martedì 9 luglio 2013

MTS – Dove le banche fanno la "mattanza"

MINISTORIA DEL MARKET OF TREASURY SECURITY DI LONDRA DOVE I VALORI DEGLI SPREADS OSCILLANO CONTINUAMENTE. TUTTO INIZIA IN ITALIA NEL 1988 PER VOLONTA' DI CIAMPI E AMATO ...

http://glaucobenigni.blogspot.it/2013/06/ministoria-dello-spread-e-del-mercato.html
Glauco Benigni 
10.6.2013 


MTS – Dove le banche fanno la "mattanza" dei bonds europei 

L'argomento appare ammantato da fitte nebbie. E' difficile trattarlo in linguaggio corrente in quanto le scarse fonti sono costellate da definizioni tecnofinanziarie angloamericane. La sua storia inoltre è innervata da scelte e decisioni politiche spesso inspiegabili. Una questione da Iniziati veramente “esoterica”, nella quale “pochissimi”, come vedremo, hanno messo e mettono le mani. Una questione però da divulgare, in quanto ogni giorno, i suoi esiti generano pesanti ricadute sugli Stati (ex Sovrani) e sulle famiglie che abitano in Europa. Su milioni di individui che sono inconsapevolmente, ma al dunque, i “prestatori di ultima istanza“ del Debito Sovrano e quindi i garanti dei cambialoni, detti Bot e CCT, che gli Stati danno alle banche in cambio di denaro.
Questa è la mini-Storia di Sua Maestà lo SPREAD e del luogo virtuale dove i suoi valori oscillano incessantemente. Una Storia che, “stranamente”, non è mai comparsa con la giusta evidenza nei media mainstream. Una storia le cui origini risalgono ormai a 25 anni fa e i cui protagonisti rimangono grossolanamente “evocati”. Li chiamano i Mercati. Una definizione che assicura un'impermeabile anonimità …in particolare a uno dei mercati : il famigerato “secondario di Londra, noto nei Pubs della City come Jack lo Squartatore.
Se si effettuano delle ricerche però, affiorano nel web antiche traccie di gesti e decisioni rilevanti .



In un'intervista rilasciata a Specchio Economico nel 2007,http://www.specchioeconomico.com/200702/garbi.html
Gianluca Garbi, ex consigliere del Ministero del Tesoro, esperto finanziario con incarichi alla Banque Paribas e alla JP Morgan, collaboratore di Mario Draghi, afferma: “ Nel 1988 il Ministero del Tesoro, per assicurare una corretta gestione dei Titoli del Debito Pubblico e per indicare anche in modo trasparente i prezzi, istituì un Mercato all'ingrosso dei Titoli di Stato basato su un circuito telematico.“ Un mercato all'ingrosso dei cambialoni di Stato ? Telematico ?” E chi gliel'ha suggerito al Tesoro nell'88?
Garbi, attualmente Amministratore Delegato di Banca Sistema, conosce bene la questione perchè giustappunto Mario Draghi, dieci anni dopo l'esordio di quel particolare Mercato, lo nominò nel 1998 Presidente del Consiglio di Gestione dell'MTS – Mercato dei Titoli di Stato. “ Nacque così – continua Garbi – una vera e propria Borsa del Debito Pubblico in cui ogni giorno vengono scambiati 110 miliardi di euro”



MTS dunque. Jack lo Squartatore ha un nome. Un acronimo, che all'origine, significa Mercato Titoli di Stato. Se si chiede però oggi“MTS” ad un motore di ricerca del web si rinviene una definizione diversa, ancorchè sovrapponibile. Ciò che appare infatti è : MTS Group – Market of Treasury Security,http://www.mtsmarkets.com/ una società con uffici a Londra, New York, Milano e Roma che, grazie ad una elegante sito, ci racconta una storia aggrovigliata ma molto interessante. Non ostante sia iniziata in Italia, la Storia è narrata ed è rinvenibile solo in inglese.
E' vero, conferma la brochure, “tutto comincia nel 1988”. A quel tempo in Italia due importanti uomini politici : Giuliano Amato, nel ruolo di Ministro del Tesoro e Carlo Azeglio Ciampi , nei panni di Governatore della Banca d'Italia hanno una folgorante intuizione, un satori degno dei grandi geni delle nuove tecnologie: “Cominciamo a offrire Titoli a reddito fisso emessi dallo Stato non più e non solo secondo le tradizioni, ma con le modalità offerte dalla contrattazione su reti digitali. Ne abbiamo facoltà.” In pratica un Mercato che, probabilmente ispirato dal successo di Nasdaq, si collocava nel solco della Rivoluzione Digitale in corso. Geniale! Degno, come dicevamo, di Guru informatici ispirati da una chiara visione tecnofinanziaria. Un modo di comprare e vendere che, da quel momento in poi, avrebbe travolto ogni precedente rituale di scambio dei Titoli di Stato.

I BoT, i CCT (e simili) dei nonni e delle zie rimaste vedove... quelli che sarebbero stati in seguito definiti Bond, diventavanoSecurities trattabili e scambiabili a grandissime velocità in ambiente “digitale ubiquo”. Una parte degli scambi si continuava (e si continua) a fare “a voce”, ma la tendenza da accreditare era (ed è) quella di usare al massimo i sistemi online. Fin qui tutto bene.


L'MTS era stato “inventato” dagli italiani e restava di proprietà e sotto il controllo degli italiani.
Per 4 anni si procede, per fasi progressive, alla sperimentazione–evoluzione del sistema. Nel 1992 l'MTS consolida l'uso di una sua piattaforma proprietaria che diventa il suo vero pezzo forte. Nel 1994 vengono introdotti sistemi di controllo ulteriori. Nel 1997 lancia il mercato elettronico delle “repo transactions” , i Pronti contro Termine.
Il 1997 è anche l'anno della prima svolta. Nel 1998 l'MTS vieneprivatizzato http://it.wikipedia.org/wiki/MTS_Group : ovvero trasformato in soggetto giuridico di diritto privato. Per l'esattezza una SpA , di proprietà di 52 istituti bancari, operante comunque sotto la supervisione della Banca d'Italia, del Ministero del Tesoro e della Consob .


