martedì 22 novembre 2011

Crozza a Ballarò su Monti (video) 22/11/2011


Marra dalla Lucarelli a GLOSSIP (16 novembre 2011)

I flussi internazionali del denaro


2007 * O la Banca o la vita * 7. I flussi internazionali del denaro * Marco Saba

Mentre la finanza internazionale attraversa una crisi generalizzata a seguito delle disfunzioni relative ai mutui del mercato immobiliare americano (agosto 2007), il presidente francese Sarkozy ha indirizzato una lettera all’attuale presidente del G8 Angela Merkel (1), lamentandosi delle mancanze del sistema finanziario mondiale e dell’assenza di trasparenza dei mercati. In questo capitolo cerchiamo di chiarire come funzionano gli scambi finanziari internazionali descrivendo le strutture che li permettono e che gestiscono la circolazione degli attivi finanziari assicurando la liquidità dei mercati. Queste strutture vengono denominate “camere internazionali di compensazione”. E’ in occasione degli accordi economici tra la Francia e la Libia – che sono seguiti alla liberazione da parte della Libia delle infermiere bulgare quest’estate e che hanno suscitato una controversia a livello europeo (2) – che ci si chiede se queste camere di compensazione non potrebbero rivelarsi utili nelle indagini che sta svolgendo la Commissione d’inchiesta parlamentare francese sulla modalità con cui questi accordi con la Libia si siano realmente svolti. In pratica, se fosse stato pagato un riscatto questo risulterebbe proprio dai movimenti contabili di queste camere di compensazione.

Da qualche decina d’anni, le transazioni finanziarie sono facilitate da questi organismi centralizzati che possono essere nazionali – come in Italia il Monte Titoli (3) - oppure internazionali, come in Europa Euroclear Bank, Clearstream International, SWIFT (4), in Svizzera la SegaInterSettle o, negli Stati Uniti, il CHIPS (5) e la DTC (6). 


Negli anni dal 2001 in avanti, con l’uscita di vari libri d’indagine firmati dal giornalista investigativo francese Denis Robert (7) sulla Banca Clearstream, che precedentemente si chiamava CEDEL e che fa parte del gruppo tedesco Deutsche Börse, in Francia sono scoppiati vari scandali tutti legati al fatto che queste società di compensazione sono opache e che mantengono dei conti, cosiddetti “non pubblicati”, attraverso i quali è possibile perdere le tracce di importanti movimenti di denaro. L’argomento è stato poi approfondito in un capitolo di un mio precedente lavoro (8).

Queste camere di compensazione - in inglese: International Central Securities Depositories, ICSD – nel caso di Euroclear e Clearstream – cumulano la funzione di stanze di compensazione con quella di vere e proprie banche.

Il ruolo di queste organizzazioni private è quello di permettere la circolazione dei valori finanziari autorizzando transazioni in tempo quasi-reale tra i clienti del sistema che sono le banche tradizionali, le istituzioni finanziarie, le banche centrali ed alcune multinazionali (9). Queste transazioni – o “regolamenti” – riguardano cifre importanti, normalmente dell’ordine di varie centinaia di milioni di euro. I titoli o valori mobiliari che sono stati smaterializzati attraverso l’informatica - ovvero vengono registrati come cifre digitali in dei computer – vengono scambiati attraverso comunicazioni digitali ed attraverso un gioco di scritture contabili, sui conti dei clienti di queste istituzioni. Tutte le transazioni vengono memorizzate e ritrascritte nei conti della società di compensazione che svolge la funzione di agente dei “regolamenti”. Le carte-valori vengono depositate nelle casseforti di queste organizzazioni – quando non sono emesse esclusivamente in modo digitale – ed in questo caso la camera di compensazione assolve la funzione di “deposito titoli”. Per quanto riguarda Clearstream, si parla di cifre di diversi trilioni di euro (dodici zeri), circa 23 volte il prodotto interno lordo di un paese come la Francia. Quindi, qualsiasi transazione internazionale che si realizza tra banche che hanno aperto un conto presso questi organismi, viene da essi svolti facendo pagare delle spese per il servizio. Un organismo come Clearstream International SA permette ai suoi clienti di svolgere tre tipi differenti di compensazioni o regolamenti:

-  i regolamenti interni: riguardano delle transazioni con contropartite o clienti all’interno del sistema Clearstream;

-  i regolamenti detti di “Bridge” (Ponte): si tratta di transazioni con contropartite presso la collegata Euroclear attraverso l’uso di un ponte elettronico tra il sistema Clearstream e quello Euroclear;

-  i regolamenti esterni: per delle transazioni con contropartite all’esterno delle due camere internazionali di compensazione (o ICSD) che sono appunto Euroclear Bank e Clearstream.

 

Schema di funzionamento del sistema basato sul ponte elettronico BRIDGE

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Le due camere di compensazione sono quindi strettamente legate e permettono ai loro clienti di passare da un sistema all’altro attraverso un ponte di collegamento elettronico che inizialmente funzionava di notte, dal 1993, ma che poi ha cominciato a funzionare anche di giorno, nel 2004, avendo visto crescere il traffico ed è poi notevolmente aumentato, dall’inizio del 2007, nel tentativo di “liquidificare” il mercato. Le banche clienti possono così scambiare dei titoli e concludere delle transazioni anonime utilizzando le banche “corrispondenti” Euroclear e Clearstream. Conservando le tracce di tutte le transazioni effettuate all’interno dei loro sistemi, queste  istituzioni internazionali potrebbero, se volessero o fossero costrette, collaborare efficacemente con le istituzioni che indagano sui movimenti di denaro legati al terrorismo ed alla criminalità.

