sabato 28 novembre 2015

Carlo Sibilia (M5S): "Le Banche sono i veri evasori di questo paese"



Intervento dell'On. Carlo Sibilia in occasione della Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica la Convenzione tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera per evitare le doppie imposizioni e per regolare talune altre questioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio, con Protocollo aggiuntivo, conclusa a Roma il 9 marzo 1976, così come modificata dal Protocollo del 28 aprile 1978, fatto a Milano il 23 febbraio 2015. (C. 3331)

Camera dei Deputati, 4 novembre 2015
http://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0515&tipo=stenografico#sed0515.stenografico.tit00070.sub00030.int00120
(...)
  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Grazie, Presidente. Diciamo che questo sistema del debito e dell'interesse oggi ci porta ad avere l'Italia a 2.274 miliardi di euro di debiti, 107 miliardi soltanto di interesse annuo: questi numeri sono i numeri dell'economia guidata dal mercato, la politica che si assoggetta al mercato e che muta proprio i concetti base dell'economia, facendo diventare risorsa ciò che risorsa oggi non è. Se non vi è acqua, l'acqua è una risorsa, e quindi vi è una crisi idrica e siamo al cospetto di una crisi. L'acqua è una risorsa. Se non vi è aria, siamo al cospetto di una crisi, perché l'aria è una risorsa; se la inquiniamo e c’è sempre meno aria salubre, siamo al cospetto di una crisi. Se vi è poco suolo, vi è una crisi; vi è consumo di suolo fatto dell'uomo e vi è una crisi. Quando c’è poca moneta, non vi è una crisi, perché la moneta è uno strumento che viene creato. Quindi, non è possibile che si abbia una crisi economica dettata dalla poca circolazione di moneta, visto che la moneta viene creata dall'uomo, non è una risorsa naturale.
  Quindi, quello che mi piace sottolineare è che spesso di questi argomenti non si parla e, quando siamo davanti a questo genere di ratifiche, viviamo quel sistema di silenzio assordante che è quello dei media di regime, italiani, chiaramente, perché sia la Reuters sia il Corriere del Ticino hanno dato notizia che il 31 ottobre scorso, avendo raccolto le 100 mila firme necessarie, la Svizzera terrà un referendum avente per oggetto l'iniziativa popolare federale «Per soldi a prova di crisi: emissione di moneta riservata alla Banca nazionale svizzera (Iniziativa Moneta Intera)».
  Questo referendum che dovrà tenersi entro i prossimi cinque anni prevede di togliere alle banche commerciali il potere di creare moneta elettronica dal nulla, concentrando tale facoltà alla Banca centrale svizzera, in modo che il relativo profitto derivante da tale emissione vada a vantaggio dei cantoni invece che dei banchieri privati come oggi avviene esentasse (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, voglio ricordare che in molteplici assemblee di primari istituti bancari alle quali ho personalmente partecipato, sia nel 2014, che nel 2015, ho avuto modo di ascoltare interventi ben documentati e finalizzati alla richiesta della contabilizzazione nell'emissione di denaro bancario secondo i principi contabili internazionali IAS/IFRS, ovvero che il denaro, all'atto di emissione, fosse contabilizzato nell'attivo di cassa, prima di essere impiegato, in modo tale da poterne tassare il relativo profitto cioè la rendita monetaria effettiva che deriva dal creare denaro gratis. Succede questo oggi: le banche private, quando vi concedono un prestito, creano questa moneta, nel momento in cui la creano la logica vuole che all'interno dei loro bilanci bancari questa voce venga considerata all'attivo, ma nelle banche, nei bilanci bancari, questa voce non c’è ! Soldi spariti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)  ! I soldi spariscono ! Vi starete chiedendo cosa c'entra con questa ratifica ? Questo problema riguarda direttamente anche gli Accordi bilaterali sull'imposizione fiscale, perché la domanda sorge spontanea signori: le banche del Paese estero che hanno filiali nel nostro Paese, in Italia, dove dovranno pagare la tassazione sulla creazione di denaro che avviene nel nostro Paese prima che tale potere venga centralizzato dalle rispettive banche centrali ? Viceversa se le nostre banche creano danaro dal nulla nelle filiali o nelle partecipate estere, dove si tasseranno i relativi profitti ? Allora, stiamo parlando del vero sommerso, signori, altro che le cooperative di Buzzi e Carminati, con questo giochetto le banche private occultano una roba di 800 miliardi all'anno. Questi sono i grandi evasori e di questi che ci dobbiamo occupare. Questo è il vero accordo bilaterale. La vera lotta all'evasione va fatta nelle banche perché loro sono i veri evasori di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Banche private che non vengono controllate. Abbiamo persone come Visco che hanno ricevuto degli avvisi di garanzia, c’é gente come Vegas della Consob che non vigila assolutamente da nessuna parte altrimenti non avremmo degli scandali come quello del Monte dei Paschi di Siena. Quindi, oggi possiamo raccontarcela in tutte le salse, cari signori, che stiamo abolendo le doppie imposizioni, che siamo agevolando la lotta all'evasione fiscale, ma non è così. Finché non attaccheremo il potere delle banche di poter creare la moneta dal nulla, e non ce la prenderemo noi cittadini per poter utilizzare questi soldi tassati per il benessere dello Stato, quindi con il reddito di cittadinanza, con il finanziamento alle piccole e medie imprese, non andremo mai da nessuna parte. Noi affronteremo il problema e voi, sicuramente, non lo state facendo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

venerdì 27 novembre 2015

Elementi giuridici del sistema di creazione di mezzi monetari

Workshop per Magistrati, Avvocati,
Notai e Dottori Commercialisti

“Elementi giuridici del sistema di creazione di mezzi monetari delle banche private”

giovedì, 26 novembre – ore 15.00 – 17.30
BOLZANO – Casa Kolping, Via A. Kolping, 3 – Josefsaal

http://humaneconomy.it/workshop-elementi-giuridici-del-sistema-di-creazione-di-mezzi-monetari-delle-banche-private-per-magistrati-avvocati-notai-e-dottori-commercialisti/

Nella crisi del 2008, abbiamo appreso che la contrazione della moneta in circolazione è dovuta alla contrazione del credito concesso dalle banche, e che quindi le banche non si limitano a raccogliere e prestare moneta liquida, ma li creano, in virtù di un potere non conferito da alcuna legge, e spesso in modo temerario e distruttivo per la collettività.Oggi un crescente numero di studi economici e giuridici sta gettando luce sulla natura, sugli effetti e sui problemi di legittimità costituzionale e ordinaria della pratica generalizzata con cui le banche commerciali, da decenni oramai, generano oltre il 92% della liquidità nel sistema
  • nella loro attività imprenditoriale privata
  • con operazioni contabili ed elettroniche
  • senza impegnare riserve o altri capitoli di bilancio
  • denominandola come valuta legale mentre è moneta creditizia.
La scoperta di questa realtà e il diffondersi della conoscenza di essa, impone il problema della legittimità di un tale sistema monetario, oltre che della sua opportunità, rispetto sia alla legge ordinaria che alla Costituzione.
Si può sostenere che un credito derivante da “moneta-contabile” (c.d. moneta scritturale), creata dalle banche private attraverso una mera operazione contabile/digitale è invalido, ovvero, nullo (la voce contabile “crediti verso clienti a debiti verso clienti” comporta una semplice espansione del bilancio bancario).
Inoltre, il procedimento suddetto è in netto contrasto con le norme del Trattato di Maastricht e quelle del D.Lgs. n. 385/1993 (T.U. Bancario).
Contenuti del workshop:
  • L’atto di creazione della moneta-contabile come atto illecito delle banche private
  • Implicazioni giuridiche dell’accettazione di questa prassi da parte degli Stati
  • I risvolti di questi fatti e la criminalità organizzata
  • L’espansione di bilancio delle banche dovuta all’erogazione del credito come creatio ex nihilo; le implicazioni di questo fatto sul proprio indebitamento e sull’indebitamento interbancario; impossibilità sistemica e matematica della restituzione dei debiti dei rispettivi interessi.
Spesso Magistrati e Avvocati non sono a conoscenza della prassi di creazione monetaria e degli aspetti contabili bancari. Il workshop offre quindi la possibilità di sviluppare un nuovo orientamento sia dottrinale, che giurisprudenziale.
Verranno inoltre esposti gli strumenti di rimedio e di soluzione per neutralizzare gli effetti di questo problema, sia per quanto concerne le banche, sia per quanto riguarda gli Stati. Per eliminare il rischio di default delle banche, non è necessario far ricorso a nuovi fondi, che aumenterebbero ulteriormente la pressione fiscale. Occorre invece una semplice legge, che definisca nuovi strumenti contabili per il risanamento delle banche in crisi.

