martedì 7 maggio 2013

Banchieri pagliacci distrutti dalla coca


La cocaina dilaga tra banchieri e manager
In Svizzera è emergenza da "dipendenza"

Oltre la metà dei pazienti dell'ospedale che a Ginevra si occupa di tossicodipendenza ricopre incarichi di responsabilità in banche, società finanziarie e gruppi assicurativi. Le città elvetiche sono le capitali europee del consumo della polvere bianca

di FRANCO ZANTONELLI
LUGANO - Avvolti in una nuvola di polvere bianca. Succede, in Svizzera, agli alti quadri delle banche e delle compagnie di assicurazione. Lo rivela uno studio dell'università di Ginevra, lanciando un vero e proprio grido d'allarme sulla dipendenza da cocaina di molti manager della piazza finanziaria elvetica. Lo rivela il dottor Daniele Zullino, responsabile del centro che si occupa delle dipendenze all'Hug, l'Ospedale universitario ginevrino. 

"I nostri pazienti - spiega l'esperto, in durante un'intervista al quotidiano 20Minuten - hanno tra i 25 ed i 45 anni e, per oltre la metà, ricoprono posti di responsabilità in banche, società finanziarie e gruppi assicurativi". Un universo di gente apparentemente normale che, tuttavia, ad un certo punto, è costretta a chiedere aiuto. "Hanno una rete sociale di amici, un partner o una famiglia, spesso sembrano persone in forma", dice Zullino. In realtà, spesso, sono dei disperati costretti a tirare avanti a suon di sniffate. "Molti di loro iniziano, con la prima striscia, la mattina presto, poi vanno avanti, così, per tutta la giornata, come degli atleti prigionieri del doping", continua il medico dell'Ospedale universitario di Ginevra. 

Quando la coca presenta il suo conto questo si manifesta con "l'insonnia, gli stati depressivi e gli attacchi di panico. Quando vengono da noi magari hanno già perso il posto di lavoro, perché sorpresi a consumare droga in ufficio e, spesso, sono spinti a intraprendere una terapia da qualche famigliare, il più delle volte dalla moglie", afferma Zullino. La terapia contro la dipendenza il più delle volte parrebbe funzionare, quantomeno il soggetto vittima della droga riesce a non esserne più schiavo. Anche perché, come è trapelato di recente, con riferimento ad un uomo politico rovinatosi con la cocaina, questa era finita per costargli 8mila franchi al mese (6.500 euro), un salasso che anche i manager ben pagati fanno fatica a sopportare. Il che non impedisce a città come Zurigo e Ginevra di detenere, con Amsterdam, il ruolo di capitali europee del consumo di cocaina, con una cifra d'affari, annua, di circa mezzo miliardo di franchi, circa 400 milioni di euro. E parecchi consumatori, come ha rivelato il dottor Zullino, appartengono al mondo degli affari. 

Non è forse un caso che i pusher a Losanna si ritrovino davanti alla sede della Banca Cantonale. Fatto sta che, per molti analisti, il problema evidenziato dallo studio di  Ginevra non sarebbe estraneo alla crisi finanziaria, esplosa nel 2008. Che l'ex-presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, attribuì a "un'esuberanza irrazionale". "Molti politici e finanzieri in vista hanno preso decisioni irrazionali perché in preda a una megalomania indotta dalla cocaina", rileva, dal canto suo, il dottor Chris Luke, dell'ospedale universitario di Cork, in Irlanda. Più esplicito l'editorialista del quotidiano britannico Guardian, Geraint Anderson, secondo cui "solo dei pagliacci distrutti dalla cocaina potevano investire miliardi di dollari in crediti ipotecari privi di copertura". 

Nessun commento:

Posta un commento