Nel 2004, due senatori belgi, Isabelle Durant e Jean Cornil, avevano proposto una legge per creare una commissione d’inchiesta nazionale incaricata di indagare sull’utilizzazione dei conti presso “delle società di compensazione e d’istradamento finanziario” a fini di frode, evasione fiscale e/o riciclaggio di denaro. Questa proposta di legge non ha avuto seguito poiché la commissione europea ha stimato che il Lussemburgo ha “trasposto ed applicato correttamente la direttiva relativa allo sbiancamento dei capitali”. Ora questo perlomeno appare assai strano nel quadro della persecuzione giudiziaria che lo stesso Lussemburgo sta praticando da anni nei confronti di Denis Robert, colpevole solo di aver portato alla luce che, ad esempio, attraverso Clearstream fu pagato un riscatto anglo-americano per mantenere prigionieri gli ostaggi dell’Ambasciata americana a Teheran, rapiti dall’Iran, allo scopo di farli rilasciare solo dopo e non prima dell’elezione di Reagan e Bush alla Casa Bianca (nel gennaio 1980). Le cause tentate per imbavagliare Robert, quasi tutte poi perse, hanno solo lo scopo di distruggere finanziariamente una persona che ha osato sfiorare da vicino la piramide dei creatori di denaro dal nulla. Queste camere di compensazione infatti permettono proprio di riciclare i proventi del signoraggio primario delle banche centrali oltre al signoraggio secondario delle altre banche tradizionali. Ma non basta: permettendo la compensazione mobiliare, permettono alle banche centrali, che usano per lo più conti “coperti”, di effettuare quelle cosiddette Operazioni di Mercato Aperto (10) che altro non sono che un sistema per trasferire ricchezza agli amici degli amici. Ma Denis Robert a denunciare questo ancora non ci è arrivato…

Continuiamo la nostra esplorazione di queste centrali private di traffico di capitali internazionali. Descriviamo ora altre due di queste istituzioni: la DTC (Depository Trust Company) e il sistema SWIFT.

La DTC è una filiale della  DTCC (Depository Trust and Clearing Corporation) con sede a New York, è assimilata ad una camera di compensazione nazionale ma di fatto si tratta di una camera internazionale a causa dell’entità e del valore dei suoi depositi: ha un volume di attivi in valuta estera di più di due trilioni di dollari, viene al primo posto seguita nell’ordine da Euroclear e da Clearstream ed è connessa a queste ultime attraverso il sistema “Bridge”.

Il sistema SWIFT, che ha base a Bruxelles, è una rete interbancaria che permette il trasferimento di valute e che permette di effettuare operazioni su titoli e divise grazie ad un servizio di messaggeria istantanea tra gli operatori del sistema, principalmente le grandi banche e le grandi istituzioni finanziarie mondiali. 

 

I trasferimenti finanziari attraverso la tecnica delle banche di corrispondenza, il “correspondent banking”

Nel marzo 2001, il senatore democratico americano Carl Levin citava in un rapporto sul riciclaggio di denaro, la poca collaborazione da parte delle grandi banche americane - che fanno parte delle banche più grandi del mondo – nella lotta contro i crimini finanziari e metteva in luce come la tecnica delle banche di corrispondenza avesse un ruolo cruciale in questo genere di delitti. Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, sono state prese delle misure per lottare contro il finanziamento delle reti terroriste: in ambito statunitense attraverso il Patriot Act (11) ed in ambito OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) attraverso il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), aggiungendo 9 raccomandazioni alle 40 già esistenti, di cui una interessa particolarmente i grandi organismi di trasferimenti finanziari descritti in questo capitolo e riguarda i trasferimenti elettronici (12). La tecnica del correspondent banking è “moneta corrente” negli ambienti finanziari e questa tecnica è ampiamente riconosciuta e diffusa (13). 

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La banca “A” apre un conto a suo nome nella banca corrispondente “B” per effettuare delle operazioni finanziarie per conto dei suoi clienti, che saranno coperte da un doppio segreto bancario, a nome della banca “B” scelta e che potrà permettere un accesso indiretto ai clienti a degli organismi di transazioni assicurate come le camere internazionali di compensazione (ICSD), o a degli altri sistemi di transazione. Le ICSD come Clearstream International lavorano in modo significativo con delle istituzioni con base nei paradisi fiscali (14). La tecnica del correspondent banking può così favorire l’entrata di società o d’istituzioni finanziare che le fanno da schermo, nei circuiti della finanza mondiale.

 

Le transazioni a livello di ICSD e di banche di corrispondenza interne a questi sistemi

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Le banche clienti delle ICSD possono fare da banche o da istituzioni di corrispondenza con delle parti terze e dare loro la possibilità di accedere alle operazioni effettuate in seno a questi sistemi. La DTC, i sistemi Euroclear e Clearstream, il sistema SWIFT possono così essere utilizzati da delle parti e controparti “anonime” per quanto riguarda i registri interni o le banche dati delle transazioni di questi organismi. In che misura sono state applicate le raccomandazioni per la lotta al finanziamento del terrorismo nel quadro di queste tecniche interbancarie? Dato il carattere di raccomandazione delle misure di trasparenza enunciato dalle istituzioni come il GAFI, la loro applicazione al livello delle ICSD – dato che la diffusione geografica della clientela non può garantire una armonizzazione del comportamento di trasparenza – sembra non potersi concretizzare, lasciando così un vuoto normativo, giuridico e finanziario, che intacca l’ottimizzazione della sicurezza delle transazioni a livello internazionale.

 

Le banche corrispondenti in seno alle ICSD

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Inoltre, la presenza di banche all’interno stesso delle istituzioni che assicurano le compensazioni e i regolamenti dei conti - come è il caso di Euroclear Bank per il sistema Euroclear, di Clearstream Banking nel caso di Clearstream International – permette di utilizzare il ricavato delle operazioni del correspondent banking all’interno di questi organismi stessi. La complessità nel tracciare questi trasferimenti legata a questi livelli intermedi nelle transazioni, rappresenta una difficoltà ulteriore al raggiungimento della trasparenza dei sistemi finanziari. L’insieme degli attivi scambiati al livello delle ICSD partecipa anch’essa a questo stato di cose. (15)

 

Dal correspondent banking al correspondent clearing

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La realizzazione di una politica di efficienza e di liquidità dei mercati si è materializzata, negli ultimi anni, attraverso l’istallazione di un ponte elettronico che collega le tre grandi camere di compensazione mondiali che sono la DTC (Depository Trust Company), Euroclear Bank e Clearstream International. La presenza di banche in seno ai due grandi sistemi europei, accoppiata a questo sistema di ponte di collegamento (BRIDGE) permette, infine, l’utilizzazione di questi organismi secondo una tecnica di correspondent clearing. In pratica, le banche clienti dei due ICSD possono utilizzare le banche interne a ICSD come delle banche di corrispondenza passando così da un sistema di compensazione (clearing) all’altro beneficiando così di un ulteriore schermo bancario a fini legali o illegali. In questo contesto si pongono varie questioni a chi osserva il sistema dall’esterno: quali sono le condizioni contrattuali che le banche ICSD offrono ai loro clienti e sono queste differenti da quelle che pongono le altre banche? Queste banche sono aperte a chi non è cliente delle ICSD? Infine, queste banche sono anche clienti a tutti gli effetti delle altre ICSD concorrenti? 

