mercoledì 2 novembre 2011

Banche sotto inchiesta

Guzzetti furioso: EBA favorisce banche francesi e tedesche

Fonte: ilSole24Ore * Link


Giuseppe Guzzetti

La proposta di ricapitalizzazioni temporanee delle banche europee lanciata dall'Eba per far fronte alla crisi del debito sovrano non piace al presidente della Fondazione Cariplo, azionista di Intesa Sanpaolo, Giuseppe Guzzetti. «Sono arrabbiato perché salvaguardano gli interessi francesi e penalizzano gli italiani» afferma Guzzetti che è anche presidente dell'Acri, l'associazione che riunisce le fondazioni bancarie.

Recentemente l'Eba, autorità bancaria europea, ha chiesto agli istituti di credito di varare operazioni di rafforzamento patrimoniale per 14,77 miliardi di euro di cui la metà circa in capo alla sola UniCredit. Cifre molto minori sono state richieste alle banche francesi e tedesche. Le prime devono raccogliere quasi 9 miliardi sul mercato mentre le seconde appena cinque.

Prelievo forzoso sui conti correnti

Ecco la ricetta delle misure shock per evitare il default

yfin

http://it.finance.yahoo.com/notizie/Ecco-la-ricetta-delle-misure-yfin-102355084.html?x=0


Prelievo forzoso dai conti correnti dei cittadini, patrimoniale sui beni immobili di una certa entità, nuovi condoni edismissioni di beni pubblici. E' la ricetta che avrebbe messo a punto il Governo per porre un argine alla sfiducia che sta investendo l'Italia sui mercati internazionali.
Cambio di rotta
Se questi rumors fossero confermati, si tratterebbe di un cambio di rotta radicale rispetto alle ipotesi circolate negli ultimi giorni, relativi al Decreto Sviluppo in arrivo. Infatti finora si era parlato prevalentemente di misure a costo zero come le liberalizzazioni nel campo delle professioni (con l'abolizione delle tariffe minime), la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti e una serie di semplificazioni burocratiche. Misure facili da approvare, anche in un Parlamento che presenta una maggioranza labile, e di immediata applicazione. Anche la tempistica è cambiata perché all'ipotesi di un decreto da approvare nell'arco di una settimana o poco più è subentrata l'ipotesi di un via libera già questa sera, in occasione del Consiglio dei ministri convocato da poche ore. Se si riuscissero a condurre in porto i primi interventi già oggi, infatti, il premier Berlusconi potrebbe presentarsi rinfrancato al G20 convocato domani e per il quale si prevedono diverse dita puntate all'indirizzo del nostro paese.
Le misure
L'intervento sicuramente più doloroso per le famiglie italiane sarebbe il prelievo forzoso sui conti correnti: l'ipotesi prevalente è orientata verso il 6 per mille, in linea con quanto fatto dal Governo Amato nel 1992 per difendere la lira dagli attacchi della speculazione internazionale. Per un risparmiatore che ha in banca 10mila euro, significherebbe un prelievo di 60 euro. La patrimoniale andrebbe a colpire i beni immobiliari di una certa entità, ma sulle modalità operative non ci sarebbe ancora un'intesa all'interno dell'Esecutivo. A questo proposito occorre ricordare la proposta di Confindustria per una patrimoniale pari all'1,5 per mille. Nonostante le smentite dei giorni scorsi, inoltre, sarebbe in arrivo una pioggia di condoni, dal Fisco agli immobili. Tutto da inserire in un decreto legge in modo da portare subito in cassa soldi freschi senza guardare molto all'etica.
Mentre le altre misure concordate con l'Europa, dai licenziamenti facili all'allungamento dell'età lavorativa, potrebbero confluire in un ddl destinato a un cammino parlamentare più lungo.
Ricordando, per altro, che ogni incremento di 100 punti da parte dello spread tra Bund tedeschi e Btp costa 15 miliardi di euro allo Stato italiano.
I rumors sono stati parzialmente confermati dal vicecapogruppo del Popolo della libertà alla Camera Massimo Corsaro che avrebbe dichiarato ad Affaritaliani.it: "La patrimoniale è certamente una delle tante ipotesi allo studio e sulla quale si sta discutendo in queste ore. Poi, se verrà adottata o meno dipenderà dalle decisioni che prenderà il governo, ma confermo che ne stiamo parlando". Non troverebbe conferme invece l'ipotesi di unprelievo forzoso sui conti correnti: "No. Non esiste questa possibilità" ha dichiarato [Leggi le sue dichiarazioni].

