sabato 3 settembre 2011

La Spectre di Basilea all'attacco della Libia

Guerra alla Libia. un altro intervento per salvare le banche
Fonte: comedonchisciotte.org di Nick Egnatz

Ne avevamo già parlato in altri articoli di come il sistema bancario internazionale, gestito dalla Banca dei Regolamenti internazionali, fosse alla base dell’esportazione democratica nei paesi arabi; avevamo già sostenuto, come il paese africano, colonia europea prima è ora terra selvaggia di conquista; avevamo già indicato che le spinte e le mire di conquista nella Libia altro non erano che fumo negli occhi per depredare il tesoro del Fondo Libico, le risorse petrolifere, ma sopratutto rompere il sistema monetario che Muammar Gheddafi aveva iniziato a costruire con la Lega Africana per la creazione di una moneta unica africana contro la prepotenza del dollaro.

Qui un interessante articolo che ripropone una carrellata delle vigliaccate attuate a scopi umanitari dagli amorevoli usurai internazionali.

Quattro giorni prima che il presidente Obama annunciasse la decisione unilaterale di far guerra alla Libia sotto le mentite spoglie di un intervento umanitario NATO per proteggere le vittime civili, l’Unione Africana si era riunita in Etiopia per discutere la proposta del presidente libico Gheddafi di unire il continente africano e i paesi arabi in una confederazione che si sarebbe chiamata Stati Uniti d’Africa [1]. Ma né il presidente USA né la ben addomesticata stampa nazionale ritenne opportuno informare il popolo americano di questo fatto, che pure sarebbe stato di grande interesse.

Il piano di Gheddafi prevedeva la creazione di una moneta unica. Il dinaro libico sarebbe diventato il dinaro africano, usato da circa un miliardo di persone e da molti paesi petroliferi. La Libia, con riserve di 143.8 tonnellate d’oro per un valore di oltre 6,5 miliardi di dollari [2] e risorse di petrolio e gas che la mettono al nono posto nel mondo, avrebbe forse potuto disporre dei mezzi necessari per realizzare il progetto.

Ecco cosa disse il Dipartimento del Tesoro USA all’inizio delle operazioni sul tema del sequestro dei depositi finanziari libici: “La Libyan National Oil Corporation è stata la prima fonte di finanziamento per il regime di Gheddafi – afferma il direttore dell’OFAC Adam J.Szubin – In linea con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza ONU, tutti i governi dovrebbero congelare i fondi della National Oil Corporation e far in modo che Gheddafi non possa usare questa rete di aziende per finanziare le sue attività”. “Il Tesoro americano terrà sotto costante sorveglianza le attività della National Oil Corporation in Libia. Se le filiali o le strutture produttive della National Corporation dovessero cambiare di proprietario o di controllo effettivo, il Tesoro potrebbe autorizzare transazioni con queste nuove entità.”[3]

Scrisse Robert Wentzel su EconomicPolicyJournal.com: ”E’ una cosa da Guinness dei primati. I ribelli libici di Bengasi annunciano di aver creato una nuova compagnia petrolifera nazionale per sostituire quella controllata da Gheddafi, le cui proprietà sono state bloccate su richiesta del Consiglio di Sicurezza Onu, e hanno anche creato una banca centrale ! Il Consiglio Nazionale di Transizione (cioè il governo dei ribelli libici) annuncia in un comunicato che il 19 marzo è stata creata la Libyan Oil Company, con piena autorità sulla produzione petrolifera del paese e con sede provvisoria a Bengasi; un direttore generale ad interim è stato già nominato. Il Consiglio annunciava anche di aver designato la Banca Centrale di Bengasi come sola autorità monetaria competente in Libia, anche questa con sede temporanea a Bengasi e con un Governatore della Banca Centrale già nominato.” [4]

Nello stesso giorno in cui il nostro presidente ci portava in guerra, i ribelli libici creavano dunque la propria compagnia petrolifera incaricata di fare affari con i paesi capitalisti occidentali al posto della Libya National Oil Corporation, dichiarata fuori legge dalla Nato. E nello stesso giorno i ribelli costituivano una nuova Banca Centrale, presumibilmente proprietà di privati , dato che l’Unione Europea e le altre banche occidentali rifiuterebbero di trattare con una banca di proprietà pubblica come l’attuale Central Bank of Libya.