Dalla risposta a queste domande dipende una parte considerevole delle esigenze di trasparenza che sono richieste nel quadro di una mondializzazione finanziaria, perché non si tratta qui solo di un malfunzionamento del sistema finanziario mondiale, ma della sua stessa organizzazione, legalizzazione e della definizione del suo ruolo istituzionale.

 


Note:

 

1) Angela Merkel venne premiata col premio della fondazione Edmond Israel nel 2006. Gli altri otto che ricevettero il premio annuale furono: Helmut Kohl, Jacques Santer, Javier Solana, Guy Verhofstadt, Jean-Luc Dehaene, Jean-Claude Juncker, Árpád Göncz e Wim Duisenberg.

Angela Merkel to receive Edmond Israel Foundation’s Vision for Europe Award - Clearstream.com, 6 Novembre 2006

La rivista Forbes ha indicato la Merkel come la donna più potente del mondo nel 2007:
E' la Merkel la donna più potente del mondo - Corriere della Sera, 31 agosto 2007


2) Libia: Cecilia Sarkozy non testimonierà su infermiere bulgare - Corriere del Ticino, 23 agosto 2007
http://www.cdt.ch/interna.asp?idarticolo=tio344866&idtipo=2


3) http://www.montetitoli.it

 
4) Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication

 
5) Clearing House Interbank Payments System

 
6) Depository Trust Company

 
7) Sito internet di Denis Robert:
http://www.ladominationdumonde.blogspot.com
In italiano è stato tradotto solo il suo primo libro, Révélation$: “Soldi – il libro nero della finanza internazionale”, di D. Robert e E. Backes, ed. Nuovi Mondi Media, 2004

 
8) Bankenstein, di Marco Saba, ed. Nexus, 2006

 
9) Tra i conti che vennero trovati da Denis Robert nei listati di Clearstream ce n’era anche uno del Ministero del Tesoro italiano con sede a Milano.  Si trattava del conto numero C2510. Altre decine di conti italiani erano direttamente intestati a persone (nomi e cognomi)


10) In inglese: Open Market Operations, O.M.O.

 
11) Patriot Act, capitolo 3 Sottotitolo B — Emendamenti alla legge sulla segretezza bancaria e migliorie collegate.

Le misure prese a livello della lotta contro il lavaggio di denaro, a seguito degli attentati del 9-11, sono state parecchio criticate. Alcuni elementi riguardo ad anomali movimenti di borsa collegati agli attentati e segnalati dalla Commissione d'inchiesta sono stati ignorati da varie polizie internazionali, compresa la Guardia di Finanza, sotto la scusa del segreto bancario, della extraterritorialità o semplicemente per "decisioni relative all'inquirente". Se si fossero tracciati a ritroso questi movimenti di borsa, si sarebbe potuto risalire, molto probabilmente, alle "menti raffinatissime" (per usare una definizione di Giovanni Falcone) che si nascondevano dietro agli esecutori degli attentati. Vedi: "Bankenstein", citato sopra, capitolo sulla Deutsche Bank (2006).

Vedi anche: 

SEC SECRET PROBE OF STOCK DEALINGS BEFORE 9/11 - TBRNews.org
http://tbrnews.org/Archives/a048.htm
Sibel Edmonds, ex traduttrice del FBI, sotto la tutela del Privilegio del Segreto di Stato ha testimoniato:
"Le mie traduzioni delle intercettazioni dell'11 settembre riguardavano anche il lavaggio di denaro (dei terroristi), informazioni precise e con data certa.... Se si fossero fatte davvero le indagini, avremmo assistito in questo paese (Stati Uniti) a delle rivelazioni criminali di alto livello... e credetemi, faranno di tutto per nascondere tutto ciò."

The Pakistan Connection,  Guardian Unlimited, 22 luglio 2004


12) VII. Wire transfers
Countries should take measures to require financial institutions, including money remitters, to include accurate and meaningful originator information (name, address and account number) on funds transfers and related messages that are sent, and the information should remain with the transfer or related message through the payment chain.


13) Indirect access to Euroclear and Clearstream Banking is available to other institutions which clear through or maintain a custodial relationship with an account holder of either system. 
http://www.secinfo.com/dsvrt.4fd26.htm

Travaglio: diventa tecnico anche tu


Diventa tecnico anche tu
di Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano
Nell’ambito del ritrovato spirito di sobrietà e coesione nazionale lungamente auspicato dalle più alte cariche dello Stato e dalle maggiori autorità civili, militari, religiose, finalmente realizzato dalgovernissimo che fa benissimo, l’intero Paese è chiamato a uniformarsi al nuovo afflato che soffia dai palazzi della politica, evitando smagliature e conflittualità atte a guastare il clima unitario e a ripiombarci nella guerra civile permanente.

Stampa e propaganda. Se lo spread continua a salire o resta alto, si tratta senz’altro d’illusione ottica, dunque evitare di nominarlo. Se i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, nominano a presidente dell’Antitrust l’ex socio nonché avvocato difensore di Schifani, evitare espressioni conflittuali come “nepotismo”, “conflitto d’interessi”, “raccomandato”, anzi esaltare le virtù di insigne “giurista” e “costituzionalista” del nominato.

Cinema. Produttori, sceneggiatori e registi sono chiamati a ideare soggetti improntati alla coesione nazionale, affidandoli a scrittori patriottici, sempre tesi al bene comune e all’amore verso il prossimo contro ogni sterile contrapposizione politica: da Aldo Cazzullo a Pierluigi Battista, da Francesco Alberoni a Federico Moccia. Si auspicano vivamente: film istituzionali ispirati alla vita del giovane Napolitano, che già nella culla emetteva vagiti e balbettava moniti alle riforme condivise; biografie rigorosamente tecniche del giovane Monti che, nato in un alambicco della Bocconi e subito avvolto in fasce di sobrio loden verde, si trastullava col suo ombrellino british e la sua bombettina fumo di Londra; fiction bipartisan sul giovane Passera, partorito nel caveau di una banca e amorevolmente allevato da una nurse che gli spruzzava gocce di Malizia profumo d’Intesa. Molto richiesta anche la nuova Dinasty di grandi intese sui Letta’s, sceneggiata dagli autori di Topolino e Paperino, già esperti in famiglie che si tramandano di zio in nipote.