Programma del workshop: “Elementi giuridici del sistema di creazione di mezzi monetari delle banche private”

giovedì, 26 novembre – ore 15.00 – 17.30 BOLZANO – Casa Kolping, Via A. Kolping, 3 – Josefsaal

nicolas_giannakopoulos_04_015.00 Dott. Nicolas Giannakopoulos
“Creazione illegittima della moneta e l’aspetto penale nella sua accettazione da parte degli Stati ed il suo collegamento con la criminalità organizzata” (in lingua italiana)
Nicolas Giannakopoulos era responsabile di un programma di ricerca triennale finanziato dalla Confederazione Svizzera dal titolo “corruzione svizzera e criminalità organizzata”. Prima di questo è stato attivo in molti programmi di ricerca e ha effettuato numerose analisi per le grandi istituzioni. Ha collaborato strettamente con i servizi di polizia e magistrati ed è stato premiato con la medaglia al merito dalle autorità giudiziarie brasiliane. Mr. Giannakopoulos ha pubblicato materiale significativo riguardante i diversi aspetti delle moderne organizzazioni criminali. Egli è anche Presidente e co-fondatore di OCO, l’Osservatorio di criminalità organizzata e direttore dell’azienda con sede a Ginevra indagine penale interno COSA.
IMG_22102015_11021915.45 Univ.-Prof. Mag. Dr. Franz Hörmann
“Argumente gegen die Möglichkeit eines wirtschaftlichen Schadens von Banken bei Kreditausfall aufgrund der buchtechnischen Giralgeldschöpfung” (in deutscher Sprache – con traduttore italiano)
Seit 1983 am Institut für Revisions-, Treuhand- und Rechnungswesen der Wirtschaftsuniversität Wien beschäftigt, 2001-2010 Gastprofessor am Institut für Wirtschaftsinformatik (Communications Engineering) der Universität Linz, seit 1997 gewerblich befugter Unternehmensberater, von 1995-2015 korrespondierendes Mitglied des Fachsenats für Datenverarbeitung der österreichischen Kammer der Wirtschaftstreuhänder und seit 2001 Prüfungskommissar im Rahmen der Wirtschaftsprüfer-Ausbildung der österreichischen Kammer der Wirtschaftstreuhänder. Von 2001-2010 Lektor an der FHW (Fachhochschule der Wirtschaftskammer Wien). Entwickelte die neue Geldform „Informationsgeld“ (http://www.informationsgeld.info)

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16.30 Avv. Marco Della Luna
“Elementi giuridici della creazione di moneta-scritturale contra ius in base all’ordinamento giuridico italiano”
(in lingua italiana)
www.marcodellaluna.info, avvocato, dottore in legge e in psicologia, autore di testi in materia monetaria e di social control (Euroschiavi, Neuroschiavi, Cimiteuro, La moneta copernicana, Sbankitalia e altri).
Contributo spese: 60 € (incl. una brochure di ca. 50 pag.)
Posti limitati – contattateci per l’iscrizione: via Email: event@humaneconomy.it o per tel.  334 3218495
Lieti della Vostra affluenza per trattare e discutere insieme un tema cruciale per la pace sociale e un futuro armonioso dell’umanità
Il Team di Human Economy

Usa, nuova azione giudiziaria nei confronti di dieci grandi banche

Usa, nuova azione giudiziaria nei confronti di dieci grandi banche


Una class action è stata intentata contro le dieci più grandi banche di Wall Street e due piattaforme di scambio con l'accusa di aver formato "almeno dal 2007" un cartello per limitare la competizione nel mercato del più diffuso tipo di derivati, gli "interest rate swap" (prodotti derivati da tassi di interesse). Si tratta di un mercato valutato circa 320 miliardi di dollari.
La causa è stata presentata presso la corte distrettuale di Manhattan contro il gotha di Wall Street: Goldman Sachs, Bank of America Merrill Lynch, JPMorgan Chase, Citigroup, Credit Suisse, Barclays, Bnp Paribas, Ubs, Deutsche Bank e Royal Bank of Scotland.
Secondo i ricorrenti, l'accordo tra le banche, in teoria concorrenti e rivali, ha impedito l'ingresso sul mercato di questi derivati di intermediari alternativi non bancari. La causa è stata presentata dai titolari di un fondo pensione di Chicago che avrebbe pagato più del dovuto i contratti di swap sottoscritti. Accanto alle banche sono citate in giudizio due piattaforme di scambio degli swap, la Icap e la Tradeweb. Quest'ultima è controllata al 40% dall'agenzia di stampa anglo-canadese Thomson Reuters che però non è citata in giudizio.
Già a metà settembre dodici istituti bancari avevano accettato di pagare 1,87 miliardi di dollari per risolvere una vertenza giuridica negli Stati Uniti. In quel caso le banche erano accusate da investitori di pratiche contrarie alla concorrenza sul mercato dei prodotti derivati di credito ("credit default swap").

La Massoneria accusa: stragi di Parigi ? E' stato Mario Draghi

“I veri mandanti dell’Isis e la Superloggia massonica Hathor-Pentalpha”

“I veri mandanti dell’Isis e la Superloggia  massonica Hathor-Pentalpha”
Intervista esclusiva a Gioele Magaldi, Gran Maestro del Grande Oriente Democratico (www.grandeoriente-democratico.com) e Presidente del Movimento Roosevelt (www.movimentoroosevelt.com), autore del best-seller “MASSONI. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges” (Chiarelettere, Milano 2014) primo volume di una trilogia, che sta anche per essere pubblicato in lingua spagnola, francese e inglese.

D. Magaldi, lei afferma nel suo libro “Massoni” che il nome “Isis” ha un significato legato a una superloggia massonica…
R. Come ho spiegato nel primo volume della serie di Massoni. Società a responsabilità, Chiarelettere Editore, l’Isis e il progetto politico-terroristico connesso sono una precisa e meditata creazione ad opera della Ur-Lodge Hathor-Pentalpha, una superloggia sovranazionale malignamente “eretica ed estremista” nei suoi fini e nei suoi mezzi, persino rispetto agli ordinari circuiti massonici neoaristocratici e reazionari. Del resto, Isis o Iside è la stessa divinità egizia che, in determinati contesti mitologico-rituali, assume il nome di “Hathor… Tutto questo, comunque, viene spiegato minuziosamente nel libro Massoni, cosi come vi vengono profetizzati- con mesi e mesi di anticipo (il libro è uscito nel novembre 2014)- eventi quali i tremendi attentati terroristici di Parigi del 7 gennaio (episodio di “Charlie Hebdo”) e del 13 novembre 2015.
Le superlogge “Hathor-Pentalpha”, “Amun”, “Geburah”, “Der Ring” (alla guida di altre, loro satelliti) lucrarono enormi profitti geopolitici ed economici dalle guerre “preventive” al terrorismo dei primi anni ‘2000. Guerre che avrebbero avuto un senso solo se davvero fossero state volte ad “esportare” democrazia, libertà, laicità, diritti universali e infrastrutture materiali e immateriali in grado di garantire in Medio Oriente e altrove non solo istituzioni fondate sulla sovranità popolare e il pluralismo liberale, ma anche giustizia sociale e prosperità per tutti e per ciascuno. Cosi non fu. Quelle guerre, scatenate con il pretesto di abbattere “regimi canaglia” fiancheggiatori del terrorismo islamico, in realtà sono servite a scopi di ampliamento del potere e della ricchezza di un ristretto numero di gruppi massonici reazionari e neoaristocratici.