E' a questo punto che entra in scena Gianluca Garbi. Sotto la sua guida l'MTS continua a svilupparsi e comincia a rappresentare un modello in diversi paesi d'Europa e nel mondo. Addirittura sostiene l'attivazione e assume partecipazioni in alcuni mercati locali simili, interfacciando 250 istituzioni finanziarie. Un primato ! Un successo che, nel mondo, tutti ci invidiano. Strano ma vero : oltre che per la pizza, la moda, la Mafia e il Bel Canto, gli italiani (alcuni italiani) assumono la leadership in uno dei settori più strategici della contemporaneità. E tutto nell'assordante silenzio dei Media italiani. Il valore della Società passa da 6 a 245 milioni di Euro. Fantastico !
“A partire dal 1999 – continua Garbi nella sua intervista – il modello MTS è stato esportato in tutti i Paesi dell'area Euro in seguito alla creazione di una piattaforma paneuropea, l'EuroMTS.“
Nel 2001 l'MTS Spa (merges) si fonde con l'EuroMTS . Nel 2003 viene lanciato l'indice EuroMTS: “primo indice di titoli statali per l'area dell'Euro – continua Garbi – calcolato in tempo reale e totalmente indipendente e trasparente“, vengono anche avviati “il New EuroMTS e l'EuroGlobal MTS. Il primo per lo scambio di bond denominati in euro ed emessi dai Governi entrati a far parte dell'UE. L'altro per lo scambio dei bond emessi da Governi non UE.
Un'insalatona ricca. Veramente appetitosa. Non c'è che dire . Tant'è che comincia a suscitare gli appetiti dei Moloch . “Nel novembre 2005 “ - dice Garbi - “ Euronext N.V. che raggruppa le Borse di Parigi, Amsterdam, Bruxelles , Lisbona , il Liffe e la Borsa Italiana, acquisisce la maggioranza della MTS Spa. … sul tavolo sono arrivate ben 17 offerte d'acquisto e oggi l'azionista di maggioranza, attraverso la holding MBE, è il gruppo formatosi tra la Borsa di New York e l'Euronext “ E qui l'MTS smette di parlare e tenere conti in italiano. Comincia a sciogliersi nel grande mare della finanza globalizzata. Perchè? “ La fusione con Wall Street – dice Garbi – potrebbe portare ulteriori opportunità di crescita per tutto il Gruppo.“ Potrebbe !
In effetti il 2006 è un anno record : i volumi di compravendita aumentano del 13,5%; la società registra un Ebit (guadagno prima delle tasse) di oltre 16,7 milioni di euro; mantiene la leadership nel mercato Interdealer e nel settore reddito fisso europeo, attira addirittura gli interessi della Borsa Cinese e lancia MTS Israel, che in poche settimane raggiunge volumi di scambio superiori al miliardo di euro. “L'alchimia funziona – dicono i Boss – vediamo come tramutare in oro i sogni e i bisogni della gente”.
Da quel momento si crea infatti una specie di bacino virtuale, unlago digitale di bonds, alimentato dalla esigenza degli Stati di ottenere denaro in una stagione in cui non possono più stampare moneta. E' qui, al mercato secondario MTS, che si rivolgono gli Stati che hanno adottato l'Euro, più ogni Stato che sta per adottarlo (era il tempo della Slovenia) , più Israele. E' qui che si trattano le emissioni a reddito fisso. E' qui che le Banche manifestano il loro interesse ad acquistare. Usiamo il terminelago digitale perchè, secondo alcuni analisti birboni, la configurazione assunta a quel punto dall'MTS avrebbe potuto favorire una vera e propria mattanza, in cui alcuni Stati giocavano la parte dei Tonni e le reti dei Compratori (vedremo poi Chi) giocavano la parte delle tonnare. E tutto per una brillante intuizione degli italiani. Però !
In quei giorni Garbi così commentava orgogliosamente : “Oggi ogni stato che adotta la moneta unica si rivolge all'MTS per la gestione del mercato secondario … io ho sempre voluto sottolineare la capacità di una società italiana di rivestire una posizione di leadership internazionale … il mercato europeo dei titoli di stato oggi ha sede in Italia, così come la BCE si trova a Francoforte e il Parlamento Europeo a Strasburgo. … anche per questo ho sempre insistito affinchè vi fosse personale preparato di diverse nazionalità e di varie culture. Ve ne sono rappresentate ben 17. L'85% parla almeno due lingue, l'età media è 34 anni , il 50% è costituito da donne “ . Meraviglioso!
Stando a Garbi dunque l'MTS , ancora nei primi mesi del 2007 aveva sede in Italia. Quanto fosse italiano è discutibile visto che la maggioranza – a sua detta – era finita nelle mani di Wall Street- Euronext … però il timone restava in mani italiane.
La torta, come sempre, era infarcita di parolone quali: “opportunità di crescita, politiche globali delle grandi Borse, sviluppo della liquidità, trasparenza, efficienza, partnership strategiche … etc”, gli abituali mantra della liturgia tecnofinanziaria praticata dalle elites.
Ma la tecnologia tricolore era in grado di assicurare l'innovazione richiesta ? “ Purtroppo l'Italia importa nuova tecnologia – rispondeva sull'argomento Garbi – tuttavia per noi questo non è un freno ma uno stimolo.” In realtà non era proprio così .
Nel 2007, non ostante l'orgoglio e le aspettative di successo italiano sbandierate da Garbi, Borsa Italiana che possedeva il 60,37% di MTS spA, si fonde con il London Stock Exchange e si crea il London Stock Exchange Group. Perchè ? Ancora: “opportunità di crescita , politiche globali , etc...” Qualche analista birbone invece dice seccamente: “Sudditanza finanziaria, ordini di lobbies transanazionali, interessi personali “.
Non è la prima volta che Qualcuno aveva adombrato questa triste ipotesi . Già nella seduta del 6 aprile 2005, in una interpellanza parlamentare,http://documenti.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed607/bt33.htm, a pag. 18654, l'On.Aldo Perrotta affermava: “ Dopo la privatizzazione del 1997 la MTS ha conquistato la leadership mondiale tra i listini dedicati ai bond governativi ; attualmente però il 54% delle azioni sono in mano ad una società estera ; il controllo in mano straniera potrebbe portare a crisi come quella della Citigroup; l'Italia non deve abbandonare più “pezzi di competenza” di finanza “ E l'interpellanza concludeva con il classico appello : “se non sia il caso di adottare iniziative … “
Aldo Perrotta, Deputato di Forza Italia eletto a Napoli, era considerato un personaggio “pittoresco”, però … aveva visto giusto. Sarebbe stato eccome il caso di adottare iniziative ma, come spesso accade in Italia , non ostante gli allerta, il danno si compie puntualmente. Tanto puntualmente che sembra programmato. I media, nel frattempo, distolti da altro, si guardavano bene dall'informare e commentare. Tutto normale.