Sport. D’ora innanzi le competizioni sportive saranno finalizzate non a vincere, ma decoubertinianamente a partecipare, onde evitare inopportuni festeggiamenti dei vincitori sui vinti. Nel calcio, attaccanti e portieri s’incontreranno al limite dell’area per abbracciarsi affettuosamente, evitando traumatici gol che potrebbero indurre una tifoseria a esultare mortificando l’altra. Dalla classifica del Totocalcio verranno aboliti l’ 1 e il 2, per lasciare spazio alla sola X, cioè al pareggio bipartisan e coeso.

Welfare. Se la banca o l’impresa dove lavorate vi licenziano in tronco mettendovi sulla strada dall’oggi al domani, anziché abbandonarvi a reazioni impulsive e conflittuali tipo scioperi, proteste, manifestazioni di piazza, occupazioni e picchettaggi in palese controtendenza con la coesione nazionale, pensate positivo e ringraziate i padroni per il tempo libero che vi rimane per esercitare al meglio i vostri hobby.

Vita quotidiana. Anche l’uomo della strada dovrà collaborare alle grandi intese e al governo tecnico. Se, per esempio, un pirata della strada vi sperona o vi tampona, scendete dalla vostra auto e, anziché insultarlo o bestemmiargli contro, baciatelo a lungo e poi invitatelo a pranzo a casa vostra, per stringere subito amicizia in linea con il nuovo clima di coesione nazionale. Se, passeggiando, un borseggiatore vi strappa la borsa o il portafogli, evitate di gridare al ladro, anzi inseguitelo e, senza spaventarlo, domandategli da veri tecnici se gli serve altro. Se avete una gioielleria e la mattina, alzando la serranda, trovate un rapinatore che ve la sta svaligiando, anziché azionare l’allarme o peggio ancora metter mano alla pistola, fate anche voi i tecnici e suggeritegli amorevolmente la combinazione della cassaforte. Se, rincasando, trovate vostra moglie a letto col vostro migliore amico, contate fino a cento prima di reagire, e poi non fatelo; anzi siate tecnici fino in fondo e indicategli sottovoce il punto G della signora, affinché i due possano godere meglio, finalmente coesi.

Il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2011 

Farage contro il governo Monti


Farage contro il governo Monti, ma chi è Nigel Farage?



Nigel Farage, europarlamentare e leader di UKIP, un movimento conservatore inglese che chiede l’uscita del Regno Unito dall’Ue, ha parlato di attacco alla democrazia a proposito delle richieste europee nei confronti di Grecia e Italia. Nel corso di un intervento all’assemblea di Strasburgo, ha criticato l’annullamento del referendum ad Atene e le dimissioni di Papandreou, come frutto delle pressioni delle istituzioni europee. Le sue parole sono espressione della linea indipendentistadel suo partito, che ha più volte criticato il potere europeo.


Video:http://it.news.yahoo.com/video#video=27342774

Quindi, riferendosi al nostro Paese, ha aggiunto: “E non soddisfatti di ciò avete deciso che anche Berlusconi doveva andarsene, così è stato rimosso e sostituito da mister Monti, un ex commissario europeo, un architetto di questo eurodisastro e un uomo che non era neanche un membro del Parlamento”. Sempre secondo Farage, quanto avviene in Europa “sta diventando un racconto di Agatha Christie: stiamo cercando di capire chi sarà la prossima persona a essere eliminata”. Ma chi è Nigel Farage? E’ fuoriuscito dal Partito Conservatore nel 1992 in seguito all’ok britannico al Trattato di Maastricht. Ha quindi fondato l’UKIP, nelle cui liste è stato eletto al Parlamento Ue a partire dal 1999.


Nel settembre 2006, Farage è diventato il leader dell'UKIP (Partito per l'indipendenza del Regno Unito) e ha guidato il partito nella campagna per le Europee del 2009, in cui il partito indipendente si è posizionato al secondo posto a livello nazionale dopo i Conservatori e scalzando i Laburisti. Nel novembre 2009 Farage si è dimesso da leader del partito per sfidare John Bercow per il posto di speaker alla Camera dei Comuni. Alle elezioni del 2010 Farage non ha ottenuto però alcun seggio, ma lo scorso novembre, in seguito alle dimissioni di Malcolm Pearson, Farage è riuscito a tornare alla guida del partito.

Beppe Grillo come Domenico Scilipoti: è un golpe


GOVERNO MONTI/ Beppe Grillo come Domenico Scilipoti: è un golpe



Il governo Monti sembra piacere a tutti. A destra e a manca il professore della Bocconi viene salutato come il salvatore della patria. Le fiducie ricevute alla Camera e al Senato hanno visto cifre da record, mentre lo stesso Berlusconi, suo malgrado, gli ha dovuto attestare la propria stima. Certo, le differenze ci sono e sono significative. Tra i banchi dell’opposizione siede ormai solamente la Lega Nord che, unica tra i partiti presenti in Parlamento, ha deciso di non concedere la propria fiducia all’esecutivo chiamato a dar via a quell’operazione sistematica a continuativa sul nostro debito pubblico e sull’equilibrio dei nostri conti pubblici necessaria per dare ai mercati, alle istituzioni europee e agli investitori garanzie di solvenza e di affidabilità. A parte il Carroccio, sta di fatto che tutti gli altri partiti hanno deciso di dare all’ex Commissario europeo la possibilità di guidare la compagine governativa.
E sono decisamente pochissimi quelli che hanno  espresso il proprio disappunto in maniera decisa e convinta. Tra questi, val la pena ricordare due personaggi agli antipodi. Ma che, sulla questione, si ritrovano perfettamente d’accordo. Si tratta di Domenico Scilipoti, ex Idv passato al gruppo dei Responsabili per fungere da stampella al governo Berlusconi e di Beppe Grillo. Ieri Scilipoti, mentre l’Aula si accingeva a votare la fiducia e prima, durante le dichiarazioni di voto e la replica di Monti, si aggirava tra i banchi di Montecitorio con un vistoso fazzoletto nero al braccio. In segno di lutto. Lo show è stato accompagnato dalla distribuzione di volantini che simulavano un manifesto funebre. C’era scritto «Oggi è morta la democrazia parlamentare. Il popolo Sovrano ne dà il triste annuncio al Paese». Fuori dall’Aula ha spiegato ai cronisti che l’insediamento del governo tecnico corrisponde ad un commissariamento, ad un golpe, alla sospensione della democrazia. Il comico genovese, dal canto suo, ha spiegato, sulle pagine del proprio blog, che in Italia il colpo di Stato è una costante. Per decenni il nostro Paese ne avrebbe subiti svariati senza neanche rendersene conto.