Cosa sono le superlogge massoniche?
Anzitutto occorre rammentare che il termine tecnico per denominarle è “Ur-Lodges”. Si tratta di logge molto potenti e speciali, di respiro e composizione sovranazionale, che cooptano tra i propri membri eminenti personaggi (sia uomini che donne) appartenenti alle Comunioni massoniche tradizionali (Gran Logge e Grandi Orienti) e anche profani e profane di particolare spessore e prestigio politico-sociale, economico-finanziario, mediatico, militare e culturale. E si tratta di contesti dove non ci si occupa soltanto di gestire il potere ai suoi massimi livelli globali, ma anche di cenacoli dove teorie e pratiche rituali ed esoteriche vengono coltivate con grande assiduità e scrupolosità. In effetti, a partire da fine Ottocento (momento di nascita delle prime, tra queste superlogge) e poi soprattutto nel corso del Novecento e nel primo quarto del XXI secolo, l’egemonia massonica e l’egemonia tout-court a livello planetario passa dalle tradizionali comunità massoniche organizzate su base nazionale a queste superlogge sovranazionali.

Perché una superloggia dovrebbe scatenare il terrore in Europa?
Da mesi, con la sceneggiata hollywoodiana sull’Isis e i suoi tagliatori di teste trasmessa worldwide, si è dapprima preparato il terreno. Poi è giunto il primo assaggio cruento nel cuore del Vecchio continente (vedi attentato alla sede della rivista “Charlie Hebdo”), quindi c’è stata una ulteriore escalation con l’episodio di venerdì 13 novembre 2015 e la strage di Parigi. Pur dissentendo da qualsivoglia paranoia complottista sulle numerologie di certi eventi, occorre rammentare che da quando, il venerdì 13 ottobre del 1307, il re di Francia Filippo il Bello diede l’ordine di arresto dei Cavalieri Templari, “venerdì 13” è divenuto un significante importante e famigerato negli ambienti esoterici e massonici e poi anche nell’immaginario collettivo “profano”, tanto da dar vita, in tempi recenti, ad alcune serie filmografiche sul tema.
E’ in corso una lotta fratricida tra ambienti massonici neoaristocratici, egemoni da mezzo secolo, e la ripresa di attività dei circuiti latomistici progressisti, decisi ora ad invertire il corso antidemocratico e tecnocratico tanto della globalizzazione che della governance europea. Colpendo in un giorno molto preciso e particolare, le manovalanze terroristiche eterodirette dagli ambienti della Ur-Lodge Hathor-Pentalpha, intendevano conseguire due precisi obiettivi.
Uno: dare un segnale infra-massonico ai circuiti liberomuratori progressisti e in particolare a una superloggia precisa, legata alla tradizione dei Templari e operante con particolare attenzione in Francia, in questi mesi… Dirò poi di che Ur-Lodge si tratti e che cosa stia cercando di fare sul territorio francese.
Due: grazie allo shock provocato e allo spauracchio della presunta impossibilità di garantire la sicurezza senza misure emergenziali, determinare sia in Francia che altrove un maggiore controllo politico, sociale e mediatico “autoritario”, mediante l’introduzione di eventuali modifiche costituzionali (vedi gli annunci di Hollande in tal senso) e di una sorta di “Patriot Act” europeo. In sostanza, dopo aver determinato una cinesizzazione del popolo europeo sul piano dei rapporti sociali ed economici (smantellamento del welfare, disoccupazione galoppante, crollo della domanda aggregata e dei consumi e conseguente aumento di manodopera a buon prezzo e con bassi salari) e dopo aver costruito una UE matrigna e antidemocratica (il Parlamento europeo, luogo di rappresentanza della sovranità del Popolo europeo non ha il potere di fiduciare e sfiduciare un esecutivo politico continentale che sia sovraordinato alle strutture burocratiche comunitarie, invece di essere, come effettivamente è, subordinato alla dittatura tecnocratica della Bce, vero “dominus” non elettivo dell’attuale Europa), adesso si cerca di mortificare ulteriormente la vita democratica del Vecchio continente, introducendo, per mezzo della paura del terrorismo, leggi liberticide e autoritarie.

Il Procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha detto che “forse dobbiamo essere pronti a rinunciare ad alcune delle nostre libertà personali, in particolare dal punto di vista della comunicazione” a causa della necessità di combattere con ogni mezzo il terrorismo. Cosa ne pensa?
Proprio il 14 novembre, sul sito ufficiale del Movimento Roosevelt (www.movimentoroosevelt.com), poi rilanciato anche sul sito di Grande Oriente Democratico (www.grandeoriente-democratico.com), è apparso un importante intervento intitolato “Strage a Parigi del 13 novembre 2015: il tragico avverarsi delle profezie di MASSONI e di Gioele Magaldi (risalenti al 2014) e un necessario impegno di tutti e di ciascuno per difendere democrazia e libertà, contro qualsivoglia deriva autoritaria e illiberale in stile Patriot Act sul suolo europeo e contro altre conseguenze strumentali e scellerate auspicate dai mandanti degli attentati di ieri (13 novembre) e del 7 gennaio 2015 in Francia”, articolo pubblicato il 14 novembre 2015 sul sito MR, di cui consiglio un’attenta lettura. Dopo qualche polemica iniziale, “a caldo”, rispetto a quanto da lui affermato, ho avuto modo di informarmi meglio sulla figura di Franco Roberti, procuratore antimafia e antiterrorismo, e in molti me ne hanno parlato come di persona seria, competente e amante della libertà e della democrazia. Credo, quindi, che quelle parole (anch’ esse dette “a caldo”, sull’onda dei fatti terribili che ci hanno tutti indignato e scosso) sul fatto di rinunciare alla libertà, specie di comunicazione, in favore della sicurezza, siano state pronunciate in un momento di comprensibile e preponderante preoccupazione di assicurare al popolo italiano il massimo di tutela da minacce terroristiche.
Ma sono altrettanto convinto che Franco Roberti e i suoi collaboratori saranno in grado di lavorare alacremente sul lato della prevenzione e del controllo sapiente del territorio e dei luoghi più esposti a rischio, senza minimamente attentare alle libertà fondamentali dei cittadini. Del resto, il massone progressista Benjamin Franklin, uno dei massimi padri della nascita della prima Repubblica costituzionale e democratica al Mondo, gli Stati Uniti d’America, soleva affermare: “Chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”.
A proposito dei fatti di Parigi di venerdì scorso, vorrei aggiungere quello che mi hanno suggerito diversi amici fraterni onesti e scrupolosi, tra i quadri e i dirigenti dei servizi d’intelligence (di diverse nazioni) operanti in Francia, e in particolare a Parigi. E sa cosa mi hanno detto? Che senza una falla grossa come una casa nell’operato degli stessi servizi segreti occidentali e francesi (qualche agente infedele che, evidentemente, ha “collaborato” con i terroristi, tradendo con infamia i propri doveri e la propria dignità di uomo e di servitore dello Stato), quello che è accaduto venerdì 13 novembre non sarebbe mai potuto accadere.
Ma stiamo scherzando? Terroristi che arrivano indisturbati a pochi passi da dove si muove il Presidente della Repubblica e che vanno a fare il più atroce attentato in un locale che avrebbe dovuto essere scientificamente guardato a vista da servizi d’intelligence e sicurezza, in quanto già attenzionato in precedenza per possibili atti di terrorismo e violenza?
Senza la connivenza di apparati deviati dell’intelligence militare e civile, tutto ciò non sarebbe stato assolutamente possibile. Ecco, dunque ci si prodighi per evitare, in Italia, le falle clamorose e inescusabili relative alla prevenzione degli attentati e al presidio capillare dei luoghi più esposti a rischi. E da questo punto di vista, in molti che lo conoscono bene, mi assicurano che Franco Roberti rappresenti una garanzia- per competenza, intelligenza e desiderio sincero di proteggere la popolazione esposta a minacce terroristiche- di prim’ordine.