Scrive Eric V.Encina nel Market Oracle: ”Un fatto raramente citato dai politici e dai media occidentali è che la Central Bank of Libya è proprietà statale al 100%. I finanzieri globalisti e i manipolatori dei mercati non apprezzano questo fatto e continueranno i loro sforzi volti a rovesciare Muammar Gheddafi , ponendo fine all’esistenza della Libia come nazione indipendente. Attualmente il governo libico crea la propria moneta, il Dinaro Libico, attraverso la propria Banca Centrale. Difficile sostenere che la la Libia non sia una nazione sovrana con le proprie vaste risorse, in grado di sostenere i propri destini economici. Ma per i cartelli bancari globalizzanti è un grosso problema dover passare dalla Banca Centrale libica e dalla sua moneta nazionale per le loro transazioni con la Libia, un paese in cui non hanno praticamente nessun potere negoziale. Perciò. Distruggere la Central Bank of Libya (CBL) pur non comparendo nei discorsi di Obama, Cameron o Sarkozy, è certamente al primo posto nell’agenda dei globalizzatori che vogliono risucchiare anche la Libia nel gregge delle nazioni asservite e ubbidienti. Quando si sarà dileguata la cortina fumogena prodotta da missili di crociera e bombe a frammentazione, vedremo la coalizione dei riformatori mettersi a riformare il sistema monetario libico, inondandolo con dollari di dubbio valore e promettendolo a una serie di caotici cicli inflazionistici.”[5]

La Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) che ha sede a Basilea in Svizzera, è in pratica la banca centrale delle banche centrali. Ne sono membri 56 banche centrali, tutte in mano ai privati come la nostra privata Federal Riserve. Non sono invece membri le banche centrali di Irak, Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran. A tal proposito il generale Wesley Clark affermò in un’intervista a Democracy Now che gli era stato annunciato pochi giorni dopo l’Undici Settembre che saremmo dovuti andare in guerra contro l’Irak e anche entro cinque anni contro tutti gli altri paesi appena elencati [6]. Ma perché mai l’Occidente va in guerra contro i paesi dotati di un sistema bancario pubblico che dà profitti ai cittadini, diversamente dalle “democrazie” occidentali i cui sistemi bancari privati sono di profitto solo per i loro ricchi proprietari ?

“Le regole della BIS mirano unicamente a rafforzare il sistema bancario internazionale privato, anche mettendo a rischio le economie nazionali. La BIS fa ai sistemi bancari nazionali quello che l’FMI (Fondo Monetario Internazionale) ha fatto ai sistemi monetari nazionali. Le economie dei singoli paesi ormai soggetti al dogma della globalizzazione finanziaria hanno cessato di servire gli interessi nazionali. Agiscono invece per rafforzare quella che Alan Greenspan, presidente della Federal Riserve americana, definisce come l’egemonia finanziaria USA in nome del profitto privato. FMI e sistema bancario internazionale retto dalla BIS lavorano insieme: le banche prestano generosamente a privati e industrie delle economie emergenti in modo da creare una crisi del debito in valuta estera; a questo punto arriva l’FMI, che in nome di una sana politica monetaria gli trasmette di fatto il virus monetario, quindi le banche private internazionali come avvoltoi investono in nome del salvataggio finanziario comprando le banche nazionali (pubbliche) dichiarate dalla Banca dei Regolamenti Internazionali insolventi e sprovviste di capitali adeguati.”[7]

Il critico dell’economia Henry Liu scriveva queste frasi nel 2002. E’ indubbio che Greci, Spagnoli, Portoghesi e Irlandesi ammetterebbero la fondatezza della sua analisi, dopo aver visto la devastazione inflitta alle loro economie nazionali dalla speculazione globale e dalle riforme strutturali imposte dall’FMI.

Ellen Brown ha scritto “La rete del debito”, un’analisi critica dell’asservimento da debito prodotta dal sistema bancario privato negli Stati Uniti e in altri paesi capitalisti dell’Occidente. Citiamo dal suo articolo su Intrepid Report “Libia: questione di petrolio o questione di banche ?”:

“Il presupposto su cui si fonda la regola che vieta a un governo di prendere a prestito dalla propria banca centrale è che questo comportamento creerebbe inflazione; invece prendere a prestito dalle banche straniere o dall’FMI non lo farebbe. La realtà è che tutte le banche creano contabilmente il denaro che danno in prestito, che si tratti di banche pubbliche o private. La maggior parte del denaro fresco oggi proviene da crediti bancari. Quindi, prendere a prestito dalla propria banca centrale ha semplicemente il vantaggio di non dovere pagare interessi. Ed è stato accertato che la soppressione degli interessi riduce il costo dei progetti pubblici mediamente del 50%. In questo modo funziona appunto il sistema libico. Secondo Wikipedia, i compiti della Banca Centrale Libica includono “la creazione e la circolazione di banconote e monete in Libia” come pure “fornire e gestire tutti i prestiti di stato”. La Banca Libica, proprietà dello Stato, crea la moneta nazionale e la presta all’amministrazione statale. Questo fatto spiega anche come la Libia possa finanziare l’educazione e l’assistenza sanitaria, entrambe gratuite; come possa dare ad ogni giovane coppia prestiti senza interesse di 50’000 dollari: infine come lo Stato libico abbia trovato i 33 miliardi di dollari necessari per il progetto Great Man-Made River (il più grande sistema sotterraneo di distribuzione dell’acqua che esista al mondo, in grado di fornire 6,5 milioni di metri cubi di acqua potabile al giorno a Tripoli, Bengasi ed altre città, progetto definito dal colonnello Gheddafi come l’ottava meraviglia del mondo). C’è ora il timore in Libia che le incursioni aeree della Nato possano colpire questa struttura, provocando una nuova catastrofe umanitaria. Allora, questa nuova guerra è per il petrolio o per le banche ? Forse per entrambi – e forse anche per l’acqua. Perché quando un paese possiede l’acqua, l’energia, e un vasto credito per sviluppare le infrastrutture che rendono queste risorse utilizzabili, ebbene questo paese non dipenderà mai dai suoi creditori stranieri. E’ proprio questo che fa pesare una grave minaccia sulla Libia: si tratta di un paese che potrebbe dimostrare al mondo intero che cosa è possibile fare. Numerosi paesi non hanno petrolio, ma le più recenti tecnologie potrebbero rendere anche quei paesi indipendenti sul piano energetico, soprattutto se i costi delle infrastrutture fossero ridotti della metà chiedendo i prestiti alla propria banca nazionale pubblica. E l’indipendenza energetica libererebbe i governi dalla morsa del sistema bancario privato, e quindi dall’obbligo di produrre per i mercati internazionali – e non per i loro propri bisogni – in modo da poter rimborsare il debito. Se il governo di Gheddafi verrà deposto , sarà interessante osservare se la nuova Banca Centrale Libica entrerà nella BIS (la Banca dei Regolamenti Internazionali), se la nuova industria petrolifera nazionale sarà venduta, o svenduta, a investitori privati, e infine se le cure mediche e l’educazione continueranno ad essere gratuite.”[8]

Non sorprenderà nessun analista della politica estera americana che gli USA intendano rispondere con le armi a qualsiasi minaccia contro il capitalismo e il potere imperiale. La nostra CIA ha sostenuto colpi di stato militari contro governi democraticamente eletti in almeno 15 paesi:

Cuba (1952)
Iran (1953)
Guatemala (1954)
Zaire (1961 e 1965)
Repubblica Dominicana (1963)
Brasile (1964)
Indonesia (1965)
Grecia (1967)
Laos (1967-1973)
Ecuador (1961, 1963 e senza successo nel 2010)
Cile (1973)
Nicaragua (1979-1990)
Haiti (1991, 2004)
Venezuela (senza successo, nel 2002)
Honduras (2009)

Il solo punto in comune era che questi paesi avevano governi socialisti o generalmente di sinistra percepiti come minaccia allo sfruttamento capitalista/globalista del mondo in via di sviluppo. La CIA continua a fare la stessa cosa in numerosi altri paesi: questa è infatti solo una lista dei governi democraticamente eletti rovesciati con l’aiuto della CIA.

Ma ciò che non può essere fatto di nascosto può essere fatto apertamente. Quando una rivoluzione richiedeva sostegno abbiamo prontamente indotto l’ONU a dare il suo benestare e i nostri alleati capitalisti della NATO a prendere le armi invocando la necessità di un intervento umanitario. E’ indubbio che la CIA sia stata all’opera nel fomentare la rivolta libica di Bengasi. D’altronde il comandante in capo dei ribelli è un certo Colonnello Khalifa Haftar, che aveva sostenuto il colpo di stato di Gheddafi nel 1969 ed era stato membro del Consiglio per il Comando della Rivoluzione fino al 1987, quando aveva rotto con Gheddafi e si era messo alla testa della cosiddetta Libyan National Army in rivolta nel Ciad [9]. Poi, nel 1991, Haftar era andato negli USA stabilendosi a Falls Church, Virginia, a 7 miglia dalla sede centrale della CIA a Langley. Che fosse pagato dalla CIA non era d’altronde un mistero per nessuno [10].

In conclusione, vogliamo rilevare che indubbiamente molti dei ribelli libici hanno fondate ragioni di risentimento contro il regime di Gheddafi. Il paese conosce anche una vecchia divisione tribale fra le regioni dell’est e quelle dell’ovest.. Come in tutte le guerre, si registrano atrocità da entrambe le parti. Ma resta il fatto che i banchieri e i capitalisti dell’Occidente non potevano consentire alla Libia di unire Africa e mondo arabo in un blocco che avrebbe avuto come moneta comune un Dinaro Africano. Già negli anni ‘70 avevamo accettato di concedere all’Arabia Saudita e all’OPEC (l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) il diritto di alzare il prezzo del greggio , a condizione che il dollaro (o petrodollaro) restasse l’unica valuta internazionale usata per le transazioni in petrolio. Oggi, la guerra di Libia appare come nient’altro che un nuovo piano di salvataggio per la classe dominante dei banchieri.