Conflitti d’interessi, Monti batte Berlusconi


Conflitti d’interessi, Monti batte Berlusconi
di Alessio Mannino - 21/11/2011

Fonte: alessiomannino 


Nota per gli anti-berlusconiani osservanti che oggi intonano gli osanna al nuovo capo del governo Mario Monti, l’economista liberista più amato dalla Bce e dalla finanza internazionale: scorrendo la lista dei ministri, i conflitti d’interesse la fanno da padrone. Ho già detto di lui, che è un recordman di intrecci e influenze elitarie (ripassino: ex consigliere Fiat, Comit e Generali, dal 2005 advisor Goldman Sachs, presidente europeo della Commissione Trilaterale, membro del direttivo del Bilderberg Group: grazie a queste credenziali è stato commissario europeo negli anni ’90 ed è da tempo immemore editorialista del Corriere della Sera, mica per altro).
Veniamo al consiglio dei ministri. Il primo banchiere italiano, Corrado Passera capo di Banca Intesa (azionista di una miriade di società, dalla Telecom alla Ntv di Montezemolo e Della Valle fino ad Alitalia e ad Rcs-Corriere della Sera, giusto per fare solo qualche nome), diventa superministro dello Sviluppo economico e Infrastrutture. La vicepresidente del consiglio di sorveglianza sempre di Intesa, consigliere di Buzzi Unicem ed editorialista del quotidiano Il Sole 24 Ore, Elsa Fornero, è nominata ministro del Welfare. Il commercialista Piero Gnudi, neo-ministro per il Turismo e Sport, siede nel cda di Unicredit, del gruppo Astaldi e del Sole 24 Ore, dopo essere stato presidente di Enel fino a pochi mesi fa. Francesco Profumo, a cui va il ministero dell’Istruzione, ha fatto parte del cda di Unicredit Private Bank e oggi è presente in quelli di Telecom, Pirelli e Fidia. Piero Giarda, già sottosegretario al Tesoro coi governi di centrosinistra negli anni ’90, assume il dicastero dei Rapporti con il Parlamento da consigliere di sorveglianza del Banco Popolare. Dulcis in fundo, la ministra della giustizia, Paola Severino, è un famoso avvocato proveniente dallo studio legale di un altro ex Guardasigilli, Giovanni Maria Flick. Segni particolari: la sua sterminata lista di clienti eccellenti annovera Prodi, Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Geronzi, Rutelli, Formigoni, la Fininvest, Telecom, Eni, Enel, Total eccetera eccetera e, nota importante, è considerata una “morbida” su certi temi, guarda caso quelli che stanno a cuore al plurindagato Silvio Berlusconi. Tipo le intercettazioni, che in un convegno del 2009 lei ebbe a definire «inefficaci», in pratica inutili. Stendiamo un velo pietoso sull’onnipresente Antonio Catricalà, uomo per tutte le stagioni premiato con il ruolo di sottosegretario alla presidenza del consiglio: fu quello che, grazie a una giravolta verbale di sua invenzione inserita nel lodo Maccanico, salvò Rete4 dal passaggio al satellite, e che da capo dell’Authority antitrust in tutti questi anni ha dormito sonni profondi. Dulcis in fundo, il braccio destro del neo-premier, Enzo Moavero, un eurocrate doc: conosce a menadito gli uffici della burocrazia dell’Unione e ricopre l’incarico di giudice della Corte europea di Giustizia di Lussemburgo. E’ il naturale ministro agli Affari Europei.
Poi c’è il capitolo Vaticano. Un certo, marcato ammiccamento alla Chiesa è evidente nei seguenti ministri: Lorenzo Ornaghi (Beni Culturali), ex rettore dell’Università Cattolica e vicepresidente del quotidiano dei vescovi Avvenire; Andrea Riccardi (Cooperazione Internazionale), fondatore della Comunità di Sant’Egidio; lo stesso Passera, presente al recente convegno di Todi in cui il presidente della Cei, cardinal Bagnasco, ha chiamato a raccolta il variegato mondo associativo ed economico d’ispirazione cattolica. Infine, non dimentichiamo l’ammiraglio Giampaolo Di Paola al ministero della Difesa (attualmente dirige il comitato militare della Nato, da cui ha seguito le operazioni di guerra in Libia) e Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore italiano a Washington, agli Esteri. Entrambi una garanzia per gli Usa, senza il cui via libera, nel Belpaese non si forma nessun governo. (a.m.)

