiti in un tempo così breve che non poteva non influire sul prelievo fiscale dei pescaresi.
Ma il bello, come dice il nostro analista Di Candida, deve ancora venire. Infatti la composizione dei derivati è nota soltanto alla banca ed a scadenza , nel 2030, sapremo effettivamente quanto ci sono costati, a meno che il Comune non riesca nell'impresa di estinguerli o far annullare i contratti in sede giudiziale.Sarebbe il primo caso in cui IL BANCO PERDE.Non siamo così fiduciosi ma quello che dovrebbe far riflettere i cittadini, leggendo il documento, è il fatto che l'utile di circa 1.000.000 di euro per il Comune, ricavato con la continua rimodulazione negli anni dei contratti derivati, è stato annullato per essere contabilizzato in riserva e non potrà essere utilizzato per i fini sociali ed il funzionamento dell'amministrazione. A chi ha giovato tutto ciò?
Buona lettura


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