La Banca Centrale Europea non è Vangelo


2 Novembre 2011

Ma la BCE non è il Vangelo

Mi auguro che alcune delle cose scritte nella lettera alla Bce non si realizzino. Noi le riteniamo macelleria sociale.
Vorrei chiarire la posizione dell’Italia dei Valori: questa idea che la lettera di Trichet e Draghi sia il Vangelo, noi la rifiutiamo. Una cosa è far quadrare i conti: lo chiede l’Unione europea e noi siamo d’accordo. Un’altra cosa è che a far quadrare i conti siano sempre i poveri cristi, i pensionati e i lavoratori: su questo noi non siamo d’accordo.
Sono pronto a dare il mio appoggio a un governo istituzionale a patto che finalmente a pagare l’emergenza sia quel 10% di italiani che detiene il 60% della ricchezza e non sempre il 90% di italiani che detiene meno del 40%.
Il governo Berlusconi deve andare a casa. E’ necessario che vada a casa, ma non sufficiente per risollevare le sorti del Paese. Ma in democrazia esiste una cosa a cui ricorrere in questi casi: le elezioni. Che siano i cittadini a decidere chi deve governare.
Prima di chiedere lacrime e sangue agli italiani, il primo provvedimento da prendere, questo sì entro il 15 novembre e se necessario anche con decreto legge, comprende interventi molto immediati, come l’eliminazione del 90% delle Province. Perché gran parte del Parlamento ha votato contro quando noi lo abbiamo proposto? Votiamolo subito!
Dai capitali all’estero potrebbero poi arrivare 3 miliardi. Quindi lo facessero loro, quelli con i capitali all’estero, un bel contratto di solidarietà, al posto di pensionati e lavoratori.
Se davvero dobbiamo intervenire per ridurre le spese, perché non interveniamo sui tanti costi della cricca, della casta e della politica?
Vogliamo fare un cosa molto semplice? Stabiliamo che l’evasione contributiva, cioè i soldi che dovrebbero essere versati per le pensioni e che vengono evasi nella misura di 25-30 mld di euro all’anno, diventi è reato. E' un furto nei confronti dei lavoratori, perché di questo si tratta.
Io non voglio fare il governo dell’emergenza a tutti i costi. Questa politica europea che vuole risolvere i problemi delle banche e non i problemi dei cittadini a noi non sta bene affatto. Io sono ben felice di dare una mano a un governo istituzionale, a patto che faccia dei provvedimenti lacrime e sangue per la cricca, come ad esempio la riduzione del 50% dei parlamentari.
Postato da Antonio Di Pietro