Il suicidio dello Stato: sovranità addio


Sovranità addio
di Francesco Mario Agnoli - 21/11/2011

Fonte: Arianna Editrice

http://blog.ilmanifesto.it/losangelista/files/2009/12/Cyborgsx.jpg  
In questi giorni i critici della scelta del governo tecnico parlano molto di lesione della sovranità. Occorre intendersi, perché il termine  sovranità può riferirsi  tanto alla sovranità che l'ordinamento internazionale riconosce ai singoli  Stati, quanto  all'esercizio della sovranità all'interno di ogni  singolo Stato di cui, negli ordinamenti democratici (in Italia per espresso comando della Costituzione),  è titolare il popolo. 
  Alla luce di questa  diversità di significati è perfettamente possibile immaginare  uno Stato sovrano, che nel proprio ordinamento interno non riconosca quella popolare in quanto  prevede un diverso fondamento della sovranità  (ad esempio la legittimazione divina). Tuttavia, dal momento che in Italia la Costituzione attribuisce al popolo la sovranità e il suo esercizio, la scelta  di un  governo tecnico  ufficializza un'ulteriore rinuncia del popolo (in realtà forzata, perché nessuno si è curato d'interpellarlo) quanto meno all'esercizio della propria sovranità, sicché le critiche al governo tecnico non presuppongono affatto  un giudizio positivo  sulla classe politica. Anzi tutt'altro. Non solo, difatti, è possibile che nel concreto e nell'immediato, il governo Monti possa risultare migliore (o meno peggio) dell'appena  caduto governo Berlusconi o di un  governo politico di salvezza nazionale  a guida Bersani-Casini, ma, in ogni caso, è alla classe politica che si deve il progressivo accantonamento della sovranità popolare. Un  accantonamento indubbiamente favorito  in Italia (atteniamoci a noi,  ma il discorso è più vasto) da un  sistema troppo  strettamente  aderente ad un rigido modello di democrazia rappresentativa, che, attribuendo scarso  rilievo agli strumenti di democrazia diretta (in pratica   solo, e con molti limiti, il referendum abrogativo),  riduce a ben poco l'effettivo  esercizio della sovranità da parte del popolo: la scelta dei suoi rappresentanti nell'occasione elettorale. Scelta, ulteriormente ristretta  dall'attuale legge elettorale, che finisce con l'attribuire alle segreterie dei partiti la scelta dei presunti rappresentanti del popolo.
    In realtà  il dibattito sul governo Monti, ritenuto da chi non è d'accordo un cedimento  ai poteri più o meno forti e occulti della finanza internazionale e comunque esterni allo Stato, ha  tirato in ballo, più che  la sovranità interna (e il suo esercizio),  quella spettante allo Stato italiano nell'ambito internazionale, nei rapporti con i soggetti che in quest'ambito agiscono. Ora è indubbio che, contribuendo alla nascita  dell'Unione europea   e aderendo poi alla moneta unica, l'Italia abbia necessariamente rinunciato a parte della sua sovranità col  delegare agli organi europei  una parte delle sue funzioni. Rinunce perfettamente  legittime, anche perché reciproche, e tuttavia  al fondo viziate e indebolite proprio dalla mancanza di un diretto  consenso popolare, che i rappresentanti del popolo si sono ben guardati dal  chiedere perfino quando sarebbe stato assolutamente indispensabile come per il varo della Costituzione europea.
   I due concetti di sovranità (interna ed esterna)  restano, pur nella loro unità fondamentale, distinti in quanto operano in campi diversi, ma la debolezza democratica della democrazia rappresentativa  e la sua ulteriore degenerazione partitocratica hanno grandemente contribuito, sottraendo il relativo procedimento al controllo  del popolo sovrano, all'indebolimento della sovranità internazionale  dello Stato. Un indebolimento che è andato ben oltre i limiti previsti e, soprattutto, contrariamente alle promesse e alle attese, non è stato accompagnato  dal trasferimento  della sovranità dai popoli delle singole nazioni al popolo europeo. I primi hanno perso quasi tutto, il secondo non ha ricevuto quasi nulla. Nell'Unione Europea non vi è una sola persona che veramente conti che sia stata scelta dal popolo (o dell'intera comunità o  del suo paese) e che a questo  debba rendere conto..
   A questo punto è evidente come i due fenomeni abbiano interagito. L'accantonamento  di fatto della sovranità popolare all'interno dello Stato ha consentito  l'indebolimento della sua sovranità internazionale. Questo, a sua volta, ha reso impossibili sia il recupero, all'interno, della sovranità popolare sia una valida  resistenza agli ukase provenienti dall'esterno comunque formulati (sollecitazioni all'adempimento di direttive e raccomandazioni o mazzate finanziar), perché tutte le decisioni che contano sono prese altrove, a Bruxelles  e a Francoforte, e non dal popolo europeo.
  Per legittimare il governo  Monti ai suoi partigiani è stato sufficiente vestirsi da crociati  finanziari al grido di “l'Europa lo vuole!”, omettendo che l'Europa lo vuole perché lo vogliono Goldman Sachs, Citigroup, Bank of America, Deutsche Bank e Speculatori Anonimi Associati..
                                                                   Francesco Mario Agnoli

L'utopia del governo dei banchieri


Il governo dei banchieri: la realizzazione di una utopia capitalista
di John Brown - 21/11/2011

Fonte: Come Don Chisciotte

  
In ogni particolare repubblica, il governo propriamente detto, ossia il supremo potere temporale, apparterrà naturalmente ai tre principale banchieri.
Auguste Comte, Catechismo positivista
1. La risposta del potere all’ondata di resistenza contro le politiche dettate dal capitale finanziario ha la grande virtù di non essere ipocrita. Di fronte a quelli che nelle piazze gridavano “La chiamano democrazia e non la è” o “Non ci rappresentano”, l’oligarchia che è al comando del potere ha deciso di non deluderci. La riforma costituzionale “ad alta velocità” in Spagna è stata il primo mattone che poi, con una terribile accelerazione storica, è stata seguita dalla nomina dell’uomo di Goldman Sachs, Mario Draghi, come presidente della Banca Centrale Europea, una banca formalmente “indipendente”, ma che è indipendente solo da qualsiasi organo che derivi dalla volontà popolare. 

La società che ha falsificato i conti pubblici perché la Grecia potesse entrare nell’euro e che poi ha palesemente speculato sul debito greco, tirerà le fila dei destini finanziari dell’Unione Europea. In Grecia, dopo la persecuzione e la deposizione di George Papandreou favoriti dalla Troika (FMI, Commissione Europea, BCE) che ha trattato la Grecia come fosse un paese coloniale, il nuovo primo ministro sarà un altro esponente dell’oligarchia finanziaria, Lucas Papademos, ex responsabile della Banca Centrale Europea. In Italia, Mario Monti – la persona imposta “dai mercati” e dai loro rappresentanti sul globo e in Europa per prendere il posto dell’infausto Berlusconi, è anche lui, secondo i dati della Commissione Europea, oltre che ex commissario, consigliere di Goldman Sachs. (NdR: e membro di Moody's...)

