giovedì 8 settembre 2011

Prof. Bruno Amoroso - Truffa e furto dell'euro

Truffa e furto dell'euro - debito o mal tolto?
Bruno Amoroso. Docente di Economia Internazionale e delle sviluppo presso l'università Roskilde in Danimarca
GLI ECONOMISTI CHE NON PARLERANNO MAI NELLE TELEVISIONI ITALIANE O DA SANTORO

Le nazioni europee devono ripudiare il debito?


Le nazioni europee devono ripudiare il debito?

Kill PIL
debitogommadi Randall Wray – «New Economic Perspective».
Sta diventando sempre più chiaro che l'economia globale (o al limite quella occidentale) è indirizzata verso un crollo rovinoso. Quasi tutti gli ultimi indicatori economici riguardanti la situazione degli Stati Uniti sono negativi. Il Regno Unito e il Giappone hanno imboccato la via dell'austerità, e i risultati che ne conseguiranno sono ampiamente prevedibili.  Ma l'ammalato più grave è Eurolandia. Essa ha imposto severe misure di austerità ai cosiddetti PIIGS, il che è l'equivalente moderno dei medievali salassi di sangue. Queste nazioni sono infatti gravemente indebitate.Nel caso dell'Irlanda, che è stato uno studente modello nel perseguire i dettami dell'utopia Neoliberale, il debito pubblico si è impennato perché il governo ha deciso di farsi carico dei debiti contratti dal sistema bancario privato.
Con un incomprensibile atto di carità tutto ciò è stato fatto solamente per salvare le banche francesi e tedesche, che detenevano la gran parte degli ormai inesigibili debiti delle banche irlandesi. Per ringraziare l'Irlanda della sua generosità, la UE le ha imposto sanzioni stile Fondo Monetario.
Si presume che il governo ora debba spremere ulteriormente la popolazione al fine di ridurre il debito che ha trascinato l'Irlanda in recessione e ridotto le entrate erariali.
Se c'è una cosa sbagliata che si può fare nei confronti di un debitore è costringerlo a rinunciare a parte delle sue entrate. Ma questa è esattamente la cura medievale che l'UE prescrive alla tigre celtica. Questo vale sostanzialmente anche per gli altri Paesi dell'area Euro che si trovano in difficoltà a causa di un alto indebitamento, e se anche l'origine della difficoltà è da ricercarsi in altre cause la cura prescritta è la medesima
I PIIGS si trovano ora con le spalle al muro. L'unica cosa che possono fare è presentarsi davanti alle istituzioni europee e parlare una voce sola. Per loro si aprono tre prospettive.
La prima consiste nell'abbandono dell'euro e in un ritorno alle loro rispettive monete sovrane. Tutti i debiti sarebbero rinominati nella nuova (cioè vecchia) moneta e i Paesi potrebbero adottare tutte le politiche opportune di stimolo alla crescita e alla piena occupazione. Con il ritorno alle monete sovrane nessun governo andrebbe incontro a problemi di solvibilità del debito. Ogni Stato potrebbe suggerire a Moody's, o alla altre agenzie di rating, di andare a farsi una passeggiata se sono troppo stupide da non capire che ogni Paese che possieda moneta sovrana può sempre onorare il suo debito, infatti ogni Governo potrebbe immediatamente saldare quanto deve con la sua moneta. Tutto ciò che è necessario fare equivale all'accreditare nei conti bancari quanto dovuto grazie alle riserve e cancellare il debito.
Dato che ciò riduce gli interessi sui pagamenti avrà anche effetti deflazionistici. Comunque non esiste pressione deflazionista che non possa essere eliminata grazie ad opportune politiche fiscali di stimolo.
Vi è però un inconveniente in questa politica. I detentori del debito prezzato in euro vedranno i loro crediti rinominati nella nuova/vecchia moneta. È assai probabile che essi ricorrano davanti alla corte europea per evitare di vederli svalutati. Con ogni probabilità ciò condurrà ad un lungo tira e molla giudiziario che al limite servirà per prendere tempo. Non sono un giurista, e perciò mi risulta difficile fare previsioni sull'esito della battaglia legale, ma sospetto che i giudizi saranno sfavorevoli per i “defaulters” e che saranno imposte delle sanzioni contro di essi.
Nel frattempo le banche francesi e tedesche diventeranno insolventi, e Francia e Germania nel tentativo di salvarle si verranno a trovare nell'identica situazione nella quale si trova oggi l'Irlanda, con un gigantesco e inutile debito pubblico seguente alla nazionalizzazione delle banche private maggiormente esposte (ironicamente nel caso della Germania le banche più esposte sono già state nazionalizzate).
Forse a quel punto anche loro si accoderanno agli altri Paesi e usciranno dell'euro. All'ultimo sarà richiesto di spegnere le luci. A quel punto non rimarrà che dire addio all'euro e salutare il ritorno delle ostilità tra paesi europei, esperienza che abbiamo già vissuto e che ha condotto a due guerre mondiali.
La seconda soluzione che potrà essere presa in considerazione è quella di dichiarare bancarotta pur rimanendo nell'euro. Non c'è niente di scandaloso nel fatto che un settore privato che non è assicurato dai governi dichiari bancarotta. È sempre successo e ancora succederà. Sarà compito dei tribunali fallimentari difendere gli interessi dei creditori nei confronti dei falliti. Ad ogni modo tale soluzione non è più facilmente praticabile, dato che l'Irlanda decise a suo tempo di nazionalizzare i debiti dei banchieri privati, e sfortunatamente un default pubblico comporta molti più problemi.
Certo, anche questo non sarebbe un inedito dal punto di vista storico. Vi ricordate del fallimento della Contea di Orange in California? Il problema sorge dal momento che i creditori si aspettano che il governo riesca financo a spremere il sangue dalle arance (un'altra tecnica medievale) per pagare i debiti.
Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff argomentano giustamente nel loro libro This Time is Different, che per il resto è una lettura che ci si può anche risparmiare, che quando un Paese arriva al default, esso è sempre in qualche senso volontario. (è rimarchevole come loro non siano in grado di trovare un solo esempio di vero default di un debito realmente sovrano; vale a dire un default di un paese che detiene una propria moneta libera di fluttuare. Per quanto ne so io, ogni caso che loro identificano come fallimento di uno debito sovrano riguarda Stati che avevano ancorato le loro monete a qualche valuta straniera o avevano instaurato qualche accordo di currency board. Ma questa è materia per un altra discussione, dal momento che i paesi Ume hanno stretto tra di loro degli accordi di currency board.)
L'Irlanda può continuare per ancora qualche tempo a chiedere nuovi sacrifici alla sua popolazione.
Dopo tutto le sofferenze sono una costante nella storia del popolo irlandese.
Forse con le opportune misure d'austerità riusciremo ad approdare ad una situazione che sarà l'equivalente moderno della carestia delle patate.
I giovani stanno già emigrando in massa. I creditori possono anche chiedere che si cavi ancora più il sangue agli irlandesi, fino a quando l'isola non sarà completamente deserta. A quel punto tutto ciò che rimarrà sarà la nuda terra, con i pignoramenti che saranno iscritti nel portfolio delle banche tedesche e francesi. Non ci sono dubbi che davanti a questa prospettiva stiano già sbavando. (Chiunque sia stato in Irlanda può facilmente capire il perché.)
 Personalmente ritengo che dichiarare il default restando nell'euro sia la soluzione peggiore: si andrebbe incontro a tutti gli svantaggi che si avrebbero in caso di uscita dalla moneta unica senza nessuno dei vantaggi. Per esempio, qualora qualcuno prendesse questa decisione si ritroverebbe con il grosso problema di dover operare con una moneta ipervalutata.
Se invece lasciassero l'euro potrebbero almeno fare delle svalutazioni competitive che gli permetterebbero di difendersi dagli esportatori tedeschi. C'è da attendersi che a quel punto i tedeschi reagiscano intentando una causa davanti alle autorità di giustizia europee, e che esse gli diano ragione. Se un Paese è avviato al default è meglio che si prepari ad abbandonare anche l'UE in toto, oltre che il Sistema Monetario, se vuole difendere l'economia interna. 
L'ultima opzione che rimane ai PIIGS è quella di avviare una forte azione comune per riformare radicalmente l'attuale Unione Monetaria. I debiti devono essere ristrutturati e svalutati. L'eventuale default e l'uscita dall'Unione Monetaria possono sempre essere agitati come uno spauracchio sul tavolo delle contrattazioni, ma possono essere incisivi come arma di ricatto solo se minacciati in massa dai paesi ad alto rischio.
Dovrebbe essere chiaro sia ai creditori che ai debitori che raggiungere un accordo comune è la migliore soluzione per entrambe le parti.
Le banche europee sono ormai ampiamente bollite. Non solo hanno acquistato ingenti quantità di titoli tossici americani, ma si sono impegnate in prima persona nella creazione di spazzatura finanziaria. E sono tutte indebitate l'una con l'altra con titoli tossici.
Come i colossi bancari USA loro sono “too big to fail”, ergo, per dirla con le parole di Bill Black, sono “istituzioni sistematicamente dannose”.
Ciò significa che esse devono essere decisamente “dissolte”, ridotte nelle dimensioni quando non direttamente chiuse, e gli attivi e i passivi ridistribuiti presso istituzioni più piccole.
L'intricata maglia di titoli tossici per i quali le banche sono vicendevolmente indebitate deve essere dipanata e la sua dimensione ridotta.
( E i banchieri devono essere incarcerati. Sospetto che la principale ragione per la quale le banche non sono ancora fallite risieda nel fatto che i governi sono coscienti che ciò scoperchierebbe le massicce irregolarità che spalancherebbero a molti le porte della prigione. E non è vero che le banche sono troppo grandi per fallire, quanto piuttosto che è troppo grande la dimensione della loro fraudolenza. Un qualsiasi onesto investigatore che varcasse la soglia di Goldman Sachs, tanto per fare un esempio a caso, non potrebbe andarsene senza spiccare qualche migliaio di avvisi di garanzia nei confronti dei responsabili della tesoreria passati, presenti e futuri.) 
È giunta l'ora di ammettere che il destino dell'Unione Monetaria Europea era segnato. In tempi non sospetti, a metà anni '90, ero stato facile profeta nel dire che la prima seria crisi finanziaria l'avrebbe spazzata via.
E ora che siamo dentro quella crisi è il momento di guardare in faccia la realtà.
I debiti devono essere cancellati e un nuovo sistema fiscale deve essere creato. Come ho già detto molte volte, la situazione dei membri dell'Ume è paragonabile a quella degli stati federali americani, ma senza una Washington che interviene nei periodi di crisi. I buoi si stanno facendo condurre al macello. Abbiamo davanti a noi un'unica strada percorribile, se ci interessa il futuro dell'Unione Europea. Oltre a ristrutturare il debito l'Unione Europea deve dotarsi di un istituto fiscale della forza e della dimensione del Tesoro statunitense.  

