mercoledì 10 aprile 2013

Pappalardo: si rubano pure i voti dei carabinieri

Quando si continua a servire lo Stato?

Me lo sono spesso chiesto. Quando si va in pensione, si può continuare a servire lo Stato? E in che modo?
Qualcuno preferisce godersi la pensione e curare i nipoti, dato che in servizio non ha avuto il tempo di curare i figli.
Di certo non si serve lo Stato, quando, prendendo una bella pensione da generale di corpo d’Armata (oltre 7.000 euro) si chiede e si ottiene un posto di sottogoverno, percependo un altro stipendio (oltre 7.000 euro), che qualcuno considera un furto quando ci sono pensionati che vivono, si fa per dire, con 500 euro al mese.
Ma Monti non si è accorto di costoro e nemmeno Grillo, buono solo a far propaganda spicciola e a intimorire 150 pupazzi, che ha mandato allo sbaraglio in Parlamento.
Un mio collega d’Accademia mi disse che, andato in pensione, si sarebbe totalmente ritirato a vita privata. Perché lui non si sarebbe mai dato alla politica. Né avrebbe ricoperto altri incarichi, essendo rimasto soddisfatto della sua carriera nell’Arma.
Bugiardo! Oggi ricopre l’incarico di Consigliere della Corte dei Conti.
Ma si è mai chiesto Monti quanti sono questi Consiglieri della vecchiaia, e a che cosa servono?
Io ho scelto un’altra strada: quella di continuare a rendermi utile per gli altri. Per cui ho costituito un sindacato, il SUPU, per dare dignità ai miei colleghi. Poi mi sono dedicato alla politica e sto valutando, insieme a tanti Siciliani se sia il caso che la mia Isola continui a stare in uno Stato, quello italiano, in cui ogni giorno vengono calpestati i principi costituzionali.
Ma non sono il solo ad avere fatto queste scelte sociali.
Passando per Trapani ho incontrato il sindaco di quella bella cittadina, per troppi anni in odore di mafia. E’ un mio collega, il Generale, oggi in pensione, Vito Damiano.
L’ho conosciuto un po’ più d’appresso quando comandava il Comando Provinciale di Catania. Mi trovai in quei paraggi perché avevo deciso follemente di candidarmi alle elezioni regionali. Mi fu vicino.
Prima che si scrutinassero i voti, mi telefonò e si congratulò con me per la mia elezione. Che, invece, non avvenne. Mi meravigliai della notizia inesatta che mi aveva dato. Sapevo che era un ufficiale serio e mi sorpresi per l’abbaglio che aveva preso.
Qualche mese fa un qualcuno addentro ai maneggi nelle consultazioni politiche, mi confidò che quell’anno avevo preso un sacco di voti, ma non avendo scrutatori al seggio, moltissimi mi vennero tolti.
Da una parte rimasi male, dall’altra invece fui contento che il mio collega Damiano non mi aveva raccontato una bufala.
Andato in pensione nella sua bella città di Trapani, invece di godersi la pensione o di ricevere un incarico lucroso, come Ingroia, che si è trasformato in esattore delle tasse, così dando un calcio alle sue aspirazioni di “rivoluzionario civile”, ha preferito mettersi in gioco e si è candidato a sindaco in una città dove la puzza della mafia si sente in ogni direzione.
Questo è vero impegno civile, ancora più elevato rispetto a quello di Ufficiale dei carabinieri, dove stai ben ovattato in un contesto, in cui emergono poco le responsabilità individuali.
Da Sindaco, invece, le cose cambiano, perché ogni giorno ti devi confrontare con i gravi problemi della città e con i tuoi concittadini che da te aspettano anche una buona parola.
Gli ho detto che in una democrazia gli eletti del popolo si pongono in una sfera di maggiore responsabilità rispetto a qualsiasi alto funzionario dello Stato.
Un giorno il Professore Corasaniti, a quel tempo Presidente della Corte Costituzionale, mi disse che lui era nulla di fronte a me, deputato della Repubblica, in quanto io avevo ricevuto l’investitura dal popolo, che è la più alta per norma costituzionale. 
Mi sono fatto una passeggiata con Damiano nella sua Trapani. Mi ha raccontato i progetti che vuole portare avanti per rendere più vivibile e più rispettata la sua città.
Una sua frase mi ha colpito, proprio perché detta da lui, un ufficiale dei Carabinieri: “Per sconfiggere la mafia non c’è attività repressiva che tenga. Ci vuole tanta e tanta cultura. E mi darò da fare perché a Trapani la gente venga sempre più coinvolta in avvenimenti culturali, che elevano lo spirito ed il senso di identità e di appartenenza”.
Tanti auguri, Vito Damiano!
Ci incontreremo, ne sono certo, sulla strada dell’impegno civile e sociale.

Catania, 9 aprile 2013

Antonio Pappalardo

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