Quando e come finirà, se finirà, questa tragedia?
La tragedia non finirà da sola. La sua fine dipende insieme dalle iniziative dei massoni progressisti nel contrastare i progetti di involuzione neo-feudale su scala europea, occidentale e globale e dal risveglio dell’orgoglio di tutti i cittadini comuni, latori pro-quota di sovranità. In questa prospettiva è stato fondato il Movimento Roosevelt (www.movimentoroosevelt.com ), per unire in una alleanza comune élites progressiste e popolo sovrano desideroso di difendere con le unghie e con i denti tre secoli di conquiste democratiche e liberali.

Le sue verità sono sconvolgenti, lei vende tantissimi libri e gira l’Italia a spiegarle a tutti. Ha mai avuto una querela?
Ho ricevuto querele (stralunate) per diffamazione, in relazione alle attività del sito ufficiale di Grande Oriente Democratico (www.grandeoriente-democratico.com ), Movimento massonico d’opinione di cui mi onoro di essere Gran Maestro. Ma non ho ricevuto alcuna querela per questioni attinenti alla pubblicazione del libro Massoni. Società a responsabilità illimitata. La scoperta delle Ur-Lodges.

Nella massoneria, adesso, pensa di avere più amici o più nemici?
Ho sicuramente sia molti amici che molti nemici, all’esterno del network specifico di GOD, parte del più ampio campo di azione della Libera Muratoria progressista, di cui sono parte integrante. Tuttavia, da qualche tempo a questa parte accadono cose un po’ strane…
L’altro giorno, ad esempio, qualcuno mi ha iscritto ad un Gruppo “Massoneria” su facebook e poi, su quello stesso Gruppo, ieri, mercoledì 18 novembre, sono stato oggetto di minacce di esplicita violenza fisica e anche di morte, da alcuni massoni italiani, peraltro riconoscibili con nome e cognome. Sarà naturalmente mia cura, nelle prossime ore, allertare della cosa in modo adeguato sia le autorità giudiziarie competenti che l’opinione pubblica.


NdB:
Mario Draghi, classe 1947, presidente della Banca centrale europea dal 2011, è affiliato a cinque logge massoniche transnazionali: alla “Edmund Burke”, alla “Pan-Europa”, alla “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum”, alla “Three Eyes” e alla “Der Ring"

Vedi anche: La massoneria deviata che controlla il mondo, ecco la lista

giovedì 26 novembre 2015

domenica 22 novembre 2015

Imposimato sulla mafia bancaria



Con Ferdinando Imposimato parliamo di usura bancaria
Posted by Carlo Sibilia on Sunday, November 22, 2015

lunedì 16 novembre 2015

L'imperialismo è vivo e lotta contro di noi

L'imperialismo è vivo e lotta contro di noi

L'imperialismo è vivo e lotta contro di noi

Viaggio nella crisi parte II. 

Dopo l'articolo preliminare di Rita Bedon, che illustra alcuni aspetti teorici generali della crisi (http://www.lacittafutura.it/economia/viaggio-nella-crisi.html), proseguiamo l'indagine esaminando il carattere dell'odierno imperialismo transnazionale. Seguiranno contributi che illustrerannno in maniera più sistematica il quadro teorico in cui si inseriscono gli elementi fattuali qui esaminati, per proseguire quindi con le prospettive dell'Europa a guida tedesca e le possibili vie di uscita dalle politiche liberiste europee.

di Ascanio Bernardeschi

“Il capitalismo, che prese le mosse dal capitale usuraio minuto,termina la sua evoluzione mettendo capo a un capitale usuraio gigantesco”
“Il mondo si divide in un piccolo gruppo di stati usurai e in una immensa massa di stati debitori”
“L'oligarchia finanziaria attrae, senza eccezione, nella sua fitta rete di dipendenzetutte le istituzioni economiche e politiche della moderna società borghese”
(Vladimir Ilic Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, 1916)

Il crollo del blocco del cosiddetto socialismo reale, fu principalmente esito non di un moto di liberazione dei popoli ma della vittoria della guerra fredda da parte del blocco imperialista a guida statunitense. Liquidato il bipolarismo USA-URSS, parve ai più che il mondo fosse entrato in una fase unipolare ad egemonia americana difficilmente contrastabile.

Mentre analisti più accorti già allora intravidero la possibilità che si andasse verso un nuovo multilateralismo, in cui potevano interpretare un ruolo non marginale le maggiori potenze asiatiche ed europee, abbondavano analisi che invece cercavano di sistemare teoricamente l'interpretazione prevalente. Il testo di Antonio Negri e Michael Hardt, Impero, per anni assai alla moda nella “sinistra radicale”, trae impulso indubbiamente anche da una simile lettura di questo passaggio storico, pur se vi convivono alcuni stimoli filosofici, tra cui è rilevante quello foucaultiano. Negri tiene a precisare che l'Impero non va confuso con l'imperialismo in quanto consiste in un potere “deterritorializzante” e tendente a incorporare il mondo intero. “I singoli colori nazionali della carta imperialista del mondo sono stati mescolati in un arcobaleno globale e imperiale”.

Noi ci domandiamo: i fatti successivi hanno forse confermato che si sta procedendo verso un grande Impero non racchiuso da confini, svolgendo quest’ultimo un ruolo positivo spazzando via “i crudeli regimi del potere moderno” e sprigionando “i potenziali di liberazione”? Oppure si sta assistendo, al contrario, all'emergere impetuoso di nuove potenze imperialistiche?

Altra questione: quali sono i caratteri principali dell'imperialismo già descritti da Lenin che rimangono attuali e in che misura? Concentrazione e accentramento dei capitali, raggruppati in pochi, potenti monopoli in lotta tra di loro, collegati da un intreccio complesso di partecipazioni azionarie e alleanze che travalicano i confini nazionali; ruolo crescente delle banche e del capitale finanziario, fortemente intrecciato con quello industriale, posto largamente sotto il suo controllo; ruolo preminente delle esportazioni di capitali; politiche statuali funzionali alla competizione, talvolta violenta, tra questi monopoli.

Al fine di rispondere a queste domande è utile partire dall'evidenza empirica, esaminando alcuni dati statistici. Per quanto riguarda i movimenti di capitale ci è di aiuto il recente rapporto della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (Unctad), il World Investiment Report 2015, recentemente commentato su questo giornale da Ferdinando Gueli. Mentre appare scontato il dato del notevolissimo peso degli investimenti esteri in entrata nelle economie emergenti e nell'America Latina (vedi grafico 1), è da sottolineare che anche gli investimenti dei paesi in via di sviluppo diretti verso l'estero, che nel 2000 erano ancora ben al di sotto della soglia del 10% del totale mondiale, raggiungono invece il valore del 35% nel 2014 (grafico 2), quintuplicato in 14 anni. Anche la suddivisione degli investimenti esteri in entrata per blocchi economici (grafico 3) testimonia una situazione assai variegata e un crescente perso dei paesi emergenti asiatici, tra cui, ovviamente, gioca un ruolo primario la Cina.