 Traduzione per Megachip a cura di Piergiuseppe Mulas

A chi appartiene l'euro? Risposta CE a eurodeputato

Risposta evasiva della Commissione europea a un'interrogazione dell'eurodeputato Borghezio

Domanda, 10 luglio 2011:


Interrogazioni parlamentari
1o luglio 2011
E-006243/2011
Interrogazione con richiesta di risposta scritta
alla Commissione
Articolo 117 del regolamento
Mario Borghezio (EFD)

 Oggetto: Natura giuridica della proprietà dell'euro
 Risposta(e) 
Alla luce della discussione scientifica in atto a livello internazionale sul signoraggio della moneta e premesso che detto signoraggio sta a monte di tutto il sistema monetario, poiché si colloca nel momento di emissione della moneta;
posto che, allo stato attuale, non è dato individuare chi sia creditore e chi debitore nella fase della circolazione dell'euro, mentre i popoli europei hanno pieno diritto di conoscere se siano «creditori» in quanto proprietari o «debitori» in quanto non proprietari per un valore pari a tutta la massa monetaria di euro posta in circolazione;
può la Commissione precisare, in maniera chiara e definitiva, a chi appartenga giuridicamente la proprietà dell'euro al momento della sua emissione?

Risposta, 16 agosto 2011
E-006243/2011
Risposta di Olli Rehn
a nome della Commissione
(16.8.2011)

Sebbene da un punto di vista giuridico il diritto di emettere banconote in euro appartenga sia alla Banca centrale europea (BCE) che alle banche centrali degli Stati membri dell'area dell'euro, ad emetterle fisicamente e a ritirarle dalla circolazione sono, in pratica, solo le banche centrali nazionali. Nel caso delle monete in euro, emittenti di diritto sono gli Stati membri dell'area dell'euro e qualsiasi questione ad esse relativa è coordinata dalla Commissione a livello dell'area dell'euro. Pertanto, al momento dell'emissione le banconote in euro appartengono all'Eurosistema, mentre le monete sono di proprietà degli Stati membri. Una volta emesse, sia le banconote che le monete in euro appartengono al titolare del conto su cui sono state addebitate di conseguenza (1) . I proventi del signoraggio sono ripartiti tra le banche centrali nazionali e la BCE in base allo schema di sottoscrizione del capitale della BCE per le banconote. I proventi del signoraggio sulle monete vanno agli Stati membri dell'area dell'euro.

Note:
1)   In base a consuetudini giuridiche precedenti all'adozione dell'euro, in alcuni Stati Membri dell'area dell'euro si ritiene che il titolare possegga unicamente il valore nominale e non le banconote o le monete in sé, che rimangono di dominio pubblico.

Questa è la risposta della commissione europea alla petizione parlamentare di Borghezio sulla natura giuridica della proprietà dell'euro. Non so se ricordate.

È una risposta molto importante, soprattuto per chi andrà a Milano il 17. Questi sanciscono la proprietà dell'euro all'atto dell'emissione all' Eurosistema, composto da Bce più banche centrali aderenti dell Eurozona allo statuto del SEBC.


http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-%2F%2FEP%2F%2FTEXT+WQ+E-2011-006243+0+DOC+XML+V0%2F%2FIT&language=IT


AUDIT BCE!



I governi italiani sono incapaci di contenere debito e deficit pubblici; l’Italia regge solo perché la BCE sta comperando i suoi titoli del debito pubblico a condizioni di favore rispetto al mercato; se e quando smette di farlo, i conti pubblici saltano.

La BCE compera quei titoli, e anche quelli di altri paesi euro deboli, in quanto la Germania permette e finanzia tale operazione; il 7 Settembre la Corte Costituzionale tedesca decide se tale finanziamento sia legittimo o debba cessare.

Il sistema bancario italiano regge perché riesce ancora a nascondere, nei bilanci, la grande mole di sofferenze non dichiarate, e a simulare poste attive inesistenti; se il bluff viene chiamato, e/o se scoppiano i btp in pancia alle banche, salta tutto per aria.

I differenziali di inflazione, di produttività, di efficienza, di crescita economica spingono sempre più forte verso la correzione del cambio Lira/Marco rispetto alla parità fissata nel sistema di cambi fissi detto Euro; come ribadito ultimamente da Roubini, la correzione è inevitabile.

Dopo che le manovre e rimanovre in corso si saranno palesate inidonee, potrebbe arrivare un governo tecnico molto politico a guida Monti o di altro esponente finanziario a portare la correzione (Euro debole, o fuori dall’Euro) svalutando del 40% circa i risparmi degli italiani e costringendoli a svendere i loro assets. Probabile anche un prelievo coatto sugli attivi di conto corrente.