Lo scorso 8 giugno, il procuratore della Corte Penale Internazionale ha dato una grandi conferenza stampa nella quale accusava il governo libico di organizzare violenze sessuali di massa, ma di queste accuse non veniva presentata nemmeno l’ombra di una prova. Sara Flounders parla di queste accuse e le mette in parallelo con la totale assenza di accuse rivolte agli USA per molti casi largamente provati di torture e altri crimini. La Saunders cita anche uno studio assai ben documentato del Journal of Military Medicine secondo il quale il 71% delle donne soldato americane sono state vittime di aggressioni sessuali mentre servivano nell’esercito degli Stati Uniti [11].

NOTE

1. CBS News, “The United States of Africa may become reality“

2. Wall Street Journal, “Gaddafi’s gold reserves among the top 25 in the world“

3. U.S. Department of Treasury, “Treasury identifies fourteen companies owned by Libya’s National Oil Corporation as subject to sanctions“

4. EconomicPolicyJournal.com, “Libyan rebels form central bank“

5. Eric Encina, The Market Oracle, “Globalists Target 100% State Owned Central Bank of Libya“

6. Democracy Now interview General Wesley Clark

7. Henry C.K. Liu, Independent Critical Analysis and Commentary, May 14, 2002, “The BIS vs. National Banks“

8. Ellen Brown, Intrepid Report, “Libya: All About Oil or All About Banking?“

9. Reuters News, “Rebel army chief is veteran Gaddafi foe—think tank“

10. Patrick Martin, uruknet.info, “Mounting evidence of CIA ties to rebels“

11. Sara Flounders, GlobalResearch.ca, “Libya—Behind the Phony ICC ‘Rape’ Charges: Are NATO Forces Preparing a Ground Attack?“

Nick Egnatz è un veterano del Vietnam. Da anni protesta attivamente contro i crimini imperiali del governo sia di persona che con i suoi scritti, per il suo attivismo pacifista è stato nominato “Cittadino dell’anno” del Northwest Indiana nel 2006 dalla National Association of Social Workers. Potete contattare Nick a nickatlakehills@sbcglobal.net.

Fonte: comedonchiscotte.org




Che tutti i titoli di debito siano aboliti


Che tutti i titoli di debito siano aboliti e il mondo intero riconciliato

2 settembre 2011 (MoviSol) - Patriota e cittadino del mondo, il poeta tedesco e cittadino d'onore della Francia Friedrich Schiller, fa sentire la sua voce nel dibattito vitale sull'annullamento dei debiti illegittimi opprimenti i popoli dell'Europa odierna. Il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, infatti, ha posto in prima pagina, sulle edizioni di domenica e lunedì scorso, la fotoriproduzione di un frammento mancante del suo famoso Inno alla Gioia, il poema che ispirò la Nona Sinfonia di Beethoven:
Duldet mutig Millionen,
duldet für die bessre Welt,
droben überm Sternenzelt
wird ein großer Geist belohnen.

Jeder Schuldschein sei zernichtet
ausgesöhnt die ganze Welt,
Brüder überm Sternenzelt
Richtet man, wie wir gerichtet.
Traduzione
Con coraggio, oh milioni, sopportate,
sopportate per un mondo migliore;
delle stelle, lassù, oltre il bagliore
saran le grandi anime ricompensate.

Sia distrutto di debito ogni certificato,
riconciliato il mondo intero;
Fratelli, oltre lo stellato emisfero
si giudica, come noi abbiamo giudicato.

Il FAZ sottolinea che il ricatto rappresentato dal debito verso i poteri finanziarii esisteva già negli anni 1780 e che ciò che Schiller attaccò non era qualcosa di tanto differente dall'attuale contesto europeo. Il principale quotidiano tedesco non dimentica di sottolineare con grande ironia come l'Inno ripreso da Beethoven sia l'inno ufficiale dell'Europa "unita".
Schiller mirò a liberare i francesi dal tragico conflitto tra la fredda ragione e il sentimento bruto. Vi invitiamo ad ascoltare, o riascoltare, la parte corale eseguita dai nostri fratelli militanti nel partito tedesco BüSo:

Esecuzione nell'accordatura verdiana del BüSo

ALLA GIOJA
Brindisi
SEMICORO.
O figlia dell'Eliso,
  Gioja, eterea scintilla! Alla tua sede
  Drizziamo il piede
  Tutti infiammati di celeste ardor.
Ciò che diviso
  Fu dalla stolta moda,
  La tua virtù rannoda;
  Stringesi, ovunque voli, il core al cor.
CORO.
Milla accolga un solo amplesso,
  Sia d'un bacio il mondo impresso;
Oltre i soli, in quel soggiorno
  Dove puro, eterno è il giorno,
  Miei fratelli, un padre sta.
SEMICORO.
Mesca il giubilo con noi
  Chi di voi
  Tien la gemma avventurosa
  D'un amico o d'una sposa,
  Se dal Ciel altro non ha.
Ma chi dentro un core alberga
  Che non ama e non amò,
  Volga in lagrime le terga,
  Allacciarsi a noi non può.
CORO.
A quanto vive e spera
  La Simpatia sorrida;
  Essa è del ciel la guida
  Dove l'Ignoto impera.
SEMICORO.
Suggon la gioja tutte le vite
  Al sen fecondo della natura;
  Sia rea, sia buona, l'orme fiorite
  Ne segue ardente la crëatura.
Il bacio ella ne dona,
  Il licor che le mense a noi corona,
  L'amico, fino al tumulo, fedel.
L'angelo esulta nel divino aspetto,
  Segue il diletto
  Nella polve contorto il vermicel.
CORO.
O miriadi di viventi,
  Atterratevi al Signor!
  Universo, e tu non senti
  Che ti regge un fren d'amor?
Chiedi agli astri, a cui dà luce,
  Quella man che ti conduce.
SEMICORO.
Delle create cose
  La gioja è la radice,
  La gioja animatrice
  Della rota che volge e terra e ciel.
Essa del germe fa sbocciar le rose,
  Essa splendere i soli, e nel profondo
  De' cieli più remoti
  Vagar pianeti ignoti,
  Che cela alla scïenza arcano vel.
CORO.
Lieti noi come il sole che misura
  La celeste infinita pianura,
  Come il forte - che corre alla morte
  Se la fama, - la patria, lo chiama,
  Della gioja seguiamo il sentier.
SEMICORO.
A chi cerca le bella sua traccia
  Ella volge serena la faccia
  Dallo speglio raggiante del Ver.
     Ritempra al martire
        La schiavitù.
     Conduce al vertice
        Della Virtù.
     Fin dell'austera
        Fede sul colle
     La sua bandiera
        Bella s'estolle.
     E fuori de' tumuli
        Rosi dagli anni
     Confusa agli angeli
        Solleva i vanni.
CORO.
O figli del tempo, soffrite, soffrite,
  Pel grane conquisto d'un mondo miglior;
Lassù nella luce di stelle infinite
  Côrrete la palma del lungo dolor.
SEMICORO.
Compensar ti talenta gli dei?
  Imitarli, o mortale, tu dei.
Si rimesca colla gioja
  L'infortunio e l'abbandono.
La vendetta e l'odio muoja,
  Il nemico abbia perdono.
Ch'ei non provi il duro morso
  Della colpa e del rimorso.
CORO.
Il libro delle offese
  Gettiam, fratelli, al foco.
Lo sdegno che ne accese
  Al solo amor dia loco.
Come il nostro, inflessibile o pio
  Ne sta sopra il giudizio di Dio.
SEMICORO.
Spuma la gioja e crepita
  Sull'orlo del bicchiero;
Il sangue aureo de' grappoli
  Spegne ogni vil pensiero.
S'ammansa anche il Cannibale;
  L'eroe di speme esausto
Bee dal ricolmo calice
  L'ardir dell'olocausto.
Allor che la tazza rallegri il convito
  Stringetevi insieme, da' seggi v'alzate;
  Risponda ciascuno cortese all'invito,
  E al Genio del bene, fratelli, libate.
CORO.
Libate al Potente che lodan le stelle,
  Che cantano gl'inni dell'anime belle.
Animo invitto ne' patimenti,
  Soccorso al grido dell'innocenza,
  Fede immortale nei giuramenti,
  Virile orgoglio – dinanzi al Soglio;
  Ed all'amico – come al nemico
  Non apparenza – ma verità.
Di ciò, fratelli, di ciò soltanto
  Preghiamo il Santo – che tutto dà.
Una corona premii ogni merto,
  Sia lo spergiuto d'onta coverto.
CORO.
Serriamo il circolo,
  Giuriam che vuoti
  Per noi non suonino
  Mai questi voti.
Giuriamo al Giudice
  Che vede il cor,
  Su questo calice
  D'aureo licor.
SEMICORO.
Siano infrante le ritorte
  Dell'oppresso e dello schiavo;
  Sia la grazia emenda al pravo
  Pur sul palco della morte.
  Che consoli la speranza
  Di più lieta eterna stanza
  Quel fatale – estremo vale
  Che dà l'alma – alla sua salma.
     Un viva, fratelli,
        Leviamo ai passati.
     Che il nume cancelli
        Dal mondo i peccati.
     Che chiuda in eterno
        Le porte d'inferno.
CORO.
Sia tranquillo, sereno l'addio
  Che daremo, o fratelli, alla vita.
  Dolce sonno e de' mali l'obblìo
  Ne prepari il funereo lenzuol.
E pronunci la Grazia infinita
  Una mite benigna sentenza
  Quando liete alla diva presenza,
  L'alme nostre sollevino il vol.
(da Gemme Straniere - Poeti Tedeschi, di Andrea Maffei)