I boss del London Stock Exchange Group a questo punto, inevitabilmente, strapparono il timone dalle mani italiane e lo affidarono a Mr. Jack Jeffery . A settembre del 2009 l'uomo, che dal 1990 al 2001 era stato manager director della (guarda caso) Citigroup, considerato un grande esperto di digital brokerage e reduce dal'incarico di Direttore generale di una società detta (guarda caso) SuperDerivatives, si siede al tavolo di comando della MTS che , come abbiamo visto ormai è diventata Market of Treasury Securities e conferma “il volume di scambio è in crescita : 2 trilioni di euro l'anno”. Una bella cifretta.
“La sua nomina è voluta da Xavier Rolet”, potente chief executive del LSE. “La sua missione – scrive in quei giorni il Financial News online
- “è placare le grandi Banche d'investimento che nel 2008 hanno protestato perchè il mercato dei bonds è stato aperto ad altri soggetti finanziari, tra cui i temuti hedge funds”. Jeffery è tutto contento e dice che c'è tanto da lavorare “grazie al livello record di indebitamento dei Governi in tutta l'Eurozona.” Cioè : più si va verso il tracollo più noi diventiamo ricchi.


Dal 2010 al 2012 la nuova MTS elabora procedure sempre più complesse per la gestione online delle compravendita (riportiamo per la gioia degli esperti: Key upgrades; MidPrices e Striker – Bond Vision ; Single Dealer Pages and MultiLeg ; Gilt market ) e acquisisce quali “clienti” l'Ungheria e la Repubblica Ceca, portando così a 17 il numero totale degli Stati europei che chiedono denaro alle banche attraverso l'MTS.
A questo punto è bene farsi alcune domande. La scena operativa si è trasferita definitivamente alla City di Londra, sappiamo che tra London Stock Exchange e Nasdaq ci sono accordi, sappiamo che gli intrecci proprietari nel mondo dell'Alta Finanza conducono a grovigli impenetrabili, ma ufficialmente di Chi è la MTS? La brochure risponde che “la Proprietà include i seguenti azionisti “http://www.mtsmarkets.com/About-Us/Corporate-Information e pubblica la lista di una ventina di Banche che sono, ovviamente, le maggiori banche del mondo occidentale o loro rami ( J.P. Morgan ; Barclays; Deutsche Bank; Credit Agricole; Royal Bank of Scotland; BNP Paribas; HSBC; ABN AMRO; Citigroup; NATIXIS; Goldman Sachs; Societè Generale; Citibank; UBS, Merrill Lynch; Commerzbank; Credit Suisse.
E gli italiani ? Dove sono finiti gli “inventori”, i nipotini di Amato, Ciampi, Draghi ? Quelli che – a detta di Garbi – l'hanno fatta grande ?
Ci sono. State tranquilli, ci sono. In testa c'è Borsa Italiana Spa, seguita da Intesa San Paolo, Sella , Mediolanum, Cassa di Risparmio di Rimini, Banca Popolare di Sondrio, Banca Popolare di Bari, Unibanca, Corner Sim e BCC di Roma. La composizione azionaria al momento non ci è dato sapere. Ci si chiede però: “Come mai, a ridosso di Giganti Mondiali, trovano posto un numero relativamente così grande di piccole banche italiane ?” “Qual'è il loro ruolo nelle decisioni prese dal board e quali i vantaggi all'Italia che dovrebbero derivare dalla loro presenza ? “ Non sappiamo. Si auspica un dibattito pubblico che però non è mai stato ancora iniziato.
In ogni caso CHI opera nel lago digitale dove ogni giorno si ammassano 90 miliardi di eurotonni-bonds? Questo più o meno si sa . A grandi linee, un drappello di 6 maggiori Istituti di Credito : Barclays, Deutsche Bank, RBS, Credit Agricole, J.P.Morgan e Societè Generale si siede al tavolo delle prime contrattazioni e valuta le offerte di bonds dei 17 Stati. E' ovvio che i rappresentanti delle banche sono quelli che “fanno il prezzo” . E' ovvio che il Governo della Nazione che mette all'Asta i propri Titoli di Stato vive una certa ansia in attesa dell'accettazione o meno delle proprie richieste. E' ovvio che ogni 5 minuti che passano, ogni mezz'ora che passa , ogni dubbio, ogni verifica richiesta dai Compratori, abbassa il prezzo e/o alza il tasso di interesse. E' ovvio che i Compratori hanno un'influenza indebita e spropositata sui Governi e sui Popoli che i Governi rappresentano .
La contrattazione è complessa. Vi confluiscono molti elementi determinati dalle economie locali e dai giochi della finanza globale. Ma intervengono anche valutazioni di natura propriamente politica e talvolta addirittura militari. Al dunque tutto si fonda su un concetto molto astratto : l'affidabilità di un Governo . Un concetto che però diventa concreto quando “affidabilità” si traduce in “capacità di un Governo di far pagare ai cittadini i debiti che hanno contratto i Governi che lo hanno preceduto”.