In termini di Pil si sta registrando un progresso delle nazioni in via di sviluppo e un mutamento dei rapporti nei confronti di quelle ad economia matura. Basti pensare al recente sorpasso da parte della Cina di Germania e Giappone e al sorpasso in corso degli USA. Per brevità, a questo proposito, si rimanda ai dati riportati nella precedente serie di articoli di questo giornale aventi per oggetto i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica).

Il crescente peso dei paesi emergenti, in gran parte dovuto alla importante crescita dei Brics, testimonia la progressiva perdita di egemonia del blocco dei paesi avanzati e degli Usa al loro interno e l'avanzare di concorrenti degni del massimo rispetto. Non a caso gli Stati Uniti per primi, consapevoli delle prospettive dei nuovi rapporti di forza, stanno cercando affannosamente di ostacolare alcuni competitori attraverso vari strumenti, siano essi gli accordi regionali sugli investimenti per l’area transpacifica (TPP) e transatlantica (TTIP), oppure il classico prolungamento della politica con altri mezzi: guerre indotte o esplicitamente dichiarate in paesi limitrofi alla Cina e alla Russia (Afghanistan, Iraq, Siria, Ucraina….).

Anche l'esportazione dei capitali continua incessantemente la sua crescita. Sommando quelli in entrata e quelli in uscita, nel 1990 ammontavano intorno ai 250 miliardi di dollari, per passare a una media di circa 2.820 annui nel periodo pre-crisi (2005-2007), attestandosi poi vicino al 2.600 nel 2014. Conseguentemente lo stock dei capitali investiti all'estero, è più che decuplicato nel periodo 1990-2014, mantenendo un saggio di ritorno oscillante intorno tra il 6-7%, fatto salvo il livello di poco inferiore (4-5%) nel periodo di crisi.

Il rapporto mostra anche un’analoga crescita del capitale e degli affari delle società estere affiliate alle maggiori società multinazionali (meglio dire transnazionali), dell'occupazione presso di esse e del valore dei brevetti da esse posseduti.

Altro elemento che è utile segnalare è che il bilancio di cassa delle 100 maggiori società multinazionali, così come il loro capitale, è quasi raddoppiato dal 2006 al 2014, mentre il Pil mondiale è aumentato solo del 65%. Marginalmente replichiamo anche a chi ha visto, guardando solo il dito e non la luna, un processo di deindustrializzazione in atto: le dotazioni di cassa e gli investimenti delle 5.000 maggiori multinazionali si collocano prevalentemente nei settori delle materie prime, dell'energia e delle industrie (56,1% del totale) mentre i famosi servizi si fermano al 17,6% e le decantate tecnologie e telecomunicazioni al 11,3%.

Per quanto riguarda il ruolo del capitale finanziario, il rapporto Unctad ci mostra il peso crescente del valore delle acquisizioni di società o della loro fusione, un indice del ruolo del capitale transnazionale nei flussi di investimento, che è quasi quintuplicato in 18 anni, passando da 43 miliardi di dollari del 1996 a quello di 200 nel 2014. Il “potere deterritorializzante” del capitale di negriana memoria si manifesta largamente in questa forma, senza però far venire meno la lotta tra imperialismi per accrescere il loro territorio di influenza. Crescono a dismisura anche i fondi sovrani che erano intorno ai 5 miliardi di dollari nel 2000 e si aggirano intorno ai 160 miliardi nel 2014. La tendenza crescente alla finanziarizzazione dell'economia, peraltro, è più che nota, come il rapporto tra il valore delle attività finanziarie e quello del Pil, che nel 2013 era 13,24. Cioè le attività finanziarie ammontavano a oltre 13 volte il prodotto mondiale. Ancora più alto (centinaia di volte) è il rapporto tra le transazioni finanziarie e quelle reali.

Veniamo al ruolo degli stati. Nonostante le conquiste democratiche e l'accesso ai diritti politici della generalità della popolazione nel mondo “civile”, si può sostenere che la definizione di “comitati di affari della borghesia” può stare ancora loro addosso e addirittura li veste sempre più precisamente. Non solo per i massacri sociali imposti agli stati dai potenti gruppi di pressione (finanziari e industriali) col pretesto del debito e che in realtà sono funzionali a introdurre elementi di controtendenza alla caduta del saggio del profitto. Non solo per i salvataggi di potenti gruppi bancari con oneri sempre a carico della comunità.

In materia di servizi pubblici, per esempio, i processi di privatizzazione sono sempre più orientati verso la concentrazione di queste attività in poche multinazionali dell'acqua, del trattamento dei rifiuti, dell'energia ecc. In materia di scambi internazionali vengono imposti trattati, negoziati in segreto, quali il TTIP, TPP, che intendono ad abbattere le “barriere non tariffarie” agli scambi stessi, cioè scavalcare le regolamentazioni che tutelano la qualità dei prodotti, la salute, l'ambiente, i lavoratori. Oppure vengono introdotte clausole come l'Investor-State Dispute Settlement, cioè corti di giustizia private che dovrebbero dirimere i contenziosi tra investitori e singoli stati.
E per chi non è d'accordo c'è la terapia alla greca…

Riferimenti:
R. Bedon, Viaggio nella crisi, http://www.lacittafutura.it/economia/viaggio-nella-crisi.html
F. Gueli, I flussi mondiali di investimenti: un’istantanea del capitalismo contemporaneo (http://www.lacittafutura.it/economia/i-flussi-mondiali-di-investimenti-un-istantanea-del-capitalismo-contemporaneo.html )
Vladimir Ilic Lenin, L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, in Opere scelte, Ed. Riuniti, 1965
A. Negri-M. Hardt, Impero, Bur, 2003
United Nations Conference on Trade and Development, World Investiment Report 2015. Reforming International Investment Governance, 2015 reperibile nel web ( http://unctad.org/en/PublicationsLibrary/wir2015_en.pdf )

Ringrazio Ferdinando Gueli per i preziosi suggerimenti in merito alle fonti statistiche.

sabato 14 novembre 2015

Tabellini, già rettore della Bocconi, sul reddito di cittadinanza...

