sabato 15 giugno 2013

Corruzione ENI

MES: prima truffa da 60 miliardi


Un tetto da 60 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche tramite il Mes

L'Eurozona starebbe concordando di porre un tetto da 60 miliardi di euro per la ricapitalizzazione diretta delle banche tramite il Mes.
Un tetto da 60 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche tramite il MesIl Wall Street Journal, attraverso due fonti interne ai negoziati, riporta come i responsabili governativi siano vicini alla firma di un accordo che permetterà al Mes - il fondo creato per il salvataggio dell'eurozona - di ricapitalizzare direttamente le banche utilizzando fino ad un massimo di 60 miliardi di euro. Nell'accordo si dovrebbe prevedere anche la presenza di un rapprensentante scelto dal Mes all'interno del board di ogni banca che chieda la ricapitalizzazione. Al momento, sottolineano le due fonti al Wsj, non c'è nessun accordo sul fatto che i fondi potranno essere usati retroattivamente per rimuovere il peso dei salvataggi delle banche ai governi. Se fosse garantita l'accesso retroattivo, appare comunque poco probabile che paesi che hanno già ricevuto gli aiuti potranno compiere un pieno trasferimento al Mes dato il vincolo dei 60 miliardi. Le banche greche sole, del resto, hanno già ricevuto oltre 50 miliardi in aiuto, gli istituti finanziari spagnoli €41.4 billion.
Non è ancora chiaro se la responsabilità finale per il prestito rimarrà del governo nazionale o del Mes – nonostante i prestiti saranno poi gestiti dalle istituzioni governative. La decisione finale verrà formalizzata all'Eurogruppo del 20 giugno.

L'Italia è una colonia tedesca

PRIMO PIANO
Lo dice Nigel Farage, europarlamentare inglese ed euroscettico. Il suo partito è secondo in Gb

