Povero Renzi, non ha ancora capito che, se mai andrà al governo, non potrà comandare. Povero Berlusconi, che,a fasi alterne, nell’arco di una ventina d’anni ha cercato inutilmente di cambiare la politica.
Di chi la colpa? Dei politici? In parte sì. La Seconda Repubblica ha portato governi più longevi eppure non sempre stabili, come ben sanno oltre a Berlusconi, Prodi e i “tecnici” Monti e Letta. Male endemico che però non spiega la cronica inefficienza dei governi.
E allora per capire devi scavare un po’ di più. Devi capire chi ha in mano l’apparato del governo, chi pubblica sulla Gazzetta Ufficiale disposizioni di legge illogiche, incongruenti, contraddittorie al punto da vanificare, casualmente, la riforma generando sconcerto nell’opinione pubblica, che naturalmente se la prende con i soliti partiti. Chi ha la facoltà di velocizzare o di rallentare l’immenso apparato dello Stato.
Le persone che hanno questa facoltà esistono e possiedono le chiavi del potere. Questo post nasce da due ritagli di giornale, risalenti al maggio scorso, che ho ritrovato mettendo ordine nel mio armadio. Uno di Italia Oggi, a firma di Roberto Narduzzi, intitolato “Draghi ha già piazzato i suoi uomini in tutti i posti chiave dell’economia“.
Ne cito un passaggio significativo:
Per attivare lo scudo serve anche offrire garanzie manageriali ai prestatori che devono di fatto approvare la qualità della squadra italica chiamata a gestire il programma. Draghi lo sa bene e per questo non ha perso tempo. Non è affatto casuale l’arrivo di uomini di Bankitalia ai posti chiave della finanza pubblica. Fabrizio Saccomanni come ministro dell’economia e Daniele Franco alla Ragioneria dello stato. Persone di qualità e di cui Draghi si fida, persone giuste per interagire con la Bce, il Fmi o la Commissione se l’attivazione dello scudo si fa realtà. Con l’ex Banca mondiale Vincenzo La Via alla Dg del Tesoro e Attilio Befera, molto stimato da Draghi, all’Agenzia delle entrate, soltanto il bilancio dell’Inps, oggetto di feroci critiche per Inpdap ed esodati, sfugge al controllo tecnico di un Draghi boy.
Il vero premier italiano da Francoforte, in sintonia perfetta con Napolitano, ha messo a punto ogni casella chiave per gestire gli effetti operativi dell’attivazione italiana dello scudo antispread.
Il tono dell’articolo è compiaciuto e compiacente. Come dire: bravo Draghi! Non mi risulta che sia mai stato smentito, d’altronde è straordinariamente verosimile. Con questi sistemi si governano le istituzioni e, se ci pensate bene, sono le tecniche di occupazione del potere ideate da Gramsci e applicate per decenni dal Pci in Italia. Il comunismo non c’è più, ma quelle tecniche ora sono applicate da Draghi (considerato da un giornale non certo eversivo come Italia Oggi “il vero premier italiano”) e da altri membri altolocati delle élite che contano davvero.
Sempre mettendo in ordine i miei ritagli ho trovato un altro ritaglio interessante. Questa volta dal Quotidiano Nazionale, a firma di Andrea Cangini. Titolo: “Leggi e governanti ‘ostaggio dei tecnici. Cosî i grandi burocrati guidano la politica”
Cito una dichiarazione dell’ex ministro Matteoli, riportata nel pezzo:
“Lo Stato sono loro e la Repubblica è appesa alle loro decisioni». Non c’è differenza tra destra e sinistra, chi ha avuto responsabilità di governo racconta la stessa realtà. Ma pochi s’azzardano a farlo a volto scoperto. Fa eccezione Altero Matteoli: «Ho fatto quattro volte il ministro e qualsiasi cosa tu possa scrivere per denunciare quanto contano queste persone sarà sempre una parte infinitesimale della realtà». Ragioniere generale dello Stato, capi di gabinetto, direttori di dipartimento e capi dell’ufficio legislativo dei ministeri più importanti hanno dunque in pugno il Paese. E, notano tutti, da quasi vent’anni sono sempre gli stessi. Si limitano ad oscillare da una casella all’altra. Una casta chiusa, irresponsabile ed autoreferenziale.(…)
Osserva ancora Cangini:
SONO 15-20 persone, sempre le stesse. Il più noto è Vincenzo Fortunato, ex Tar, più di 500mila euro di stipendio l’anno fino a poco tempo fa.(..)
«Sono il vero e inamovibile potere italiano», sintetizza un ex ministro diessino. Mentre un suo omologo ex forzista rende la medesima idea citando Dante: «Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare». Entrambi sostengono che le bollinature, cioè il via libera contabile della Ragioneria ad ogni provvedimento di spesa, «vengono concesse solo se il provvedimento rientra nella ‘visione’ politica del ragioniere generale. In caso contrario vengono negate o subordinate a scelte ‘politiche’ diverse». C’è un’altra cosa su cui i due ex ministri, pur di opposti schieramenti, concordano: «I burocrati ministeriali scrivono le norme e gestiscono le informazioni in maniera iniziatica, in modo da risultare indispensabili». Un monopolio difficile da scalfire.
Capito chi governa davvero l’Italia? Capito perché Berlusconi è disamorato e perché i nuovi volti della politica da Grillo a Renzi, passando per Vendola e ora Salvini sono destinati a vedere vanificate le loro riforme? Che siano di destra o di sinistra sono accomunati dallo stesso destino.
Perché il vero potere è altrove. Così vicino, eppur invisibile…