Il nemico dell’inflazione zero

 
Nell’intervista di ieri a questo giornale, il presidente Draghi ha sottolineato che la Bce è determinata a centrare il suo obiettivo di un’inflazione nel medio termine poco sotto il 2%. È importante che lo sia.È dal 2013 che l’inflazione si è allontanata dall’obiettivo, ed è ormai più di un anno che l’area euro convive con un’inflazione intorno a zero. Un’inflazione così bassa ostacola il rientro dal debito e il recupero di competitività dei Paesi del Sud Europa (perché prezzi e salari sono rigidi verso il basso), e ha molti altri inconvenienti.
Eppure, questi costi non sono sempre evidenti all’opinione pubblica. Quando l’inflazione è troppo alta, i cittadini se ne accorgono subito, perché l’effetto sul costo della vita è immediatamente visibile. Un’inflazione prossima a zero è altrettanto dannosa, ma più subdola. Vi è il rischio di essere troppo compiacenti, accettando di restare a lungo in questa situazione. Pertanto ha fatto bene Mario Draghi a ribadire la sua determinazione.
Nell’intervista, il presidente della Bce ha anche ricordato che nella riunione di dicembre sarà discussa l’efficacia relativa delle varie opzioni disponibili alla banca centrale. Speriamo che siano davvero considerate tutte le opzioni, e non solo l’estensione dell’acquisto di titoli o un’ulteriore riduzione dei tassi di interesse. Vi sono azioni anche più radicali con cui la banca centrale può stimolare la domanda aggregata e far salire i prezzi e le aspettative di inflazione.
I trattati europei impediscono alla banca centrale di finanziare direttamente un’espansione fiscale. Ma alcuni degli effetti positivi sulla domanda aggregata potrebbero essere ottenuti con misure analoghe dal punto di vista economico. Ad esempio, anziché finanziare con moneta un taglio delle imposte, la Bce potrebbe decidere di stampare più moneta, versandola direttamente sui depositi e sui conti correnti postali dei cittadini. Una parte di questo incremento di ricchezza nominale sarebbe risparmiato, ma una parte verrebbe speso (soprattutto dai consumatori a più basso reddito o con minori possibilità di accedere al credito). Oppure, la Bce potrebbe acquistare titoli perpetui (cioè con scadenza illimitata) appositamente emessi dalla Bei per contribuire a finanziare investimenti pubblici con esternalità positive ma che non producono flussi di cassa futuri (ad esempio, l’edilizia scolastica) - e che quindi difficilmente potrebbero trovare finanziamenti sui mercati.
Senza violare né la sostanza né la forma dei trattati europei, inoltre, la Bce potrebbe cambiare le regole che si è data nella conduzione della politica monetaria. Oggi l’obiettivo della Bce è un tasso d’inflazione poco sotto il 2% nel medio periodo - un obiettivo piuttosto vago, che come vediamo consente di tollerare lunghi periodi con l’inflazione intorno a zero, e soprattutto che potrà indurre a rialzare i tassi non appena l’inflazione prevista tornerà ad alzarsi, per evitare di sforare il tetto del 2%. Un’alternativa, suggerita da diversi economisti, è di porsi come obiettivo un sentiero di crescita del livello generale dei prezzi (o meglio ancora del reddito nominale), anziché per il tasso di inflazione. Ciò costringerebbe automaticamente la politica monetaria ad alzare temporaneamente il suo obiettivo d’inflazione tutte le volte che i prezzi scendessero sotto il sentiero prestabilito. Ad esempio, a fine 2015 i prezzi dell’area euro saranno di circa il 4% più bassi di quanto sarebbero stati se dal 2013 in poi la Bce avesse centrato il suo obiettivo. Per riportare i prezzi sul sentiero di crescita desiderato, quindi, l’inflazione cumulata nei prossimi tre anni dovrebbe essere di altrettanto più alta rispetto al tetto del 2%, dando spazio alla banca centrale per continuare più a lungo una politica monetaria espansiva.
O ancora più semplicemente, e come suggerito da economisti come Paul Krugman e Olivier Blanchard, l’obiettivo di inflazione potrebbe essere alzato sopra il 2%, per segnalare maggiore determinazione nel combattere la stagnazione dei prezzi ed evitare in futuro le trappole deflazionistiche. Queste modifiche alle regole di politica monetaria sarebbero perfettamente compatibili con i vincoli europei, e potrebbero avere un effetto immediato di stimolo alla domanda aggregata, sia attraverso una svalutazione del tasso di cambio che agendo direttamente sulle aspettative di una maggiore inflazione futura.
Non sappiamo se anche queste opzioni radicali saranno prese in considerazione nelle prossime riunioni della Bce. E se lo saranno, quasi certamente verranno scartate perché troppo azzardate dal punto di vista giuridico o troppo controverse dal punto di vista politico. Eppure, dal punto di vista economico, si tratterebbe di innovazioni probabilmente più efficaci e meno rischiose rispetto all’inazione. Oltre ai danni prodotti da un’inflazione troppo bassa, infatti, anche la liquidità immessa sui mercati attraverso l’acquisto di titoli non è priva di inconvenienti, perché alimenta bolle speculative o l’assunzione di rischi eccessivi.
Come dimostra l’esperienza del Giappone, una volta che si è caduti nella trappola di un’inflazione prossima a zero, non è facile uscirne. Ma le difficoltà non sono solo tecniche. Anche i vincoli istituzionali e l’atteggiamento conservatore dei banchieri centrali sono parte del problema. Speriamo che, quando discuteranno delle opzioni future, i banchieri centrali europei abbiano un atteggiamento aperto, e siano altrettanto consapevoli di quanto lo è il presidente Draghi dell’urgenza di far risalire l’inflazione.

giovedì 12 novembre 2015

Il testamento di Luciano Gallino: Costruire le fabbriche del dissenso

manifesto

Luciano Gallino, costruire le fabbriche del dissenso

Roberto Ciccarelli

Addio al grande socio­logo Luciano Gal­lino, scom­parso a 88 anni. Ritratto di un intel­let­tuale poli­tico costruito in anni di inter­vi­ste al telefono. Perché al tele­fono il pen­siero viene messo al lavoro. A una domanda, può cor­ri­spon­dere una rispo­sta impre­ve­di­bile al ritmo del presente
gallinoLuciano Gallino è morto a 88 anni. L’ultima volta che l’ho sentito al telefono, per un’intervista, era ai primi di luglio 2015. Ci eravamo lasciati con un appuntamento in autunno, quando sarebbe uscito il suo nuovo libro Il denaro, il debito e la doppia crisi, una lunga lettera ai suoi nipoti, più che un testamento uno strumento di battaglia contro l’austerità. Pensavamo a un’altra intervista, per discutere del libro. Mi disse: “Sa sono stato male, ma ho continuato a lavorare al libro. Adesso sto correggendo le bozze”.Era pieno di energia, mi disse. Lo richiamato più volte, nelle ultime settimane. Non è stato possibile parlarci.

Il ticchettìo dell’Olivetti
Era diventata un’abitudine, questa lunga frequentazione telefonica iniziata, credo, nel 2009.
Il nostro metodo di lavoro era improvvisato, ma era sempre preciso, infallibile. Lo chiamavo al mattino, prospettavo l’argomento dell’intervista: una dichiarazione del governo di turno, un avvenimento politico europeo di primo piano, un movimento degli studenti, una legge finanziaria, l’ultimo libro pubblicato. Mi rispondeva cortese, sembrava prendere appunti a mente, mi chiedeva sempre di richiamarlo al pomeriggio. Prendeva molto sul serio l’argomento, sembrava volerlo studiare a fondo. Lo richiamavo e, alla prima domanda, iniziava a parlare con un filo di voce, con calma, a raffica. Faticavo a stargli dietro.

Durante un dialogo avvenuto a fine 2012, per una lunga intervista pubblicata a fine anno su Il Manifesto, si interruppe. Mi chiese: “Ma lei sta scrivendo mentre parlo?”. “Sì, professore”. “Ah che bello, mi ricorda l’Olivetti, questo ticchettìo continuo”.
Gallino ha coltivato a lungo l’esperienza di vita, e di lavoro, per il grande industriale di Ivrea. La sua collaborazione con “l’impresa responsabile” dell’ingegnere (a cui ha dedicato uno dei suoi ultimi libri) iniziò nel 1956, all’Ufficio Studi Relazioni Sociali, una struttura di ricerca aziendale all’avanguardia per i tempi, qualcosa che oggi appare fantascienza per gli italiani. Per gli undici anni successivi, fino al 1971, ha diretto il Servizio di Ricerche Sociologiche e di Studi sull’organizzazione (SRSSO) sempre all’Olivetti, negli stessi anni iniziava a Stanford una carriera scientifico che lo avrebbe portato a diventare uno dei sociologi del lavoro, dell’industria, della teoria sociale riconosciuti in tutto il mondo. Per capire Gallino, e la sua tensione verso l’innovazione e diritti dei lavoratori, bisogna capire con chi lavorava a Ivrea. Il suo dirigente era Paolo Volponi, lo scrittore di “Corporale” o de “Le Mosche del Capitale” che molto raccontò dell’esperienza di fabbrica da parte degli intellettuali marxisti, e non, divisi tra la visione autoritaria della Fiat e quella illuministica, razionale e neo-comunitaria di Olivetti.
Il ticchettìo della tastiera del mio computer, mi disse, gli ricordò quella stagione a cui è rimasto fortemente legato: la stagione degli scrittori e poeti in fabbrica: Giudici, Fortini, Volponi, Sinisgalli, Pampaloni. Ma anche di intellettuali di grande respiro europeo come Sergio Bologna. Tutta una generazione formata allo studio concreto, materiale dell’organizzazione dell’impresa intrecciata con la vita al lavoro dei lavoratori. A contatto con i circuiti della produzione, con le asprezze della mediazione sindacale e politica, con l’esigenza di portare l’impresa nel territorio, o nella città, e non di sussumere il territorio e la vita nell’impresa. Gallino conosceva la tecnica dall’interno e la pensava con un doppio cervello: la scienza dell’organizzazione americana e la teoria critica della scuola di Francoforte.