IL CARRY TRADE BRASILIANO, I ROTHSCHILD E IL BRIC


" IL CARRY TRADE BRASILIANO, I ROTHSCHILD E IL BRIC " EDITORIALE DA MOVISOL
(28/02/2010
Negli scorsi anni, il Brasile ha sviluppato un enorme carry trade che ha consentito a molte banche europee di darsi un'aura di solvibilità. Oltre alle implicazioni finanziarie, questo sistema ha una dimensione geopolitica significativa che interessa la Russia, la Cina e l'India, e cioè quei paesi che LaRouche ha designato, assieme agli Stati Uniti, quali potenziali alleati in una combinazione di potere forte abbastanza da poter imporre una sostituzione dell'attuale sistema finanziario della globalizzazione.
L'impero (britannico) della globalizzazione ha cercato di sabotare questo approccio promovendo un blocco alternativo chiamato BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) basato sulla illusoria promessa che una volta crollato completamente il sistema americano, prevarrà quello britannico con l'aiuto, appunto, del carry trade brasiliano (cfr. Strategic Alert 6/10).

Un elemento chiave dietro questa operazione è, non sorprendentemente, il principale banchiere dell'Impero Britannico nei secoli: la famiglia Rothschild. I rapporti tra i Rothschild e il Brasile sono così profondi che il sito web dell'Archivio Rothschild contiene una pagina speciale sul Brasile, l'unica nazione a ricevere queste attenzioni particolari. Vi si legge che "i legami tra NM Rothschild & Sons e la nazione brasiliana risalgono ai tempi del fondatore della banca", nel primo decennio del XIX secolo.

Oggi colui che Lord Jacob Rothschild chiama "il mio quarto figlio", e cioè il finanziere di Sao Paolo Mario Garnero, ha una forte influenza sul governo di Lula da Silva assieme al Banco Santander, istituto nominalmente spagnolo ma in realtà britannico. Quando si verificò una fuga di capitali dal Brasile durante la campagna elettorale del 2002, motivata dai timori che un governo Lula avrebbe portato al caos o ad azioni contro le banche, Santander decise di rinnovare le sue linee di credito al Brasile, mentre Garnero organizzò un viaggio in USA per i consiglieri di Lula, facendoli incontrare con esponenti di Wall Street e della Casa Bianca.

Garnero opera dal 1975 tramite il gruppo che ha fondato e guida ancor oggi, Brasilinvest. Esso ha funto da battistrada per la privatizzazione e la globalizzazione dell'economia brasiliana. Descrivendosi come la prima banca d'affari brasiliana, Brasilinvest poggia su alleanze con la tradizionale finanza anglo-veneziana, ben rappresentata nel suo consiglio d'amministrazione: da Nat Rothschild al Banco Santander, da Hong Kong and Shanghai Banking Corporation al Monte dei Paschi di Siena, da Carlo de Benedetti alla Societé Generale.

Garnero è finito nell'inchiesta Cirio, per cui si sta celebrando il processo di bancarotta fraudolenta. Ricordiamo che le banche che avevano usato la Cirio per fare il loro "carry trade", hanno venduto i bonds ai risparmiatori sapendo che la Cirio era insolvente.

Nel 2004, il Consiglio Internazionale di Brasilinvest tenne la sua riunione annuale a Londra. Tra i partecipanti vi erano due finanzieri chiave per l'operazione BRIC: il re russo dell'alluminio Oleg Deripaska e l'immobiliarista cinese David Tang (DWC Tang Development). Garnero non solo presentò a Lula Deripaska, ma anche il capo del fondo di investimento cinese CITIC.