I Grandi Compratori mettono a disposizione di un gruppo di altre 30 Banche i Titoli che si stanno trattando. Le 30 Banche mettono a disposizione di circa 1000 Istituti di Credito, disseminati sui territori, i Bond che sono stati acquistati. In quei lunghi momenti il batticuore dei Ministri delle Finanze e del Tesoro (teoricamente) aumenta a dismisura. In quei momenti , grazie a velocissime contrattazioni online, alle quali come abbiamo visto vogliono avere accesso solo Istituti Bancari, si succedono sequenze di prezzi tali che, alla fine del processo, il Titolo è disponibile agli sportelli delle Banche medesime per essere offerto (in gran parte) a quegli stessi cittadini-risparmiatori, che sono in definitiva sia i produttori del PIL che i garanti del Debito del loro Stato.
In quei momenti i Grandi Compratori dirigono il traffico di flussi strategici e vitali per gli Stati. In quei momenti i Grandi Compratori hanno facoltà di sostenere o mettere in difficoltà i Governi. E lo fanno inevitabilmente privilegiando i propri interessi. E lo fanno – spesso - chiedendo ricadute e privilegi su quei territori che hanno bisogno di accedere al credito. “Privatizza questa azienda ... fammi comprare quest'altra … ostacola la produzione in questo settore … rallenta quella legge, accelera quest'altra“. Si chiama perdita di sovranità e globalizzazione passiva. Ci siamo dentro fino al collo. Chi più , chi meno , ci sono dentro tutti i paesi di Eurolandia.
E' all'MTS, fra l'altro, che s'innesca la miccia dello Spread. Al variare del comportamento dei Grandi Compratori, questo valore- parametro oscilla su e giù. Lo Spread si ottiene dal rapporto tra il tasso di interesse applicato ai bond di una nazione di Eurolandia e quello equivalente applicato alla Germania. La Germania infatti ha ottenuto lo status di paese di riferimento. Perchè ? Perchè altrimenti non entrava nell'euro. La miccia dello Spread è tremenda. Quando il suo valore cresce, brucia velocemente, si avvicina pericolosamente alla bomba bancarotta e giustifica rimozioni di Primi Ministri e membri dei Governi, emergenze “tecniche”, perverse e frettolose manovre finanziarie, licenziamenti di massa, suicidi, proteste di piazza e conseguenti scontri con morti e feriti.
La scena è decisamente paradossale. Come si è giunti a tutto ciò ? Come si può pensare di sostituire la giusta esigenza di un popolo di sopravvivere dignitosamente, magari andando a deficit come fanno tutti quelli che ancora possono, con lil gioco usuraio sul bisogno indotto? Come si può pensare che un Debito Pubblico palesemente iniquo e gonfiato, accumulato in modo cinico, incauto e avido dai Governi che si avvicendano, debba e possa essere ripagato con privazioni, lacrime e sangue dai cittadini? Come si può giustificare che tale Debito Pubblico è raddoppiato nella sola Italia, dal 1994 ad oggi, passando da 1000 a 2000 miliardi di euro ? Come si può sopportare che le sorti dei Popoli, sottratte ai Parlamenti, siano finite nelle mani di Mercanti anonimi, diabolici alchimisti che tramutano le nostre vite in oro per le loro casse?

Becchi: Il Colpo di Stato Permanente

M5s all’attacco dei banchieri predoni

Le banche italiane e il M5s. Che cosa fa il movimento su questo argomento? Tace, svicola o dice qualcosa?


di Sergio Di Cori Modigliani

Di tutte le argomentazioni usate di recente per sostenere che la presenza di M5s in parlamento è inutile e che gli eletti non fanno nulla, la più diffusa e aggressiva consiste nel denunciare il fatto che i deputati pentastellati, il movimento nel suo insieme, e Beppe Grillo sul suo blog, non abbiano preso nessuna posizione politica rispetto alle banche, alla relazione che bisogna avere con loro, rinunciando a esprimere una chiara, precisa, inconfutabile posizione politica. E’ il cavallo di battaglia di complottisti vari, di diversa natura e di orientamento politico opposto. Questo atteggiamento si avvale dell’attuale situazione mediatica italiana che consente di esaltare, propagandare, diffondere ogni argomentazione governativa, ovvero la posizione di PD PDL Lista Monti, e contemporaneamente censurare la diffusione di ogni atto, documento, azione, espressa e agita dagli eletti nelle fila del M5s, violando il dispositivo di Legge che dovrebbe imporre il rispetto della percentuale dei voti ottenuti alle elezioni politiche. In tal modo (pensano loro) non diffondendo la notizia né alla tivvù né sulla stampa, la cittadinanza penserà che non esiste.
Hanno ragione, funziona. E’ il motivo per cui l’Italia è miseramente crollata al 69esimo posto al mondo come nazione che non contempla l’applicazione della libertà di stampa.
A questo serve la cupola mediatica.
Per fortuna c’è la rete, strumento di diffusione di notizie e di informazioni, attraverso siti, bloggers e social networks, grazie ai quali è possibile essere messi a conoscenza di ciò che accade nel mondo della realtà vera.
Certamente presuppone un esercizio attivo: bisogna andare a cercarle.
E già qui si attua una discriminazione, tra le persone che hanno –consciamente o inconsciamente- incorporato un atteggiamento passivo e quelli invece attivi, ovvero coloro che hanno capito la necessità e l’imperativo categorico -per la cittadinanza intera- di riappropriarsi della propria esistenza, di assumersi la responsabilità di poter dire “voglio usare il mio cervello”, e quindi si mettono di buzzo buono e da bravi internauti consapevoli vanno in giro a navigare in cerca di notizie. Il secondo passo, una volta trovate le notizie, consiste nel diffonderle: è la nostra unica possibilità.
Questa mattina ho fatto un piccolo esperimento empirico. Ho telefonato a 20 persone che conosco nella vita reale e ho chiesto loro: “Secondo te che cosa ha fatto o sta facendo il gruppo di eletti del M5s rispetto al problema delle banche italiane? Hanno manifestato una specifica posizione politica al riguardo?”. Le risposte (va da sé che questo mio sondaggio non ha alcun valore statistico) sono state molto precise. Soltanto due persone mi hanno risposto “non ne so nulla”. 11 (votanti M5s) hanno risposto con baldanza “E’ stata una grave delusione: non ne parlano, non affrontano l’argomento, e c’è una censura su questo tema”. Tra questi, 6 sostenevano che “non ne parlano perché evidentemente la Casaleggio si è messa d’accordo con le banche, a loro di sicuro il fido glielo fanno”; altri 5 invece, meno complotttisti per un verso ma molto più complottisti per un altro verso, sostenevano che “si vede che Grillo e Casaleggio sono stati minacciati e quindi non ne parlano altrimenti gli portano via tutto quello che hanno”. Gli altri 7 (hanno votato PD Sel e Lista Ingroia) sicuri al 100% “Nulla. Neppure una parola. Silenzio totale: e questo la dice lunga. Hanno scelto di non fare nulla e soprattutto hanno scelto di non parlarne”.
Questa modalità di approccio nutre ogni mattina la vita dei feisbucchiani e dei twittari che, a turno, si rimbalzano l’un l’altro queste interpretazioni.

Questo post è per comunicare ai lettori e alla cittadinanza ciò che hanno fatto e stanno facendo i deputati M5s alla Camera riguardo questo problema. Sta a voi, dopo aver letto la documentazione, trarne la vostra idea, la vostra sensazione, la vostra formazione interiore, trasformandovi così in nodi attivi, diffondendola se lo ritenete opportuno. Altrimenti il web diventa inutile.

Sulla prima pagina del mio quotidiano cartaceo surreale a titoli cubitali ci sarebbe scritto:
M5s all’attacco dei banchieri predoni: per la prima volta in parlamento un gruppo politico chiede che l’intero sistema bancario italiano venga messo sotto controllo da parte degli apparati dello Stato a garanzia e tutela dei depositi e risparmi dei correntisti italiani”.

In data 1 luglio 2013, un gruppo di deputati ha chiesto “formalmente” e “ufficialmente” di far varare un immediato Decreto Legge che dia il via alla separazione delle banche d’affari da quelle commerciali, in modo tale da consentire alle banche commerciali di poter avviare subito l’apertura di crediti finanziari alle imprese che producono beni e servizi. L’intera e fondamentale interpellanza che reca il titolo DELEGA AL GOVERNO PER LA RIFORMA DELL'ORDINAMENTO BANCARIO ATTRAVERSO LA SEPARAZIONE è stata pubblicata da Claudio Messora a nome del M5s sul suo blog byoblu e la trovate qui http://tinyurl.com/lxobfsd per intero, va letta con attenzione.
Il giorno dopo, martedì 2 luglio 2013, nel corso della seduta n.44 alla Camera, la deputata Dalila Nesci ha presentato “formalmente” una interrogazione parlamentare alla quale è obbligo di Legge da parte del governo e del parlamento dare una risposta per iscritto, che qui vi riporto per intero, così la potete leggere, spulciare, sottolineare. Si riferisce alla assoluta necessità “immediata” di dar vita a un processo di verifica, controllo e “tutela del risparmio pubblico della cittadinanza” mettendo le briglia al cavallo impazzito del sistema bancario italiano.
Se non altro, avete delle informazioni oggettive da poter usare.
Fatene ciò che riterrete opportuno.
Buona lettura.

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-01099
presentato da
NESCI Dalila
testo di
Martedì 2 luglio 2013, seduta n. 44
NESCI DALILA

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia.

— Per sapere – premesso che:

la Corte di Cassazione ha chiarito che la tutela del risparmio è interesse pubblico, riconosciuto in Costituzione all'articolo 47, sicché l'attività bancaria nel suo complesso è soggetta a «tipiche forme di autorizzazione, vigilanza e trasparenza» (Cass., sezione I, civile, sentenza n. 2058 del 23 febbraio 2000);
la procura generale di Torino ha sottolineato, con propria circolare del 12 maggio 2008, il rilievo «pubblicistico» delle azioni intraprese da privati a tutela del risparmio;
nell'ambito del procedimento cosiddetto «Brontos», già pendente a Milano, la banca Unicredit risulta sotto accusa per frode ed evasione fiscale, con i manager consapevoli – secondo il giudice per le indagini preliminari – delle responsabilità penali derivanti dalle loro azioni;
a proposito della cosiddetta «scalata di Antonveneta» (poi acquisita da Monte dei Paschi di Siena), dalle ricostruzioni della magistratura scaturì che la Banca popolare di Lodi addebitò ai suoi clienti una somma prossima a 50 euro allo scopo di incamerare le risorse necessarie alla predetta operazione finanziaria, poi prelevando importi da rapporti intestati a correntisti deceduti;
in quanto alla non remota scalata di Bnl da parte di Unipol, il tribunale di Milano ebbe a rappresentare che si trattò di «manipolazione di tipo sistemico», con l'aggiunta che «a mettere in piedi una cordata raccogliticcia fu il Governatore di Bankitalia», il quale «non era un organismo di vigilanza ma uno dei giocatori in campo»;
a questo ultimo riguardo si ricorda che il suddetto Governatore fu destinatario, riporta la sentenza di condanna, depositata il 28 maggio 2011, di pena «ben al di sopra del minimo edittale», «in considerazione della gravità dei fatti addebitati» e «del ruolo rivestito dall'imputato, soggetto apicale all'interno di Banca d'Italia»;
la Banca d'Italia è – secondo la legge bancaria del 1936 – istituto di diritto pubblico, il che è ripetuto nella sentenza n. 16751/2006 della Corte di Cassazione;
la predetta condizione si riferisce in sostanza a un mero ambito operativo, visto che le quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia sono per il 94,33 per cento di banche e assicurazioni private e, per il restante 5,66 per cento, di enti pubblici;
a parere dell'interrogante, la riferita ripartizione delle quote pone alla base un reale problema di fondo, insuperabile nonostante la legge e il diritto, rispetto alla concreta autonomia dell'Istituto nella vigilanza che gli compete;
il 24 ottobre 2011 iniziò la cosiddetta «truffa del Madoff dei Parioli», di valore superiore a 300 milioni di euro, dopo di che – nel febbraio scorso – le parti civili appellarono la sentenza penale di condanna per l'esclusione di responsabilità in capo a Banca d'Italia e Consob, in relazione ai controlli previsti;
è riconosciuto dalla magistratura che istituti di credito applichino spese e commissioni ritenuti illegali, modificando poi le condizioni contrattuali con il cosiddetto «ius variandi», sicché il contraente privato risulta, anche a giudizio dell'Autorità Garante della concorrenza, la parte più debole;
recenti, disponibili statistiche sull'arbitrato bancario rappresentano che le vertenze trattate si concludono con il riconoscimento delle ragioni del cliente e il rimborso delle somme illegalmente sottratte, in oltre il 60 per cento dei casi;
la predetta Autorità, per esempio nella AS496 del 2 febbraio 2009, ha ribadito che l'obiettivo da perseguire è l'esistenza di mercati correttamente regolati, nei quali deve essere rigoroso il rispetto della legalità, poiché un ristretto gruppo di persone ha finora condizionato le scelte e imposto le strategie del sistema bancario;
la legge n. 108 del 1996 ha in parte riformato l'articolo 644 del codice penale, disponendo che «la legge stabilisce il limite oltre il quale gli interessi sono sempre usurai» e che per la determinazione del tasso soglia (TEG, tasso effettivo globale) si tiene conto «delle commissioni, remunerazioni a qualsiasi titolo e delle spese, escluse quelle per imposte e tasse, collegate alla erogazione del credito»;
contrariamente al dettato della legge e informandosi alle circolari della Banca d'Italia, le banche hanno spesso escluso dal calcolo del TEG le commissioni di massimo scoperto e altre spese, senza considerare l'effetto dell'anatocismo e dell'interrogazione e postergazione delle valute;
in Italia vi sono 85 milioni di rapporti bancari, secondo la dottoressa Anna Maria Tarantola, vicedirettore di Banca d'Italia, nell'intervento alla Ventennale dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, tenuto il 19 marzo 2010;
se, anche in apparente buona fede, si addebitassero 10 euro a trimestre per ogni rapporto, si avrebbe un trasferimento di ricchezza di 3,4 miliardi di euro per anno;
visto che nel sistema quattro banche detengono il 50 per cento di tali rapporti, con un semplice errore di 10 euro si trasferirebbero nelle casse – e conseguentemente nelle tasche di qualcuno, presto individuabile – 1,7 miliardi di euro per anno;
l'uso di software gestionali per la rilevazione delle operazioni di versamento e prelievo, per l'annotazione di spese e valute e per la rendicontazione trimestrale del saldo è sovente programmato, secondo denuncia-querela penale visionata dagli odierni interroganti, in modo da applicare forme di anatocismo vietate dalla legge e trarre in errore i clienti;
le rammentate circolari della Banca d'Italia hanno soltanto fini statistici, come chiarito dallo stesso ente in una nota di risposta a un privato (prot. n. 0849617/11 del 14 ottobre 2011) e confermato dal tribunale di Alba nella sentenza del 18 dicembre 2010, estensore magistrato dottor Luca Martinat, per cui «al fine dell'individuazione elemento oggettivo del reato di usura, le istruzioni della Banca d'Italia non assumono carattere vincolante per il giudicante, il quale conserva sempre il potere di sindacare la correttezza e la conformità delle predette istruzioni al dettato legislativo»;
la Corte di cassazione, nella pronuncia n. 12028 del 19 febbraio 2010 – e in maniera analoga nella sentenza del 14 maggio 2010, n. 28743 – ha esplicitato che «il tenore letterale del comma 4 dell'articolo 644 del codice penale impone di considerare rilevanti, ai fini della determinazione della fattispecie di usura, tutti gli oneri che un utente sopporti in connessione con il suo uso del credito»;
con pronuncia a Sezioni Unite n. 24418 del 2 dicembre 2010, la Corte di cassazione ha stabilito la definitiva nullità di ogni forma di capitalizzazione degli interessi per contrasto con l'articolo 1283 del codice civile, quindi, con sentenza n. 9695/2011, ha ribadito che è «illegittima la capitalizzazione trimestrale degli interessi sui saldi di conto corrente bancario passivo per il cliente»;
in ordine alle cosiddette «valute fittizie», esse possono qualificarsi come espediente per allungare i giorni di prestito di somme e ridurre quelli di deposito, per quanto desumibile dalla sentenza di Cassazione n. 13143 del 10 settembre 2002, in cui, in materia di revocatoria fallimentare, è scritto che «la copertura o meno del conto va accertata con riferimento al saldo disponibile, quanto agli addebiti degli assegni tratti sul conto corrente, in ragione delle epoche della loro registrazione da parte della banca, e non al saldo per valuta»;
le aziende dell'imprenditore calabrese Antonino De Masi, impegnato nella promozione della legalità anche con l'associazione «Libera» di don Luigi Ciotti, hanno patito condotta usuraia da Banca di Roma, Bnl e Banca Antonveneta;
quanto appena sopra riassunto è giudizio della Corte di cassazione, decisione n. 46669/11 del 23 novembre 2011, che ha stabilito la presenza del riferito reato, ritenendo presidenti e consigli di amministrazione coinvolti negli sforamenti nell'usura e stabilendo, ai fini risarcitori, che l'azione civile potrà essere espletata contro gli istituti di credito, benché non accertato il responsabile penale della condotta illecita;
lo stesso imprenditore De Masi ha denunciato alla magistratura quanto capitatogli, utilizzando l'espressione «disegno criminale»;
resa pubblica dall'inviato Moreno Morello della trasmissione Mediaset Striscia la notizia nella puntata del 4 giugno 2013, in una comunicazione delle associazioni sindacali dei dipendenti di un noto istituto di credito, trattando di utile il banchiere estensore fa riferimento a dati positivi e poi a «manovre che daranno i loro frutti nei trimestri successivi, nella misura in cui» «i colleghi delle filiali riusciranno a limitare i rimborsi, contenere le riduzioni ed evitare la chiusure dei conti»;
il suddetto Morello ha affrontato i temi degli illeciti bancari in altre puntate della medesima trasmissione televisiva, precisamente il 29 aprile 2013, il 27 maggio 2013 e l'undici giugno 2013, nell'ultimo caso trattando della variabilità, ex abrupto e arbitraria, delle condizioni di conto correnti in relazione al cliente;
nella puntata del 2 giugno 2013 della trasmissione Mediaset Le Iene, l'autore Luigi Pelazza ha trattato l'usura bancaria nei mutui, peraltro intervistando il direttore centrale di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, il quale non ha risposto circa la nullità – ex articolo 1815 del codice civile, modificato dalla Legge n. 108 del 1996 – dei contratti con interessi usurari;
i riferiti filmati costituiscono obiettivamente documenti di prassi bancarie spregiudicate, senza corrispondenti rimedi, sanzioni e correttivi delle Autorità;
il cosiddetto «ius variandi» è pratica dichiarata illegittima dalla giurisprudenza, per esempio nella sentenza del tribunale di Rimini del 22 agosto 2011, che ha inibito alla banca l'applicazione del tasso d'interesse da questa cambiato unilateralmente;
circa il procedimento per frode fiscale di Unicredit, il quale vide il sequestro da parte del giudice per le indagini preliminari di Milano di 245 milioni di euro, nell'atto relativo vi sono passaggi sulla consapevolezza delle proprie azioni da parte degli imputati;
in quanto ai rapporti di istituti di credito con il Fisco, Il Corriere della Sera del 3 dicembre 2011 riportò che Monte dei Paschi di Siena sanò la propria posizione versando 260 milioni di euro, mentre Il Sole 24 Ore del 13 dicembre 2011 rese noto un contenzioso definito da Intesa San Paolo per 270 milioni di euro e, nel numero del 3 febbraio 2012, informò di ulteriori vertenze delle banche, per un importo di 3 miliardi di euro;
il costo dei servizi bancari italiani è il più caro d'Europa, secondo rilevazione del Centro studi dell'associazione artigiani Cgia di Mestre, pubblicata da Il Corriere della Sera del 31 maggio 2009;
secondo un'analisi di Il Sole 24 Ore, pubblicata nel numero del 18 febbraio 2008, i servizi bancari sono aumentati in Italia del 101,2 per cento negli ultimi anni;
il quotidiano Il Corriere della Sera del 7 ottobre 2010 riportò la notizia che «negli ultimi dieci anni le banche hanno erogato ai propri azionisti circa 90 miliardi di euro», a distanza di qualche mese, nel numero del 10 gennaio 2011, ammonendo, riguardo all'estratto conto, di stare «attenti alle voci nascoste»;
la testata economica Italia Oggi, nel numero del 1o maggio 2011, sottolineò che «i costi bancari affossano le piccole e medie imprese»;
il Garante per la sorveglianza dei prezzi dichiarò il 9 marzo 2011 d'aver ricevuto numerose segnalazioni circa disservizi, opacità, mancanza di trasparenza e chiarezza, moltiplicazione sovente incomprensibile delle voci di costo per i conti correnti;
l'utilizzo della commissione di massimo scoperto (CMS), a cui le banche fecero largo ricorso, fu riconosciuto in giudizi penali – la medesima Commissione dissociata dal calcolo degli interessi – quale espediente per aggirare la legge e ottenere maggiori profitti a danno dei clienti;
nei bilanci bancari, la CMS ha rappresentato nel 1997 il 4,48 per cento dei ricavi complessivi degli istituti di credito, arrivando nel 2005 al 13,52 per cento (rilevazione Banca d'Italia, in atti parlamentari del Senato della Repubblica, n. 1123), per raggiungere, secondo le associazioni dei consumatori, valori intorno ai 40 miliardi di euro annui, cioè il 25-30 per cento dei ricavi totali delle banche;
nelle istruzioni di Vigilanza per le Banche (circolare della Banca d'Italia n. 229 del 21 aprile 1999 e successivi aggiornamenti) è articolato il sistema dei controlli interni, che prevede la funzione (compliance) di conformità alle leggi dello Stato (circolare n. 688006 del 10 luglio 2007), il sistema informatico «ALMs» per controllare la variabile tassi e margini di intermediazione bancaria, compresi gli utili presunti, una proiezione nell'anno e la possibilità per consiglio di amministrazione e presidente di agire immediatamente sulle politiche dei prezzi;
si aggiungono ai detti controlli il «risk management» per valutare i rischi operativi e il «D.I.P.O.» (database italiano delle perdite operative), con la distinzione della tipologia delle perdite per tipo di evento;
emerge, da un'analisi dei dati raccolti e pubblicati sul sito dell'ABI, che nel periodo gennaio 2003-giugno 2008 il 25 per cento del numero delle perdite, causa del 44 per cento del totale delle perdite operative, è stato dato dalle inadempienze relative a obblighi professionali verso i clienti, che includono comportamenti attuati con l'animo di frodare, aggirare la normativa o le policy aziendali da soggetti che operano per sé o per vantaggio della banca;
in un'informativa del Nucleo di Polizia Tributaria di Matera, è precisato, in ordine a fattispecie concrete, che «il controllo informatico delle banche, come emerge dai casi che vedono coinvolti gli istituti di credito, è artatamente manipolato»;
l'indagine conoscitiva IC36 dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, pubblicata nel marzo 2009, ha rimarcato il peso degli «intrecci personali e azionari fra concorrenti senza paragoni in Europa» e dei gravi conflitti di interesse tra istituti di credito, che comportano un «affievolimento delle dinamiche competitive», rendendo conto dello squilibrio nel mercato del Paese;
con la AS496 del 2 febbraio 2009, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha richiesto – ai Presidenti del Senato e della Camera, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Governatore di Banca d'Italia e al Presidente della Consob – interventi contro le distorsioni del mercato, in modo da assicurare il recupero della reputazione del sistema bancario;
nella segnalazione n. 57 del 29 dicembre 2009, la suddetta Autorità ha dedotto un aumento dei costi di 15 volte, per i conti in rosso, rispetto alla commissione di massimo scoperto;
nell'audizione alla Commissione finanze della Camera dei deputati del 7 maggio 2009 e nella successiva del 21 aprile 2010, il Presidente della summenzionata Autorità ha riferito di una serie di criticità, tra cui l'aumento delle spese trimestrali con differenze, fra vecchio e nuovo sistema, variabili dal 37 per cento al 1600 per cento;
sempre la predetta Autorità ha, nella lettera del 16 aprile 2010 (prot. n. 0026896) – indirizzata al direttore centrale dell'area vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia – ha cristallizzato il livello del costo del denaro in Calabria, in sostanza pari al 25-30 per cento e senza eguali nel mondo occidentale, certificando l'usura nei confronti del gruppo aziendale del già citato Antonino De Masi;
la Commissione di massimo scoperto fu eliminata nel 2009, sostituita con altre e più pesanti forme di addebito, come già rappresentato 15 volte più onerose;
secondo rapporto della Banca d'Italia del 2009, gli esposti, negli ultimi cinque anni, ammontano a 29.000, su violazioni della norme del testo unico bancario, commissioni e spese sproporzionate, applicazione di tassi non pattuiti o superiori a quelli reclamati tramite fogli informativi;
il tribunale di Lanciano, sentenza n. 804/09, ha condannato una banca a un rimborso di 1.390.000 euro;
con la sentenza n. 77/2010 del tribunale di Ortona, sezione staccata di Chieti, una banca è stata condannata alla restituzione di circa 530.000 euro;
la sentenza n. 246/10 del tribunale di Lecce, sezione di Maglie, ha disposto un risarcimento di oltre 270.000 euro a favore di un cliente;
con la sentenza n. 252/10, il tribunale di Chieti ha condannato una banca al rimborso di 146.000 euro verso un cliente;
nel 2010, il tribunale di Lecce ha condannato un istituto di credito a rimborsare a un imprenditore la cifra di circa 3 milioni di euro;
il tribunale di Sassari, con sentenza del 6 luglio 2011, ha riconosciuto a un imprenditore un rimborso di un milione di euro contro Bnl, sicché l'analisi complessiva smentisce che si tratti di casi isolati;
la nota vicenda del buco del Monte dei Paschi di Siena ha portato al sequestro di 1,8 miliardi di euro nei confronti della banca giapponese Nomura e la procura senese ha ipotizzato per gli ex vertici dell'istituto toscano i reati di truffa e usura aggravata in relazione al derivato Alexandria, ai medesimi sequestrando circa 14 milioni e mezzo di euro, ha riportato la stampa italiana;
si rammenta che un post del 16 dicembre 2010 pubblicato sul blog di Beppe Grillo diede contezza della situazione del Banco Emiliano Romagnolo, con congelamento in entrata e in uscita dei conti correnti – che, si precisa, non sono di proprietà della banca – per effetto un provvedimento di Banca d'Italia del 7 dicembre 2010;
su Il Corriere della Sera del 21 giugno 2013, in un articolo è affrontato l'argomento del costo del conto corrente, ma ad oggi non risulta compiutamente accertata dallo Stato la legalità delle voci correlate;
la storia repubblicana è segnata da gravissime vicende riguardo alle banche, con opacità dei rapporti tra i vertici e poteri esterni (crack finanziario del Banco Ambrosiano), e da omissione di controlli rispetto allo stato reale di imprese (crack Parmalat), con pesanti ricadute, gravemente lesive della vita umana, nei confronti di piccoli risparmiatori e investitori;
all'interrogante non appare peregrino avvertire che a un eventuale reato di usura nell'esercizio dell'intermediazione bancaria potrebbero legarsi, in svariati casi, ulteriori gravi reati, per esempio riciclaggio, falso in bilancio, false comunicazioni societarie, appropriazione indebita, turbativa del libero mercato, estorsione, false attestazioni et coetera;
il suddetto imprenditore calabrese Antonino De Masi è da tempo nel mirino della ’ndrangheta (si veda altro atto di sindacato ispettivo, n. 4-00294 del 29 aprile 2013) e, come raccontato dalla stampa, è stato persuaso dai tutori dell'ordine a continuare l'esercizio d'impresa in Calabria quale simbolo di resistenza alle pressioni mafiose, sul presupposto che lo Stato in quanto legge, giustizia e forza pubblica possa sconfiggere l'antistato criminale;
all'interrogante la storia dell'imprenditore De Masi appare come paradigmatica della gravità della situazione in tema di lavoro, credito bancario e depressione economica del Mezzogiorno, nonché dell'urgenza di tutelare in Italia il risparmio come interesse pubblico, secondo l'articolo 47 della Costituzione, a partire dall'istituzione di una apposita Commissione parlamentare d'inchiesta che accerti i comportamenti delle banche nella loro attività di intermediazione; l'attività di tale Commissione dovrebbe unire le forze politiche, stante la gravità e delicatezza dei problemi posti, pure rispetto all'attuale scenario economico e finanziario;
occorre assolutamente ricondurre ad un quadro di normalità la prosecuzione dell'attività di intermediazione bancaria che potrebbe rivelarsi, in caso di mancate verifiche, di indifferenza del Governo e del Parlamento, la più grande truffa di tutti i tempi, anche a stima della situazione economica e finanziaria in cui attualmente si trova il Paese nel quadro globale –:
se, anche in virtù dell'alta sorveglianza sul sistema bancario, risulti come e con quali risultati gli organi preposti alla vigilanza sono intervenuti in ordine alle articolate questioni della determinazione dei tassi contra legem, dell'anatocismo, delle valute, dello ius variandi, della trattenuta (illecita) dei rimborsi raccomandata dai sindacati, della variabilità, ex abrupto e arbitraria, delle condizioni di conto corrente in relazione al cliente (segnalazione di Striscia la notizia, puntata dell'undici giugno 2013), della nullità dei contratti di mutuo con interessi usurari (di cui alla citata puntata del 2 giugno 2013 della trasmissione Mediaset Le Iene, autore Luigi Pelazza);
quali iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, i Ministri interrogati intendano intraprendere a tutela del risparmio come interesse pubblico, secondo Costituzione, e per rimuovere tutte le possibilità, ampiamente descritte in premessa, di sottrazione di denaro in danno dei titolari di conti correnti;
quale sia l'orientamento del Governo in ordine alle ripartizione delle quote della Banca d'Italia, di cui sono proprietarie le banche che la medesima controlla;
quali misure ritengano necessarie in favore delle vittime di usura bancaria, in particolare laddove queste abbiano responsabilità d'impresa e quindi di lavoratori e salari. (4-01099)

La shoà dei cattivi pagatori...

LE BANCHE E LO STATO CHE LE PROTEGGE TRATTANO GLI IMPRENDITORI COME I NAZISTI TRATTAVANO GLI EBREI NEL GHETTO DI VARSAVIA

Leggendo l'articolo, soprattutto quello di ieri, viene spontaneo rilevare l'efficienza dei carabinieri e della magistratura quando si tratta di colpire un imprenditore. 
Abbiamo lo Stato che non paga i suoi fornitori per uno o due anni e non succede niente. Le banche fanno operazioni sbagliate che costano ai loro clienti milioni di euro e non succede niente. Un imprenditore ritarda di qualche giorno un pagamento a mezzo assegno e si trova segnalato come cattivo pagatore in tutta Europa per cinque anni, anche dopo che ha pagato. 
Si possono fare tante considerazioni ma è evidente che i semplici cittadini per un protesto di pochi euro, magari saldato come nel caso in questione, sono segnalati con il “fiocco giallo” come persone di serie B, esattamente come i nazisti facevano con gli ebrei nel ghetto di Varsavia. Il messaggio che viene dato al popolino è chiaro: se le banche vi pestano non lamentatevi, non alzate la voce perchè le istituzioni deviate vi possono trattare come un criminale. 
Vale ricordare le parole di un partigiano che ricordando il comportamento dei fascisti, diceva: “Sono venuti a prendere il vicino e ho fatto finta di non vedere. Sono venuti a prendere il mio dirimpettaio e mi sono girato dall'altra parte. Quando sono venuti a prendere me, non c'era più nessuno a difendermi”. 
Se non vogliamo fare la fine degli oppositori del regime fascista o degli ebrei sotto i nazisti, noi piccoli imprenditori e più in generale noi cittadini onesti dobbiamo organizzare l'autodifesa nei confronti di questo stato gestito da parassiti che ci stanno facendo morire dissanguati e umiliati. Noi non conosciamo la reale situazione dell'imprenditore oggetto dell'articolo del Mattino di oggi. 
Vogliamo però esprimergli la nostra solidarietà umana e lo invitiamo ad unirci a noi che stiamo organizzando una opposizione NON VIOLENTA ma comunque decisa contro chi stà portando il nostro paese alla rovina e fra questi, in prima fila, le banche.