In questo momento la Banca Centrale Europea e due paesi dell’Unione sono guidati da persone apertamente legate al capitale finanziario e, nel caso di Draghi e di Monti, a Goldman Sachs. Sembrano realizzarsi le affermazioni dell’istrionico operatore di borsa Alessio Rastani che, intervistato dalla BBC, ha affermato: “I governi non governano il mondo; è Goldman Sachs che governa il mondo.” Invertendo la formula di Marx, possiamo dire, per descrivere quello che succede oggi, che “la storia si ripete due volte: una volta come scherzo, l’altra come tragedia … greca”.
2. Il capitalismo ha sempre avuto una relazione difficile con la democrazia. Diversamente dalla storia ufficiale che ci presenta capitalismo e democrazia come termini di un binomio inseparabile, la democrazia formale ha impiegato molto tempo per stabilirsi nel mondo capitalista e, visti i tempi attuali, possiamo dire che sia durata ben poco. I regimi liberali del XIX secolo e dei primi decenni del XX non erano democratici nemmeno nel senso limitato che diamo oggi a questo termine: in quasi tutti, il suffragio era basata sul censo o era fortemente limitato, e votavano solo gli uomini. La rappresentanza politica era quindi possibile solo per coloro che avevano introiti e un patrimonio notevole e che non erano sottoposti al potere patriarcale nella sfera familiare. Quanto al pluralismo politico è sempre stato molto limitato, e le opzioni anticapitaliste spesso erano ritenute fuorilegge. Le cose cambiarono nel secondo decennio del XX secolo, nel convulso periodo compreso tra la Rivoluzione Russa e gli anni successivi alla crisi del ’29, quando, di fronte alla minaccia della rivoluzione e della crisi, fu indispensabile per le borghesie europee e nordamericane creare un ampio consenso attorno al capitalismo che includesse il proletariato e i suoi rappresentanti. Con i governi di Roosevelt negli Stati Uniti o del Fronte Popolare in Francia - ma anche ai margini della democrazia liberale, con il fascismo e il nazismo -, fu possibile stabilire un accordo sociale egemonico basato sull’ordine capitalistico fondato sullo scambio tra disciplina sociale e lavorativa con la protezione e i diritti sociali. Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la vittoria sul fascismo, nell’Europa in ricostruzione fino agli anni ’70 si consolidano regimi capitalistici con una forte componente “sociale” e una notevole influenza delle sinistre, mentre i risultati sociali e democratici dell’era Roosevelt si mantengono nonostante alcuni tagli negli Stati Uniti.
Il capitalismo ammette in questo modo, al suo interno, un margine per la rivendicazione dei diritti sociali e per un qualche gioco politico pluralista e democratico, contenuto negli ambiti stabiliti dal sistema della rappresentanza, nella “democrazia dei partiti” e nella preservazione delle condizioni minime per il funzionamento dello stesso capitalismo.
Questo idillio del capitalismo con la democrazia non dura più di trent’anni (i trenta “anni gloriosi” della crescita successivi alla Seconda Guerra Mondiale) e entra in crisi quando le conquiste popolari nei paesi del centro capitalista e il raggiungimento dell’indipendenza dei paesi del Terzo Mondo riducono fortemente il margine di profitto del capitale per dover aumentare i salari e anche i prezzi delle materie prime. Il capitalismo democratico si trova di fronte a un limite. Siamo davanti a quello che la Commissione Trilaterale definirà come “la crisi della democrazia” e che si caratterizzerà come una crisi di “governabilità”. La soluzione a questa crisi sarà, come si sa, la controrivoluzione liberale con i suoi diversi capisaldi: Pinochet, Reagan, Thatcher, Felipe Gonzalez-Solchaga, eccetera. I suoi strumenti saranno la deregolamentazione finanziaria, il monetarismo, la sostituzione del contratto lavorativo e della contrattazione collettiva con il contratto mercantile e la contrattazione individuale, e la liquidazione progressiva dei diritti sociali.
3. Nel regime neoliberista iniziale si mantengono le forme democratiche: i governi vengono eletti dalla maggioranza parlamentare e gli interessi privati si differenziano dall’interesse pubblico, anche se quest’ultimo tende a tradursi ogni volta di più nei termini di efficacia e di redditività commerciale. La democrazia perde, alla fine, i suoi contenuti una volta introdotta la dottrina di Margaret Thatcher “TINA” (There Is No Alternative – Non c’è alternativa), visto che sono oramai praticamente impossibili le politiche socialdemocratiche. Tuttavia, quando all’inizio del 2008 e della crisi dei titoli spazzatura, il capitale finanziario si trasforma in un creditore spietato degli stessi poteri che hanno salvato le banche dalla propria sparizione, il margine di trattativa dei diritti e degli interessi delle categorie sociali maggioritarie sparisce completamente. L’unica priorità degli Stati è il pagamento del debito e la salvaguardia della credibilità davanti ai mercati. A partire da questo momento, i rappresentanti politici non possono mantenere la finzione dell’ “interesse generale” e diventano apertamente pupazzi nelle mani del capitale finanziario. Le immagini patetiche e le dichiarazioni di Papandreu, Zapatero e, in diversa misura, degli altri dirigenti delle nostre democrazie in questi ultimi mesi danno un buon esempio di questa totale sottomissione del potere politico formale al potere privato. In un certo modo il capitalismo, dopo aver conosciuto una fase democratica abbastanza breve, sta tornando alla sua iniziale costituzione liberale e oligarchica. I governi di diversi regimi capitalistici si trovano oggi sempre più nelle mani di coloro che amministrano il capitale. I sogni della sovranità popolare, della rappresentatività, della mediazione degli interessi svaniscono e resta la realtà di un regime che mai ha avuto molto a che vedere con la democrazia, se non fosse per la diretta emanazione delle dinamiche di mercato di cui sognavano Hayek e Friedman.