Lyndon LaRouche ha ripetutamente ammonito i dirigenti russi, cinesi e indiani contro questa truffa che sembra venire dal Brasile, ma è in realtà made in London. Nel giugno 2002, quattro mesi prima dell'elezione di Lula, LaRouche fu invitato in Brasile a discutere con rappresentanti politici, economici e militari, mentre infuriava il dibattito sulla globalizzazione. L'economista statunitense invitò i brasiliani a non cadere nel tranello ma di battersi per sviluppare il potenziale scientifico, tecnologico ed economico del paese. Lula scelse la via opposta, quella di trasformare il Brasile in una pedina degli interessi finanziari centrati a Londra. ( Fonte: www.movisol.org)

CGIL e debito pubblico


Intervista con il Segretario regionale della CGIL Lombardia sul debito pubblico.

by Lo Sai Milano on Saturday, September 3, 2011 at 1:21pm
                                                                                                                                    Varese, 2 Settembre 2011
Intervista a Nino Baseotto segretario regionale CGIL Lombardia.

Oggi c’è stato l’attivo dei delegati CGIL in occasione dello sciopero del 6, molti funzionari hanno parlato e detto la loro sulla manovra economica e sullo sciopero. Qualche intervento è stato interessante, specialmente quello di un ragazzo occidentale che fortunatamente ha ricordato le speculazioni di denaro nell’assurda guerra Libica, mentre qualche altro intervento, come al solito noioso, che parla solamente di Berlusconi e del suo modo di governare senza avere la reale percezione di quello che sta accadendo non solo in Italia ma in tutta l’Europa.

Arriviamo all’intervento finale del Segretario regionale, che  di ritorno dal Brasile  racconta quello che ha visto e sentito laggiù. Afferma che lo stato carioca è in grande crescita, che ha aumentato i posti di lavoro e che si avvia a diventare la 5° potenza economica mondiale superando l’Italia. Sostiene che i “verdeoro” hanno iniziato un cammino economico che li ha tirati fuori da quella percezione di paese del 3° mondo che tutti hanno.


Ma è proprio così? Secondo me e molti giornali e giornalisti no, e ora andremo ad analizzare la situazione:
Partiamo dicendo che il Brasile è uno dei pochi stati ad aver tagliato il costo del denaro, a differenza dei paesi europei, ma nonostante questo il PIL del Brasile quest’anno  rallenterà fino al 3,9% a differenza del 7,5% del 2010, la produzione industriale di Luglio è scesa dello 0,3% e l’attività economica si è contratta a Giugno dalla prima volta dopo il 2008. Ma procediamo con la nostra analisi: il debito pubblico è aumentato del 3,4% nel mese di Giugno che in rapporto ai 12 mesi vuol dire una crescita del debito del 40%. E cosa fa il Brasile per invogliare gli stranieri a comprare i propri titoli? Li propone agli investitori ad un tasso del 12,5% tasso destinato ad aumentare dello 0,25% ogni tre mesi, solo paesi sull’orlo del baratro vendono titoli a questi tassi per rimediare fondi che almeno a medio termine non potrà pagare. I grandi capitali economici mondiali, perché spingono il Brasile in spese folli? Chi sarà tra non molto a presentare il conto al Brasile con l’ingiunzione di pagamento?
Diamo qualche risposta:
-          I cinesi vogliono impossessarsi delle miniere brasiliane prima di  sfruttare le proprie?
-          Gli USA con il FMI che vogliono “ricchi” giacimenti petroliferi marini?
-          L’interesse sulla foresta amazzonica e quello che si trova nel sottosuolo?
-          Le miniere di niobio ubicate nella riserva indigena Raposa Serra do Sol?
-          Oppure le ricche miniere di Uranio presenti in Brasile?

La nostra intervista prosegue e l’ignaro Segretario, ovviamente all’oscuro di tutti questi particolari e probabilmente accecato dal fumo negli occhi che abili dirigenti brasiliani sono riusciti a gettargli mescolato con la rabbia, purtroppo politica, nei confronti del premier Berlusconi; conviene con me sul punto più importante ovvero la moneta viene stampata a debito e deve essere restituita alla BCE con tanto di interessi, questo sarebbe un problema da affrontare ormai senza posizioni politiche, ma purtroppo nella CGIL vive ancora quell’idea che bisogna creare ricchezza per far fronte al debito pubblico, l’esempio del Brasile è lampante e spero con forza che il Segretario se ne accorga, e che in Lombardia l’organizzazione sindacale cominci a far fronte davvero al problema del debito pubblico, tralasciando le malefatte del premier (che ricordiamo è stato votato dagli italiani democraticamente per oltre 15 anni di governo) e cominciare a concentrarsi sul vero problema che ha non solo il nostro paese, come sappiamo in Europa sia Portogallo ma soprattutto la Grecia sono già state vittime dei famelici banchieri che hanno sterminato nazioni con il debito, aiutandole con il debito, quindi rendendole sempre più schiave. Ricordando inoltre che il primo Governo Prodi cadde a causa del partito di Rifondazione Comunista e ricordando le parole di Bertinotti: “Prodi dice che le cose non si possono cambiare. Ma chi lo dice? Il FMI? Le grandi banche? Se è così noi sosteniamo che le cose possono cambiare.” E così cadde il primo Governo Prodi ma successivamente tornato al potere il sig. Prodi portò l’Italia nell’ Eurosistema spinto ovviamente dalla Goldman Sachs della quale era dipendente.

Salutandoci, ricordo al Segretario Baseotto che il 17 Settembre ci sarà una grande manifestazione nella piazza degli affari a Milano e che questa è una manifestazione globale, una data unica dove tutto il popolo che ha finalmente capito qual è la vera truffa e chi sono davvero i veri delinquenti protesterà ad oltranza.
Lascio una postilla dicendo che io sono un rappresentante della Fiom-Cgil molto deluso dalle parole e dalle posizioni troppo schierate che prendono spesso i sindacalisti, io che mi sento in perfetta linea con lo statuto della CGIL, mi sento soprattutto apolitico, non ho tessere di partito in tasca e me ne guardo bene dall’ averne, io porto avanti un’idea ormai comune che è quella della lotta al sistema economico e finanziario e non a dei burattini chiamati politici che si alternano in governi cosiddetti di centro-destra o di centro-sinistra solo ed esclusivamente per rispondere agli ordini di quei signori che stanno nella sede della BCE.

(In questo articolo esprimo opinioni personali che non devono andare a ledere l’unione della CGIL tutta, continuo a sostenere che TUTTI i lavoratori hanno bisogno di questo grande sindacato, ma hanno bisogno soprattutto di nuove idee e di nuovi stimoli.)

Maurizio Spezia   

Maxi causa Stati Uniti contro 17 banche

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Maxi causa Stati Uniti contro 17 banche

L'azione legale punta a ottenere rimborsi per oltre 100 miliardi di dollari


03 settembre, 2011
Maxi causa Stati Uniti contro 17 banche
NEW YORK - Gli Stati Uniti fanno causa a 17 banche: hanno causato miliardi di dollari di perdite a Fannie Mae e Freddie Mac, alle quali hanno venduto titoli legati ai mutui non rispettando la legge che impone una due diligence. La Federal Housing Finance Agency (Fhfa), l'agenzia che controlla Fannie Mae e Freddie Mac, cerca con l'azione legale di recuperare miliardi di dollari: i bond legati ai mutui hanno causato ai due colossi del credito ipotecario americano 41 miliardi di dollari di perdite.
La maxi-causa mette a rischio i conti delle banche nel terzo trimestre. La pressione è alta soprattutto su Bank of America, una delle 17 citate, per la quale il mercato già teme una mancanza di capitale. Nel mirino della Fhfa ci sono, fra le altre, Citigroup, JPMorgan, Goldman Sachs, Deutsche Bank, General Electric, Ubs, Credit Suisse, Hsbc. Il salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac è costato ai contribuenti americani 153 miliardi di dollari ma il conto potrebbe salire a 363 miliardi di dollari entro il 2013. Fannie Mae e Freddie Mac sono i due colossi del credito ipotecario statunitense nazionalizzati con la crisi e che controllano o garantiscono oltre la metà dei mutui americani, ovvero 31 milioni di mutui ipotecari per un valore di oltre 5.000 miliardi di dollari.
L'azione legale mostra come l'amministrazione Obama, che punta ad assicurare che gli Stati Uniti non sperimentino una seconda recessione e che il sistema bancario resti solido, sia divisa, con il Tesoro e la Fhfa non sulla stessa linea. Nell'azione legale la Fhfa punta a mettere in evidenza come le banche non abbiano eseguito la due diligence prevista dalla legge, non accertando che i redditi dei mutuatari erano gonfiati o falsificati. Gli investitori privati di titoli legati ai mutui stanno già portando avanti la loro battaglia nei confronti delle banche per recuperare le perdite ma lo sforzo della Fhfa rappresenta un "nuovo capitolo" nella battaglia che preoccupa il mercato, e che fa prevedere un conto salato. L'azione legale sarà avanzata nelle prossime ore perché mercoledì scade il termine dei tre anni per presentare i reclami. Mercoledì sono tre anni dal salvataggio di Fannie Mae e Freddie Mac. Secondo il Consiglio nazionale dei notai italiani, l'azione legale "dimostra che nel sistema anglo-americano, privo dell'efficace sistema di controllo preventivo notarile, i cittadini pagano un conto molto salato". Il Consiglio lavora da oltre due anni con l'American Bar Association e collabora con membri della Casa Bianca e della Fbi sul mercato immobiliare. E la collaborazione mostra "l'eccellenza del sistema italiano nella tenuta dei registri immobiliari a tutela dell'integrità e trasparenza dei mercati".