martedì 14 gennaio 2014

PRIMA DOMANDA: DOVE SI TROVA L’ORO ITALIANO ?

PRIMA DOMANDA: DOVE SI TROVA L’ORO AFFIDATO ALLA BANCA D’ITALIA? di Antonio de Martini

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Un primo dettaglio che suscita interrogativi: dove sono custodite le riserve auree della Banca d’Italia e perché ?
Ai tempi della guerra fredda, quando ci hanno fatto credere possibile il rischio di una invasione dell’Europa Occidentale da parte delle armate dei paesi comunisti, una parte delle riserve auree dei paesi occidentali furono trasferite ” al sicuro” nei sotterranei della Federal Reserve  ( FED) a New York.Proprio in quel periodo la rivista SELEZIONE dal Reader’s Digest ( “17 milioni di abbonati nel mondo”) pubblicò con grande evidenza la notizia che anche gli inglesi avevano trasferito in Canada il loro oro, in piena guerra e con grande rischio di essere affondati dagli U-boote nell’Atlantico. Parte dell’oro, ricordo, fu trasferito conl’incrociatore York.
Ora che la guerra fredda è finita da tempo, l’Unione Sovietica non c’è più, il patto di Varsavia sciolto al sole ( alcuni paesi hanno addirittura aderito alla NATO tipo la Polonia e la Romania), non si capisce più per quale ragione il nostro oro continua a restare ” al sicuro” in quel di Manhattan nei caveau della Federal Reserve.
Ho pubblicato su questo blog la notizia che – dopo una ispezione della Corte dei conti tedesca, la Germania si è vista “costretta” a chiedere il ritiro del suo oro depositato presso la Banca di Francia e negli USA e ad esercitare il diritto/dovere di ispezione periodica ai propri beni.
Mentre la Banca di Francia fece fronte immediatamente alla richiesta ( mostrandosi però offesa), gli USA hanno concordato un periodo di tre anni per la restituzione, senza specificarne il motivo.
Ignoro se l’altra richiesta della Corte dei conti tedesca – di voler esercitare il diritto-dovere di ispezione periodica di tutte le proprietà statali –  abbia avuto seguito nelle more dell’attesa.
Un elemento di inquietudine può essere costituito dal precedente tedesco verso l’Italia: a seguito della frattura nord/sud, nel 1943 191 tonnellate di oro furono trasferite dalle truppe tedesche  dalla Banca d’Italia verso il nord, sempre per metterle ” al sicuro”.
Finita la guerra, ci vollero più di un paio di decenni per recuperare meno di due terzi del malloppo e poi i tedeschi cantarono la napoletanissima ” chi ha dato ha dato e chi ha avuto, avuto, scurdammoce o passato”.
Un ulteriore elemento di inquietudine è dato dal fatto incontrovertibile che ormai la FED è una Bad Bank che da oltre un anno sta  stampando e immettendo mensilmente  sul mercato  85 miliardi  di dollari  destinati a  finanziare fittiziamente la ripresa americana.
La Unione Europea ha sancito il principio ( in occasione dei fallimenti di Cipro) che se una banca fallisce, vengono utilizzati i depositi dei clienti……
Una altra aliquota di oro italiano  si trova nei forzieri di Londra e in quelli svizzeri della Banca dei regolamenti internazionali ( BIRS), ma con una diversa motivazione: trattandosi delle due piazze ( Londra e Losanna) in cui è possibile effettuare compravendite di oro – ci dicono trascurando il mercato di Abu Dhabi – è necessario averne delle quantità a portata di mano per effettuare i necessari bilanciamenti richiesti dalle oscillazioni del prezzo dell’oro.
Non si capisce quindi come mai questi ribilanciamenti non siano stati fatti nel 2013 causando una perdita sul valore delle riserve al 31 dicembre pari a 3,9 milardi di euro.
Un’altra scusa ( per la verità due)  addotta a giustificazione del fatto di non aver rimpatriato l’oro depositato all’estero, è che ” manca lo spazio all’interno di Bankitalia ” falso che può essere rifilato a chi non ha idea delle ridotte dimensioni   che occupano anche cento tonnellate di aureo metallo che , come ci insegnano alle elementari, ha un peso specifico molto significativo.
Suggeriamo inoltre l’utilizzo dello spazio utilizzato fino a poco tempo fa dal sig Danilo Doddi ( dipendente Bankitalia per tutta la vita)che ha gestito con profitto una jeanseria semiclandestina nel locali di palazzo Koch a via Nazionale dove vogliamo andare a manifestare il nostro disprezzo il giorno dell’assemblea.
La seconda scusa presentata anche da alte autorità Bankitalia, che vorremmo incriminare, è che il costo del trasporto dell’oro non ne coprirebbe il valore risolvendosi la cosa in un affare in pura perdita.
Rispondiamo che avrebbe potuto essere una scusa accettabile fino a che l’oro valeva 35 dollari l’oncia ( ferragosto 1971) ma che non regge ora che il prezioso metallo non è mai sceso sotto i 1.500 dollari l’oncia ( 33 grammi) negli ultimi anni.
Come sappiamo, l’oro non va trasferito per via aerea, costosa e pericolosa, ma per nave e – ad esempio – quando la nostra portaerei Garibaldi fu spedita ad Haiti per soccorrere i terremotati ( cui i soccorritori ONU passarono il colera..) avrebbe potuto benissimo passare per il porto di New York e riprendere la via di casa con il nostro oro.
La magistratura , tanto attenta a contabilizzare le marchette del cavalier Berlusconi, in queste cose è morta. Come la corte dei conti.

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