Al telefono
Ho conosciuto Gallino dai suoi libri, non come studente, o come collega. Il dizionario di sociologia, Se tre milioni vi sembran pochi. Sui modi per combattere la disoccupazioneIl costo umano della flessibilità,Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisiLa lotta di classe dopo la lotta di classeIl colpo di stato di banche e governi. L’attacco alla democrazia in Europa, tra i tantissimi. E l’ho conosciuto al telefono. Uno strumento che permette di mantenere una strana intimità pur restando dei perfetti estranei. Il telefono permette di mantenere la giusta distanza dalle cose, in un equilibrio tra ciò che si sa e lo sconosciuto.
Perché, al telefono, il pensiero viene messo al lavoro. A una domanda, può corrispondere una risposta imprevedibile. Ad esempio, nel 2009: in un’intervista sul precariato dell’università, che molto ha preoccupato Gallino, il professore emerito mi sorprese, spingendo a cambiare completamente il senso dell’intervista. Iniziò a parlare di reddito di base per tutti, una prospettiva — mi disse — non proprio convergente “con la mia formazione di sociologo dell’industria”. Continuavo a scrivere, provando a non perdere una parola. Gallino, dopo una breve riflessione, era pronto a rovesciare le sue casematte e stare all’altezza del problema. La prospettiva non lo convinceva, ma andava sino in fondo alla questione, con una decisione che nel tempo sarebbe diventata un vero stile politico. Ecco cosa mi disse:
“Una delle posizioni etico-politiche del reddito di base è rendere gli individui maggiormente liberi dinanzi alle scelte lavorative e, si può presumere, anche alle scelte nel percorso universitario e post-universitario. Se una persona è a reddito zero, cioè se non ha mai avuto un lavoro normalmente retribuito o è un giovane in cerca di una prima occupazione, accetterà qualunque tipo di lavoro. Se, invece, avesse un reddito di base, il cui scopo è tenere le persone al di sopra della soglia di povertà, sarebbe più libero di compiere le sue scelte. Non cercherebbe a tutti i costi uno sbocco lavorativo redditizio. È un po’ tutto da sperimentare, ma ritengo che questo carattere del reddito di base, cioè la costruzione di maggiori spazi di libertà fuori dall’assillo del bilancio quotidiano, potrebbe avere effetti positivi anche sulla ricerca e sui percorsi universitari in genere. Chi è pregiudizialmente ostile al reddito di base troverà infinite ragioni per opporsi. Vi sono molti pro e molti contro. Per ragionare in concreto, il reddito dovrebbe assorbire tutte le spese che vengono erogate sotto la forma di ammortizzatori sociali e assimilati. Se si mette insieme il costo della cassa integrazione ordinaria, cassa straordinaria, cassa integrazione in deroga, liste di mobilità, prepensionamenti, assistenza ai pensionati sotto la soglia di povertà e altre forme di assistenza, sono miliardi di euro. In altre parole, bisogna pensare ad una generale trasformazione delle politiche sociali. I calcoli che si fanno stabiliscono che per stare al di sopra di una soglia della povertà una famiglia avrebbe bisogno di 1.500 euro o giù di lì, 5 o 600 euro per due familiari, la metà per uno o due figli. Ci sarebbe comunque un margine non coperto, però la trasformazione degli ammortizzatori sociali come — per fare un gioco di parole — base per il reddito di base potrebbe far fare un grande passo in avanti. Il reddito di base non è condizionato dal fatto di avere avuto un lavoro. La cosa paradossale oggi è che per avere un sussidio di disoccupazione bisogna avere versato almeno 52 settimane di contributi”.

La lotta di classe dall’alto
Sin dalla fine degli anni Novanta, Gallino ha esplicitato la tensione etico-politica, comune a molti intellettuali torinesi, che lo ha portato a intervenire nel presente con una ricchezza di posizioni tutte ispirate a un rinnovato senso della radicalità. Radicale, lo era Gallino sia nell’impietosa e spesso disperante analisi del dominio capitalistico, sia nell’evocazione degli strumenti della resistenza e dell’alternativa.
L’approccio di Gallino non si limitava all’analisi delle diseguaglianze, oggi piuttosto in voga da quando Thomas Piketty ha avuto successo con un libro pretenziosamente intitolato “Il capitale del XXI secolo”. La gigantesca espropriazione della ricchezza  del lavoro avvenuta a partire dalla fine degli anni Settanta ad oggi, Gallino la chiamava “Lotta di classe”. Coniando — già dal titolo di un libro intervista — la fortunata formula di “lotta di classe dall’alto”.
In una lunga serie di volumi militanti,in cui non mancava certo il rigore inflessibile dello scienziato sociale, questa violentissima asimmetria del potere dei ricchi contro un lavoro sempre più debole e vulnerabile è stata squadernata con una perizia costante. Nel tempo Gallino ha affilato lo stile di intervento politico giungendo a rendere il suo ultimo libro Il denaro, il debito e la doppia crisi una mordace operazione di combattimento dialettico contro l’oligarchia al potere. Spietato il suo giudizio contro i “quattro governi del disastro” che hanno gestito i primi anni della crisi italiana: Berlusconi, Monti, Letta e Renzi. Sono l’espressione di un “colpo di stato delle banche e dei governi”:
“Si può parlare di colpo di stato quando una parte dello stato stesso si attribuisce poteri che non gli spettano per svuotare il processo democratico — mi disse Gallino in un’altra intervista del 2013 — Oggi decisioni di fondamentale importanza vengono prese da gruppi ristretti: il direttorio composto dalla Commissione Ue, la Bce, l’Fmi. I parlamenti sono svuotati e hanno delegato le decisioni ai governi. I governi li hanno passati al direttorio. Se questa non è la fine della democrazia, è certamente una ferita grave. Pensiamo al patto fiscale, un enorme impegno economico e sociale con una valenza politica rilevantissima di cui nessuno praticamente ha discusso. I parlamenti hanno sbattuto i tacchi e hanno votato alla cieca perché ce lo chiedeva l’Europa. Non esistono alternative, ci è stato detto. Questa espressione è un corollario del colpo di stato in atto”.

L’orologio a cucù
«La concezione dell’essere umano perseguita con drammatica efficacia dal pensiero neoliberale — ha scritto Gallino — ha lo spessore morale e intellettuale di un orologio a cucù». Ne emerge il ritratto della stupidità delle nuove classi dominanti. La stupidità è il risultato morale e intellettuale di chi ha assunto acriticamente l’idea della funzione governamentale della finanza e delle banche; del verbo divino di teorie economiche smentite dalla violenza della crisi nel 2008; della morale della «casalinga sveva» Angela Merkel che «spende soltanto quel che incassa e non fa debiti».
Inflessibile è stato il suo schierarsi a fianco dei subalterni, facendo appello alle forze per la trasformazione politica in un continente disperato come l’Europa. Mai Gallino ha mancato di riflettere sul nesso con la produzione: una trasformazione è politica quando cambia il modo di produzione.
“Cambiare paradigma produttivo non implica solo cambiare indicatori, comporta una trasformazione politica. In questa fase mancano le premesse politiche per realizzarla. I discorsi che i governi europei fanno sull’economia, in Italia come in Germania, sono di un’ottusità incomparabile. Vanno tutti in direzione contraria a quello che bisogna fare, e di certo non servono per riformare la finanza, mutare il modello produttivo e operare una transizione di milioni di lavoratori verso nuovi settori ad alta intensità di lavoro. La crisi deve essere affrontata in tutti gli aspetti e non solo su quello finanziario e produttivo. Purtroppo la discussione pubblica è a zero”.