L'Italia è una colonia tedesca

Letta fa poco perché anche lui è telecomandato da Berlino 

Enrico Letta? Non ho alcuna opinione su di lui. È un personaggio irrilevante. Un altro burattino. Nessuna offesa personale, per carità. Ma, oggi, chi è al potere in Italia non conta niente. Non comanda su nulla. L'Italia non è più uno Stato sovrano, ma una colonia della Germania».
In un'intervista a ItaliaOggi, Nigel Farage, leader e militante storico dello Ukip, il partito indipendentista britannico che vuole l'addio del Regno Unito a Bruxelles, nonché co-presidente, con il leghista Francesco Speroni, del gruppo Efd (Europa della Libertà e della Democrazia), che raccoglie i principali partiti euroscettici al Parlamento europeo, denuncia «il declino della politica italiana».
Dopo il trionfo alle Europee del 2009, quando era riuscito addirittura a superare i laburisti, imponendosi come seconda formazione politica del Regno, alle ultime elezioni amministrative, un mese fa, il suo partito ha registrato un nuovo, clamoroso boom, trasformando il voto in un avvertimento per la politica nazionale e per l'Europa. Un vero tsunami, che ora rischia di travolgere anche le prossime elezioni politiche.
In rete, gli anatemi contro l'euro, di Farage, carismatico quanto furbo, oltre che bravissimo a gestire i tempi del video, sono seguitissimi. E tra i suoi estimatori (oltre a milioni di donne inglesi, che secondo il Telegraph considerano Farage più affascinante di Cameron – perché la popolarità oggi è più sexy del potere, signora mia) non poteva mancare Beppe Grillo, che l'ha definito un «oratore straordinario». Una stima ricambiata, quella del leader del M5S per il politico britannico, e del resto Farage è definito da molti “il Grillo inglese”. Anche se, al di là dei toni infiammati e della comune avversione al progetto europeo, le posizioni dei due non sempre convergono.
Domanda. Proprio ieri il Financial Times si è scagliato contro Letta, definendolo “in letargo” e spronandolo a svegliarsi. Concorda con il giudizio del quotidiano?
Risposta. Purtroppo sì. Letta sta un po' dormendo, è vero. D'altronde, se sei un Paese membro dell'euro cosa puoi fare davvero? Assolutamente nulla. L'abbiamo già visto accadere con altri Paesi. Non importa chi è al governo, perché, tanto, non è quella persona a governare. L'incarico politico, come si conferiva ed era inteso una volta, non esiste più. Non sono gli italiani a decidere, né tantomeno il Presidente della Repubblica: è l'Europa. E se all'Europa un leader non piace, lo rimpiazzano.
D. Si riferisce alle dimissioni forzate di Berlusconi nel 2011?
R. Guardi, io credo che in politica, come nel calcio e nello spettacolo, arrivi il momento di ammettere a se stessi che è tempo di andare in pensione. Per il bene dell'Italia, per l'immagine del vostro Paese in Europa e nel mondo, spero che Berlusconi abbia giocato la sua ultima partita. Detto questo, la nomina di Monti a Presidente del Consiglio è stata l'azione più esecrabile che abbia mai visto dalla nascita dell'Unione Europea. Sconvolgente e vergognoso che un gruppetto di persone in Europa decida, secondo le loro convenienze per di più, chi deve guidare l'Italia. Un governo fantoccio. È stato un bruttissimo segnale. Ero disgustato. Come si sono permessi? Come lo avete permesso?
D. Ce lo chiede l'Europa, o meglio, la Merkel.
R. Proprio così. Viviamo in un'Europa dominata dalla Germania. L'Unione europea, che sotto un altro nome, dopo la Seconda Guerra Mondiale, era stata concepita per contenere il potere tedesco, oggi è controllata e tiranneggiata economicamente dalla Germania. Una situazione pericolosissima. E nessun Paese sembra avere la forza di ribellarsi. Anche se il sentimento antitedesco e antieuropeo sui temi economici cresce, come ad esempio in Francia. Ma c'è di più: l'Ue era stata disegnata per avvicinare i suoi popoli, un tempo divisi tra Est e Ovest. Invece ha creato nazionalismi. Oggi l'Europa è divisa tra Nord e Sud, e il razzismo e la xenofobia dilagano. A questo proposito vorrei ricordare che è stato su mia iniziativa che Mario Borghezio è stato espulso dal gruppo degli euroscettici al Parlamento europeo, dopo le dichiarazioni sul ministro Kyenge.
D. Ma lei pensa che l'Italia dovrebbe uscire dall'euro e dall'Ue?
R. Penso che Grecia, Spagna e Portogallo debbano uscire il più presto possibile dall'euro, se vogliono sopravvivere. Sull'Italia non ho certezze altrettanto forti. I vostri indicatori economici sono drammatici, è vero. Ma l'Italia versava in gravi difficoltà ben prima di entrare nell'euro, e, lasciandolo, non risolverebbe tutti i suoi problemi. Allo stesso tempo, uscire dall'euro permetterebbe al governo italiano di governare davvero, di non essere un governo fantoccio. E questo è fondamentale. Grillo ha ragione quando chiama al referendum sull'euro e sull'Ue, uno dei suoi cavalli di battaglia. È un dibattito necessario, se non altro per spingere gli italiani a prendere coscienza di cos'è davvero l'euro e cosa vi sta facendo. Per quanto mi riguarda, considero l'intera esperienza europea un totale fallimento.
D. Tra lei e Grillo c'è stima reciproca. Come giudica la débâcle del Movimento 5 Stelle alle ultime amministrative?
R. Credo sia naturale che un movimento partito dal nulla e arrivato al top in pochissimo tempo vada incontro ad alti e bassi. Quel 25% che Grillo ha preso alle politiche di febbraio, e che neanche lui si aspettava, denuncia la grande sete di cambiamento degli italiani. Una sete che non è stata soddisfatta. Ed è per questo che Grillo è stato punito dagli elettori alle amministrative: perché non ha tenuto fede alle aspettative di cambiamento che aveva creato e alimentato. Ma il partito è appena nato. Bisogna dargli tempo. Questa sconfitta, come pure le divisioni interne e l'incapacità di alcuni parlamentari, sono i classici problemi della crescita.
D. Molti però dicono che Grillo si sia stancato e cerchi una via d'uscita. Lei che ne pensa?
R. Voglio credere che non sia così. Grillo sta ricoprendo un ruolo molto importante nella politica italiana. L'Italia ha bisogno di un dibattito aperto e franco sul proprio futuro economico e politico. E il M5S oggi è l'unico che possa portare a questo dibattito.