4. Il capitalismo sta trasformando in realtà la propria utopia. Non quella di una democrazia di mercato – anarchico – dove, come sosteneva Hayek, il mio denaro è la mia scheda elettorale, ma quella di un capitalismo del debito, dove chi governa è il capitale finanziario tramite i propri agenti. Alla fine del secolo XIX, questo sogno che oggi si fa realtà venne descritto da Auguste Comte in vari suoi testi. Per il fondatore del positivismo, ogni costituzione politica deve rispondere allo stato della civilizzazione che le corrisponde. Secondo la legge dei tre Stati, l’umanità avrebbe conosciuto prima uno stadio teologico (coi suoi tre momenti: feticismo, politeismo e monoteismo), un secondo stadio dominato dalle rappresentazioni astratte della metafisica e un terzo stadio di maturità dominato dalla scienza e dall’industria, lo stadio positivo. In questo ultimo stadio della civiltà, l’osservazione dei fenomeni naturali e, in particolare, di quelli sociali deve essere la base di ogni organizzazione politica. La base dell’ordine politico è la “”sociocrazia”, il potere delle leggi della società enunciate dalla sociologia. In questo Comte è un erede diretto dei fisiocratici, che già avevano appoggiato un governo basato sulla natura (fisiocrazia o governo naturale). La democrazia, per Comte, rimane relegata all’ordine delle anticaglie dello stadio metafisico, dato che si basa su astrazioni come la sovranità popolare o l’eguaglianza dei diritti che non coincidono con le conclusioni dell’osservazione scientifica e delle leggi che da esse derivano: “In politica tutto è fissato in conformità a una legge realmente sovrana, riconosciuta come superiore a tutte le forze umane, visto che in ultima analisi deriva dalla nostra organizzazione, sulla quale non si potrebbe esercitare alcuna azione. In una parola, questa legge esclude, con la stessa efficacia, l’arbitrarietà teologica, ossia il diritto divino dei re, e la arbitrarietà metafisica, la sovranità dei popoli” (“Piano di lavori scientifici necessari per riorganizzare la società”, 1822). Per Comte, lo stato positivo è la fine dell’arbitrarietà rappresentata dal pensiero teologico e da quello astratto-metafisico. Il principio unico di governo è il rispetto delle leggi scientifiche, naturali e inviolabili scoperte dalla sociologia. La politica diventa completamente naturale e assoggettata, come la natura stessa, a un sapere scientifico e a un intervento tecnico. Per questo motivo, non ha senso mettere in discussione l’ordine positivo, dato che si impone non con l’arbitrarietà della volontà umana, ma per la forza dei fatti che corrisponde a un dispotismo non arbitrario: “Se qualcuno volesse vedere nell’imperio supremo di questa legge una trasformazione dell’arbitrarietà esistente, bisognerebbe chiedere loro che si lamentino anche del dispotismo inflessibile esercitato su tutta la natura dalla forza di gravità” (Ibid.) 
Per Comte, la fine dell’arbitrarietà si traduce in un nuovo tipo di governo, basato sulla politica scientifica, in cui gli uomini smettono di governare e sono le cose a farlo: “In questa politica la specie umana viene considerata come soggetta a una legge naturale che può essere determinata dall’osservazione e che prescrive, in ogni epoca e nel modo meno equivoco, l’azione politica che si può esercitare. Quindi l’arbitrarietà cessa necessariamente. Il governo delle cose sostituisce quello degli uomini.” (Ibid.) Il problema è che il governo delle cose sugli uomini ha bisogno sempre di alcuni intermediari tra le cose e gli uomini che possano formulare e interpretare le leggi positive dettate dalle cose. 
I banchieri occupano, nella scala dell’industria, un posto privilegiato dato che, nella classe degli imprenditori, la loro funzione è più astratta e generale, ed è quella che meglio gli consente di conoscere le leggi fondamentali della società e di applicarle. La gerarchia sociale degli imprenditori si eleva, in effetti, “dagli agricoltori ai fabbricanti, da questi ai commercianti, per salire da ultimo fino ai banchieri, e ogni classe si poggia sulla precedente. Quelle operazioni più indirette, che vengono affidate ad agenti più selezionati e poco numerosi, richiedono quindi concezioni più generali e più astratte, così come una più ampia responsabilità” (Catechismo positivista). Per questo motivo untriumvirato di banchieri deve assumere il potere temporale in ognuna delle repubbliche che configurano l’ordine mondiale positivista: “In ogni repubblica particolare, il governo propriamente detto, cioè il supremo potere temporale apparterrà naturalmente ai tre principali banchieri” . Si profila così l’utopia di un governo mondiale del capitale attraverso i suoi agenti: “Duemila banchieri, centomila commercianti, duecentomila produttori e quattrocentocinquantamila agricoltori mi sembrano dirigenti industriali sufficienti per centoventi milioni di abitanti che compongono la popolazione occidentale. In questo piccolo numero di patrizi, si concentrano tutti i capitali occidentali la cui attiva applicazione dovranno dirigere liberamente, sotto la loro costante responsabilità morale, a beneficio di un proletariato trenta volte più numeroso.”
5. L’idea che chi governa realmente il mondo non sono i governi ma Goldman Sachs è stato considerata una barzelletta e si è anche creduto per alcuni giorni che l’intervista di Alessio Rastani alla BBC fosse uno scherzo degli Yes Men. La psicoanalisi ci ha insegnato, invece, che una battuta non è solo una battuta, perché ha una forte relazione con l’inconscio. La battuta (Witz) come manifestazione dell’inconscio ci apre, secondo Freud, a un sapere che non conosce sé stesso, perché sarebbe insostenibile. Nelle forme liberali e democratiche assunte fino ad oggi dal capitalismo, affermare che viviamo sotto la dittatura del capitale sembrava un’esagerazione che poteva essere espressa solo attraverso una parodia. Si poteva obiettare a chi lo affermava che nei nostri paesi ci sono le elezioni e che il popolo può cambiare la linea del governo, cosa oltretutto vera nell’ambito di precisi limiti che hanno sempre coinciso con quelli del capitalismo stesso. In un capitalismo democratico, tutto si può cambiare a parte il capitalismo stesso. Ma l’evoluzione del sistema ci ha portato, in prima battuta, a un completo svuotamento dei contenuti della politica nella prima fase (monetarista, de-regolamentatrice) della controrivoluzione neoliberista e, nella sua seconda fase dominata da quella che Maurizio Lazzarato chiama “l’economia del debito”, a una aperta sparizione delle forme democratiche, a uno stato di eccezione permanente. Le battute peggiori e i sogni più assurdi diventano realtà di fronte ai nostri occhi. La crisi della rappresentanza politica nel capitalismo non è mai stata così prosciugata, e mai è stata più urgente e più sentita la necessità di rifondare la democrazia su una base diversa dal capitalismo.
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13.11.2011
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE