venerdì 7 giugno 2013

Capitalia e Unicredit: confermate le condanne


Parmalat, confermate condanne Cesare Geronzi, Matteo Arpe e altri 6 imputati

Pubblicato il 7 giugno 2013 13.43 | Ultimo aggiornamento: 7 giugno 2013
BOLOGNA – Le condanne di Cesare Geronzi e Matteo Arpe nell’ambito del crac Parmalat sono state confermate dalla Corte d’Appello di Bologna. L’ex presidente di Banca di Roma-Capitalia, Geronzi, e l’allora dg di Capitalia, Matteo Arpe, sono stati condannati per la vicenda della vendita delle acque minerali Ciappazzi, filone nato dall’inchiesta sul crac Parmalat. Confermate, come chiesto dal procuratore generale Umberto Palma, anche le condanne per gli altri sei imputati.
GERONZI E ARPE - Il 29 novembre 2011 Geronziera stato condannato dal tribunale di Parma a cinque anni per bancarotta e usura aggravata. Per  Arpe, ai tempi dei reati contestati dg di Capitalia, c’era stata una condanna per bancarotta a tre anni e sette mesi.
Secondo le accuse Gironzi avrebbe fatto pressioni perché nel gennaio 2002 Calisto Tanzi, alla guida del gruppo Parmalat, acquistasse l’azienda di acque minerali Ciappazzi dal gruppo Ciarrapico, che era fortemente indebitato con la Banca di Roma-Capitalia. L’accusa rivolta ad Arpe è di bancarotta fraudolenta in merito a un prestito ponte da 50 milioni di euro concesso dall’allora direttore generale di Capitalia alla Parmalat.
ALTRE 6 CONDANNE – Oltre a Geronzi e Arpe sono state confermate le condanne per bancarotta di Alberto Giordano, ex vicepresidente della Banca di Roma, a 4 anni. Alberto Monza, direttore generale della Banca di Roma, e Antonio Muto, dirigente area funzione crediti della Banca di Roma, ed Eugenio Favale, dirigente Area grandi clienti Banca di Roma, sono stati condannati tre anni e tre mesi. Condanna di tre anni e quattro mesi confermata per Riccardo Tristan, l’ex cda Fineco Group, mentre Luigi Giove, responsabile recupero crediti Mediocredito Centrale, ha ricevuto la conferma della condanna a tre anni.
PENE ACCESSORIE CONFERMATE – Tutti e 8 gli imputati hanno visto confermate anche le pene accessorie, che comprendono l’interdizione per 10 anni dall’esercizio di impresa e l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Geronzi, Arpe e gli altri sei imputati dovranno poi pagare le spese processuali insieme ai responsabili civili, tutte società del gruppo Unicredit, e le spese sostenute per il giudizio da alcune parti civili tra cui gli ex obbligazionisti di Parmalat.

Europa: il forte ostacolo delle lobby bancarie


Berlusconi-Grillo: doppio attacco all’Europa tedesca

Pubblicato il 6 giugno 2013 20.51 | Ultimo aggiornamento: 6 giugno 2013 20.53
ROMA – Berlusconi-Grillo: doppio attacco all’Europa tedesca. Un’intervista al Foglio di Berlusconi (che uscirà venerdì 7 giugno)) e un post sul suo blog di Beppe Grillo sembrano convergere su un unico obiettivo: bisogna stanare la Merkel, costringerla a rivedere le posizioni della Germania, contrastare l’egemonia tedesca prima che sia troppo tardi. Un braccio di ferro va esercitato oggi, oppure, come sostiene Berlusconi, bisognerà ripensare le ragioni dello stare insieme, “trovare le proprie soluzioni nazionali o regionali, scomponendo i meccanismi dell’area dell’Euro”.
Non è possibile dover attendere le decisioni della Corte Costituzionale tedesca, o le elezioni di settembre, avverte Grillo: “Chi decide come saranno gli Stati Uniti d’Europa di domani? Perché non un referendum?” E’ la crescita, ovviamente, l’obiettivo di queste posizioni: obiettivo che gli “euro-scettici” (più op meno mascherati) ritengono impossibile stante il che il rigore tedesco ha posto sulla nostra capacità di dispiegare risorse fuori da vincoli fdi bilancio vissuti come una camicia di forza.
Berlusconi. ”Qui si misura – ha sottolineato l’ex Premier- la vitalità di un governo o la sua complicità più o meno consapevole con le forze negative e paralizzanti che premono contro una soluzione effettiva della crisi da recessione. Bisogna che il governo sappia con autorevolezza ingaggiare un braccio di ferro, senza strepiti ma con grande risoluzione, allo scopo di convincere i paesi trainanti dell’Europa, e in particolare la Germania di Angela Merkel, che siamo di fronte a una alternativa secca: o si rimette in moto in forma decisamente espansiva il motore dell’economia, compreso quello finanziario legato alla moneta unica, uscendo dalla paralizzante enfatizzazione della crisi da debito pubblico, oppure le ragioni strategiche della solidarietà nella costruzione europea, dall’unione bancaria a tutto il resto, si esauriscono e si illanguidiscono fino alla rottura dell’equilibrio attuale”.
Per Beppe Grillo, serve prima di tutto attrezzarsi con un “paracadute europeo”, perché la luna di miele con i mercati e lo spread basso non durerà, e al primo colpo di vento la speculazione tornerà ad aggredirci. Problema numero uno è l’affabilità delle banche italiane (12% di sofferenze bancarie contro il 18% della Slovenia che infatti, è il ragionamento, sarà costretto a chiedere aiuti).
Bruxelles deve decidere sul meccanismo di liquidazione delle banche europee in caso di fallimento per prevenire il circolo vizioso debito pubblico – banche. Vigilanza e regolamentazione unica europea sono obiettivi che trovano il forte ostacolo delle lobby bancarie franco tedesche, le stesse che hanno peggiorato la crisi rinviando la gestione del problema Grecia per avere il tempo di scaricare parte delle loro esposizioni. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha ammesso recentemente che il ritardo dell’intervento in Grecia è stato il principale errore nella gestione della crisi, con il conseguente contagio della periferia d’Europa. Sono le stesse lobby che hanno annacquato i requisiti di Basilea e di ritardato la ripresa provocando il “credit crunch”, la stretta del credito, pur dl non ricapitalizzarsi. Senza l’ancora di salvataggio dell’Unione Bancaria, l’Italia non sarà mai in grado di gestire il peggioramento della crisi restando nell’Euro. (post del 6 giugno sul blog di Beppe Grillo)