Perciò è/era/sarebbe stato opportuno collocare i capitali fuori d’Italia, su conti di non residenti in Italia, in CHF e Bund, oppure coprendosi con opzioni call sul CHF a 12 mesi. Oro e argento fisici o ETF Physical sono/erano/sarebbero stati validi integratori per la differenziazione.

L’incognita è quanto credito e moneta abbia emesso e stia emettendo la BCE. Il GAO (organismo statale di revisione dei conti) mesi fa ha accertato che la Fed si è esposta per circa 13 trilioni in salvataggi di entità pubbliche e private (in primis, banche) in tutto il mondo.

Di quanto e con chi si è esposta la BCE? Quanti trilioni ha messo in giro, creando tensioni inflative e speculative, mentre impone i sacrifici sociali? E di quanto potrebbe esporsi per sostenere le banche, non solo Italiane? Non lo sapremo mai, se non verrà eseguito un audit serio e indipendente sulla BCE. Audit che consiglio di esigere agli enti pubblici vittime dei tagli, ai sindacati, a partiti che vogliano servire interessi diversi da quelli della grande finanza predatrice. Per quello va fatto lo sciopero generale.

02.09.11  Marco Della Luna www.marcodellaluna.info

SCILIPOTI: LO STATO SI RIAPPROPRI DELLA SOVRANITA’ MONETARIA

ECONOMIA. SCILIPOTI (MRN) – LO STATO SI RIAPPROPRI DELLA SOVRANITA’ MONETARIA PER LA RIPRESA ECONOMICA DEL NOSTRO PAESE 

 ROMA, 08/09/2011: “Le possibilità potenziali che possono emergere per l’economia Italia dalla interrogazione urgente che ho presentata oggi, possono stuzzicare le capacità di analisi a 360 gradi di ogni uomo e di ogni politico”. Così l’On. Dott. Domenico Scilipoti, segretario politico del Movimento di Responsabilità Nazionale, in riferimento all’atto di sindacato ispettivo presentato oggi e relativo alla sovranità monetaria e all’attività di signoraggio primario e secondario, per molti miliardi di euro, della Banca d’Italia. “Non so se sono un cavallo di razza della politica italiana e se la mia dimensione mediatica di uomo politico sicuramente più discusso dell’anno sia dovuta al mio costante lavoro parlamentare – dichiara il deputato MRN – ma so che dal 2004 si discute sulla opportunità di far riappropriare lo Stato della sovranità monetaria popolare che dal 1993 è divenuta di appannaggio esclusivo delle banche speculative private, azioniste della Banca d’Italia”. “Anziché richiedere al Governo di reiterare il decreto legislativo del 2005 per la restituzione delle azioni di Bankitalia, abrogato dal successivo governo Prodi, operazione che avrebbe comportato l’esborso di ben 14.700 milioni di euro a fronte di un valore nominale di soli 185.000 euro, assolutamente insostenibile nell’attuale situazione di crisi, avvalendomi della collaborazione di esperti e collaboratori, tra i quali il Prof. Francesco Petrino, presidente dello SNARP, ho invece richiesto al Governo di assumere tempestive iniziative – continua l’On. Scilipoti (MRN) - finalizzate a far restituire allo Stato tutto il signoraggio primario di cui le banche azioniste della Banca d’Italia si sono indebitamente appropriate, che nel solo ultimo decennio è equivalente a circa 10.000 miliardi di euro. Ho anche richiesto al Premier un apposito D.L. per imporre all’Istituto Centrale la modifica in bilancio della titolarità del circolante finanziario in capo allo Stato, poiché viene riportato come debito verso la BCE. “Spero che la mia interrogazione sia meritevole di lettura e di considerazioni – conclude l’On. Scilipoti (MRN) - giacchè potrebbe traghettare le sorti del nostro paese verso un futuro radioso completamente diverso”.