ALTRI 44 BANCARI SOTTO ACCUSA PER USURA


28/10/2011

BANCARI DA CETARA A SORRENTO SOTTO ACCUSA PER USURA A IMPRENDITORE DI AMALFI A PROCESSO IL 27 NOVEMBRE

Bancari  a Cetara e Sorrento accusa di usura
Bancari a Cetara e Sorrento accusa di usura
Il processo che vede coinvolti bancari della penisola sorrentina, costiera amalfitana e agro nocerino sarnese per l’inchiesta sull’usura bancaria partita dopo la denuncia di un imprenditore in evidente stato di bisogno al quale erano state anche ipotecate diverse proprietà, con vendite all’asta fallimentare di beni bloccate solo dall’intervento del fondo antiusura e della fondazione «San Giuseppe Moscati» inizierà il prossimo 27 novembre. Salvo che per Donato Nasti Assolto perchè il fatto non costituisce reato. Il gup Giovanna Lerose nel pomeriggio di ieri si è pronunciata in merito al rito abbreviato scelto da Donato Nasti coinvoltoIl sostituto procuratore Vincenzo Senatore aveva chiesto per Nasti (difeso dall’avvocato Guglielmo Scarlato) un anno e quattro mesi.
Per gli altri quarantaquattro indagati il processo inizierà invece il prossimo 27 novembre presso la prima sezione penale del Tribunale di Salerno. Si tratta di funzionari della Banca di Credito Cooperativo di Scafati-Cetara, della Banca Popolare della Penisola sorrentina e della Popolare di Bari. Si tratta di Enrico Longobardi (Scafati), Francesco Ambruoso (Scafati), Vito Cavallaro (Scafati), Raffaele Manzo (Scafati), Duilio Taglietti (Scafati), Benito D’Emma (Cetara), Gennaro Ferrigno (Cetara), Luigi Pasquale Del Giudice (San Giuseppe Vesuviano), Massimo Cavallaro (Scafati), Salvatore Fortunato (Scafati), Raffaele Vaccaro (Scafati), Pietro Sicignano (Scafati), Domenico Coppola (Scafati), Vincenzo Caputo (Scafati), Pasquale De Vivo (Scafati), Salvatore Monti (Scafati), Alfonso Pappalardo (Cetara), Eugenio Passetti (Scafati), Domenico Giordano (Battipaglia), Giuseppe Cretella (Scafati), Alfonso Nocera (Cosenza), Domenico Liguoro (Vico Equense), Ugo Fasciani (Salerno), Pietro Viti (Napoli), Ennio Barbato (SORRENTO), Filippo Recco (Napoli), Antonio Iodice (Napoli), Luca Fiorentino (Napoli), Pasquale Lorusso (Bari), Massimo Fasano (Napoli), Stefano Ascanio (Napoli), Dario Del Verme (Napoli), Gaetano Mastellone (SORRENTO), Terenzio D’Abbicco (Bari), Modestino Di Taranto (Foggia), Vincenzo Germano (Bari), Marco Jacobini (Carbonara), Paolo Nitti (Bari), Fulvio Saroli (Alessandria), Vincenzo Scarcia (Bari), Francesco Giovanni Viti (Napoli), Giorgio Treglia (Bari), Antonio Ferrari (Napoli).
 Le indagini della sezione Criminalità economica della procura partono da un caso in particolare, quello che ha visto nel mirino dei un imprenditore edile di Amalfi, Ugo D’Angelo, titolare della «D’Angelo Ugo Costruzioni & C sas» al quale i funzionari degli istituti bancari avrebbero applicato condizioni bancarie spoporzionate. Nel corso delle indagini è poi emerso che un’altra ditta edile, la «Esposito costruzioni sas» sarebbe finita nella presunta  rete dei funzionari. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, e su questo si basa l’impianto accusatorio della procura, i tassi applicati ai due imprenditori non solo sarebbero più elevati al raffronto tra i Teg calcolati ed i tassi medi pubblicizzati dalla Gazzetta ufficiale per la categoria di riferimento, ma risulterebbero superiori anche dalla semplice comparazione con questi ultimi dei tassi debitori nominali e la commissione di massimo scoperto. È questa la seconda indagine svolta seguita dal pm Senatore sul caso dell’usura bancaria. Il primo esplose a Cava de’ Tirreni e riguardò sette funzionari della Intesa San Paolo. Per il direttore della filiale cavese subentrò anche il reato di appropriazione indebita. Le indagini, affidate alla guardia di finanza, in quella circostanza partirono dalla denuncia dell’imprenditore Carmine D’Alessio, amministratore della «Mtn Internet Company srl», su presunte irregolarità dell’istituto di credito presso il quale aveva aperto i conti correnti.
 Secondo il sostituto procuratore Vincenzo Senatore i consigli di amministrazione avevano tutte le competenze e gli obblighi per vigilare sul conto corrente e per evitare che i tassi salissero toccando appunto percentuali usurarie. Per accertare le singole responsabilità, e verificare quali erano i margini di operatività e di controllo del consiglio di amministrazione sul singolo conto corrente, il gup aveva chiesto all' accusa un supplemento di indagine. Il pm ha depositato il nuovo incartamento nelle scorse settimane e nei giorni scorsi la gup ha disposto per tutti il giudizio. Il processo comincerà il 21 novembre prossimo, nella prima sezione penale del tribunale di Salerno. A tutti i 44 imputati viene contestato il reato di usura bancaria con l' aggravante di essere stata esercitata su un imprenditore in evidente stato di bisogno. La difesa della Banca popolare di Bari è però fiduciosa. Spiega il professor Vito Mormando, difensore di Marco Jacobini che «è bene precisare che la pratica D' Angelo non era della Banca popolare di Bari ma è stata ereditataa seguito dell' acquisizione da parte di Bpb della Banca della penisola sorrentina che a sua volta era subentrata alla Bcc di Tramonti». «Siamo di fronte comunque - continua il legale - a operazioni che non sono di competenza del consiglio di amministrazione. Questo passaggio lo abbiamo già dimostrato e ora lo dimostreremo meglio nel processo attraverso un accurato elaborato tecnico che andremo a depositare».

Inserito da:Michele Cinque - direttore@positanonews.it

Fuga delle imprese italiane verso il Ticino

La fuga delle imprese italiane verso il Ticino

Grazie a un piano lungimirante di promozione economica il cantone svizzero di lingua italiana riesce ad attrarre sempre più aziende

yfin



 - lunedì, 24 ottobre 2011
Dalla fuga dei cervelli alla fuga delle imprese. Destinazione: Svizzera italiana. Dal 1997 a oggi, il Canton Ticino ha "sedotto" le aziende del Belpaese con una serie di vantaggi economici,industriali e sociali e il corteggiamento ha avuto successo: negli ultimi anni, sono stati almeno 150 gli imprenditori di casa nostra che hanno scelto di trasferire sede e stabilimenti delle proprie ditte nel cantone svizzero di lingua italiana.
Fiscalità di vantaggio
Cosa li ha spinti a varcare la frontiera? Innanzitutto il regime fiscale vantaggioso. Tra dirette e indirette, leimposte a carico delle società che hanno sede in Ticino si aggirano sul 20% degli utili, mentre in Italia spesso superano il 50%. Le imprese inoltre possono contrattare il livello delle tasse con le amministrazioni locali: in media, il carico fiscale diretto è del 15% ma ci sono Comuni dell'area che scelgono di applicare anche aliquote più basse, intorno al 3-4%. In alcuni casi, benché molto limitati, si è arrivati all'esenzione fiscale totale.
I benefici per gli imprenditori
La fiscalità non è però l'unico elemento di attrazione per i capitani d'azienda del nostro Paese. Gli imprenditoriche si sono spostati nella Svizzera italiana sono stati allettati anche da altre "sirene". L'elenco dei benefitofferti dal Canton Ticino che hanno favorito la delocalizzazione è piuttosto lungo. La burocrazia, per esempio, è snella e consente di aprire un'attività in tempi ristretti: con le norme locali, servono poche ore per costituire una società e due giorni per adempiere ai vari obblighi di registrazione. Avversa alle lungaggini è anche la pubblica amministrazione locale, che si distingue per il livello di efficienza e per l'attenzione nei confronti delle esigenze delle imprese.
Il programma Copernico
L'impulso maggiore allo sviluppo economico del territorio cantonale lo hanno dato proprio gli amministratori pubblici attraverso leggi ad hoc e tramite Copernico, un programma di marketing territoriale rivolto agliinvestitori, esteri e locali, mirato a far conoscere le agevolazioni fiscali, i contributi a fondo perduto e gliincentivi statali alle assunzioni. Nell'ambito del piano, i servizi di promozione economica svolgono anche l'attività di "sportello unico". Si tratta di un servizio che accompagna gli imprenditori nell'adoperare gli strumenti legislativi a disposizione (come la Legge per l'innovazione economica) e che offre una cabina di regia nel realizzare progetti complessi che coinvolgono più competenze all'interno dell'amministrazione cantonale.
L'esodo delle imprese
Grazie all'iniziativa Copernico, dal 1997 al settembre 2011 in Ticino sono state create 226 nuove imprese, sia nel settore industriale che nel terziario avanzato. E il trend continua. L'accesso è consentito però solo alle aziende che rispondono a determinati requisiti. Arnoldo Coduri, responsabile della Divisione dell'economia del Dipartimento delle finanze del Cantone Ticino, ha spiegato a Yahoo! Finanza che le imprese, svizzere o estere, che "intendono beneficiare dei contributi e delle agevolazioni fiscali previsti dalla Legge per l'innovazione economica (…) devono presentare delle innovazioni ad elevato contenuto tecnologico e ad alto valore aggiunto sul prodotto, sulle modalità di produzione e sui sistemi di commercializzazione". La maggior parte delle 226 imprese arrivate in Ticino tramite i contatti creati dal programma Copernico sono appunto italiane (103), 9 provengono dalla Germania, 8 dagli Stati Uniti e 33 da altri Paesi del mondo. Le restanti sono state costituite dagli stessi residenti del Cantone (62 società) e da imprenditori svizzeri (11). I settori di attività delle nuove aziende sono soprattutto l'elettronica, la metallurgia e la meccanica di precisione, e la chimica farmaceutica. Non mancano però ditte attive in altri comparti industriali e neiservizi.
Gli altri vantaggi
Nella lista degli elementi di richiamo ci sono anche l'alta mobilità del mercato del lavoro, la rapidità con cui si può reperire manodopera qualificata, il basso assenteismo dei lavoratori, la modernità delle infrastrutture, soprattutto nel campo dei trasporti e della logistica, la facilità di accesso al credito bancario, la presenza di poli di formazione e ricerca all'avanguardia, la posizione geografica strategica (Milano e l'aeroporto di Malpensa, per esempio, sono a un'ora di distanza), la flessibilità nelle relazioni sindacali e, non ultima, lastabilità dal punto di vista politico ed economico. Nel complesso, questi fattori aiutano le imprese a pianificare con maggior tranquillità e a essere più efficienti e più competitive sul mercato.
I costi del lavoro
Il rovescio della medaglia, per le imprese, è costituito dai costi del lavoro, che sono più alti rispetto all'Italia: anche se le spese previdenziali e assistenziali per i dipendenti sono relativamente basse, i salari sono in media molto consistenti. Tuttavia ci sono almeno due elementi che attenuano questo gap. In primo luogo, ilrapporto tra costi e produttività del lavoro è mediamente migliore rispetto al nostro Paese. Poi, la nutrita presenza di transfrontalieri, specialmente dalla Lombardia, permette a molti imprenditori di offrire delleretribuzioni più basse rispetto alla media elvetica ma particolarmente vantaggiose per i lavoratori italiani: un elemento, questo, che aumenta la motivazione della manodopera.
La qualità della vita
Ai vantaggi diretti si uniscono anche quelli indiretti come la presenza di strutture sanitarie e scolastiche di alto livello, l'efficienza dei mezzi pubblici, la coesione sociale, la sicurezza e l'attrattività del paesaggio. In una parola: elevata qualità della vita. Come fa notare Coduri, "non necessariamente le azioni di promozione economica presuppongono lo stanziamento di contributi finanziari o la concessione di agevolazioni fiscali. Vi sono infatti aziende che non beneficiano di alcun aiuto, ma per le quali sono assai più importanti il primocontatto con i servizi dell'amministrazione pubblica e la successiva fase di accompagnamento nella realtà economica e istituzionale del Cantone, nonché la qualità di vita che si offre agli imprenditori e alle loro famiglie (…). È questo fondamentale aspetto che aggiunge valore rispetto ad altre realtà economicamente molto competitive".
Casa, ditta e famiglia
Ed è proprio questo l'asset che induce alcuni imprenditori a trasferirsi nel Canton Ticino con tutta la famigliae a prendere la residenza lì. Non a caso, come riferisce il settimanale economico "Il Mondo", negli ultimi anni il mercato immobiliare della zona ha avuto un'impennata e il costo al metro quadro per immobili di lusso è arrivato intorno ai 16.000 franchi [guarda il cambio in euro], mentre nel 2010 si attestava sui 13.000 franchi.
Le aziende che hanno traslocato
Tra le aziende italiane che hanno varcato la frontiera per aprire fabbriche e sedi ci sono diversi marchi attivi nel settore della moda e dell'abbigliamento: GucciPradaErmenegildo ZegnaThe North Face. Quest'ultima, un'azienda di abbigliamento e calzature per la montagna controllata dalla multinazionale americana Vf International, aveva la sua base a Pederobba, vicino Treviso e dava lavoro in Veneto a circa 300 persone. Da quando ha traslocato a Pazzallo, nel comune di Lugano, ha creato occupazione per altri 150 lavoratori. Nella Svizzera Italiana si sono insediati anche grossi gruppi come Fiat, che ha aperto la holdingFiat Group International a Paradiso, sul lago di Lugano, e imprese come Naie (articoli per la salute),Caterpillar (macchine per il movimento terra), Bocchiotti (logistica) e Pramac, un'azienda del Senese che ha creato uno stabilimento nei pressi di Locarno per la produzione di moduli fotovoltaici.
Una strategia vincente
L'insediamento di imprese del Belpaese nel territorio cantonale sta rappresentando per il Canton Ticino, e per la Svizzera in generale, un successo in termini economici e politici. Lo stesso fenomeno, a parti invertite, costituisce il segnale di un'emorragia del tessuto produttivo italiano e può essere letto come il risultato di una serie di scelte non felici da parte della classe dirigente nazionale. In questo senso, quindi, il percorso seguito dall'amministrazione svizzera può essere interpretato come una sorta di "road map" per le riforme che andrebbero fatte in Italia per favorire una maggiore competitività del sistema Paese.
Quali riforme per rilanciare la competitività in Italia?
Su quali terreni bisognerebbe agire? Anche qui la lista sarebbe lunga. Volendo limitarsi a replicare i "plus" presenti nel Canton Ticino, l'Italia dovrebbe: riformare il sistema fiscale riducendo le imposte a carico delle imprese; introdurre meccanismi ancora più efficaci per contrastare l'evasione; abbassare i costi del lavoro per stimolare nuove assunzioni; introdurre norme che rendano più flessibile il mercato del lavoro e al contempo diano più tutele e garanzie ai lavoratori; snellire la burocrazia permettendo a chi vuole avviare un'attività imprenditoriale di farlo rapidamente; rendere più efficiente la macchina della pubblica amministrazione; fare investimenti massicci in opere infrastrutturali. Interventi realizzabili? Se si considera che le casse dello Stato sono pressoché vuote e il debito pubblico è alle stelle (120% del Pil), l'impresa appare particolarmente ardua. Ma in teoria, stando a quello che sostengono molti economisti e gli stessiesponenti della classe politica (a prescindere dagli schieramenti), tali riforme sarebbero possibili. Nel frattempo, la delocalizzazione delle aziende italiane continua.