Costruire le fabbriche del dissenso
La trilogia composta dal denaro, il debito e la doppia crisiFinanzcapitalismoIl colpo di Stato di banche e governi, da leggere insieme a libri come Attacco allo stato socialeVite rinviate, lo scandalo del lavoro precario, ha trovato un compimento nell’ultimo libro con la definizione dei lineamenti del «pensiero critico», oscurato e rimosso dalle riforme della scuola e dell’università Moratti-Gelmini e imbastite da quel concentrato di idiozie mercantilistiche della legge «di sinistra» Berlinguer.
Bisogna costruire, per tutta la prossima generazione, le «fabbriche del dissenso» ha scritto Gallino. Le idee ci sono, ispirate a un «socialismo ecologico» o a un «socialismo democratico», lo definisce Gallino: riforma della finanza, rottura con il centrismo neoliberale che unisce destra e sinistra, riuso intelligente del neokeynesismo per il popolo, e non per la finanza. «Non sarà un superamento totale del capitalismo, come forse sarebbe necessario – conclude Gallino – ma un modo realistico per tentare una volta ancora di sottoporlo a un grado ragionevole di controllo democratico». Resta da capire se la ragionevolezza basterà per resistere alla sfida mortale di questo capitalismo.
“Oggi siamo ad un bivio — mi disse in un’altra intervista del 2013 sul ruolo del sindacato, a cui non risparmiò critiche — da un lato c’è la demo­cra­zia, dall’altro il capi­ta­li­smo. È pos­si­bile avere l’una senza l’altro? È pos­si­bile un qual­che tipo di accet­ta­bile con­ci­lia­zione tra i due come nel tren­ten­nio dopo la seconda guerra mon­diale? Lo sarà solo se alcuni milioni di per­sone si sve­glie­ranno, insieme ai par­titi poli­tici. Oggi, pro­ba­bil­mente, una qual­che solu­zione è pos­si­bile. Altri­menti andremo verso un capi­ta­li­smo senza demo­cra­zia o con forme dav­vero povere di democrazia”.
“Considerate questo piccolo libro un modesto tentativo volto a aiutarvi a coltivare una fiammella di pensiero critico nell’età della sua scomparsa - ha scritto Gallino - Da noi la cultura di sinistra, quale cultura diffusa di ampie formazioni politiche, è morta, insieme con i partiti che la divulgavano. Appartiene alle sconfitte da cui sono partito. Ma nessuno è veramente sconfitto se riesce a tenere viva in se stesso l’idea che tutto ciò che è può essere diversamente, e si adopera per essere fedele a tale ideale”.

domenica 8 novembre 2015

MONETA POSITIVA ITALIA sulla contabilizzazione della moneta bancaria

MONETA POSITIVA ITALIA sulla contabilizzazione della moneta bancaria

Quando l'utopia si mette d'accordo con la realtà dell'evasione fiscale

L'ing.Fabio Conditi scrive a Carlo Sibilia:

Caro Carlo,

questo argomento ci interessa e riteniamo fondamentale evitare di fare disinformazione su un argomento, quello monetario, dove ce n’è già molta e dobbiamo evitare di farne anche noi, oltre al fatto che si farebbe un enorme regalo alle banche e non mi sembra il caso (nei suoi interventi alle assemblee lo dice anche Marco Saba che gli azionisti della banca guadagnerebbero molto di più!).

[Nota: Marco Saba chiede che la banca contabilizzi nei suoi bilanci la creazione di nuovo denaro effettuata durante l'esercizio  in modo che i benefici risultanti siano condivisi anche dall'erario (IRES + IRAP) e poi dall'azionariato. Non contabilizzando tale creazione di moneta, la banca sottostima le attività e simula costantemente una  situazione contabile molto diversa della realtà]

Il tuo intervento di ieri alla Camera mi era enormemente piaciuto quando hai parlato del referendum svizzero, indetto da Moneta Intera sulla scia delle teorie di Positive Money che noi sosteniamo avendo fondato l’Associazione Moneta Positiva in Italia, ma poi sei scivolato sull'evasione fiscale delle banche, dimostrando, secondo me e molti altri che studiamo questo tema, una scarsa conoscenza tecnica di come funziona il sistema bancario e soprattutto di non conoscere la proposta svizzera.

[Nota: Conditi insinua che Sibilia abbia una scarsa conoscenza tecnica della materia dimenticando che l'interrogazione di Sibilia alla Camera, sul tema del signoraggio, giace NON risposta dal governo dal 21 maggio 2013. Sibilia quindi ha dimostrato che chi è in difficoltà nella materia, semmai, è proprio il governo italiano...Ma le illazioni di Conditi arrivano ad affermare che Sibilia non conoscerebbe nemmeno la proposta svizzera, la quale invece va proprio nella direzione di far percepire alla Confederazione i benefici derivanti dalla creazione del denaro che oggi vanno alle banche]

L'art. 1834 del nostro Codice Civile dice espressamente che "Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, … a richiesta del depositante, …”, per cui la moneta bancaria, essendo un debito della banca nei confronti del cliente, deve essere messa al passivo di bilancio ed annullata quando il prestito viene restituito, altrimenti la banca ci rimette il suo capitale.

[Nota: Conditi fa confusione e qui parla dei versamenti effettuati dai clienti alla banca, e non già del passo precedente, ovvero della creazione iniziale del denaro che la banca versa poi nel conto del cliente. Sono evidentemente fattispecie diverse e la sua considerazione si riferisce ad un periodo successivo all'azione di cui si contesta la mancata contabilizzazione]

Le banche non possono e non devono iscrivere la moneta creata dal nulla all'attivo, altrimenti si approprierebbero del signoraggio relativo, con enormi vantaggi per le banche stesse.

[Nota: qui casca l'asino. Infatti, contabilizzando la creazione di denaro all'attivo, la banca si approprierebbe anche contabilmente del signoraggio di cui già si appropria coi fatti, cioè ne renderebbe palese tale appropriazione e dovrebbe risponderne fiscalmente, oltreché redistribuirne i relativi dividendi agli azionisti. Rendendo palese l'appropriazione del signoraggio, la banca avrebbe a risponderne fiscalmente e questo, secondo l'ingegnere, sarebbe un enorme vantaggio per la banca. In realtà il vantaggio sarebbe solo di restaurare l'immagine di correttezza della banca stessa agli occhi del pubblico e di regolarizzare la sua funzione di creatrice di moneta a corso legale di fatto. I profitti relativi ne sarebbero diminuiti dal conseguente pagamento delle tasse.]

La soluzione di tassare il denaro creato dal nulla dalle banche, mettendolo all’attivo di bilancio, è equivalente ad uno Stato che facesse pagare le tasse ai falsari di banconote, permettendogli di iscrivere le banconote create nel loro attivo di bilancio. Una follia!

[Nota: la funzione di contabilizzare quello che nella realtà avviene davvero non ha niente a che vedere con la legalizzazione di produzione di denaro falso, come invece insinua l'ingegnere. Lo Stato senz'altro chiede ai falsari di restituire il maltolto, ovvero sequestra i frutti del reato, niente a che vedere con il concetto di tassazione. Si insinua forse che le banche commettano reato creando moneta falsa e che tutta questa moneta elettronica dovrebbe essere sequestrata dallo Stato ?]

Se volete approfondire l'argomento tecnico, oltre al libro che ho scritto, c'è questo mio articolo dettagliato per capire come funziona la moneta bancaria:
http://moneta5stelle.blogspot.it/.../la-moneta-bancaria.html

[Nota: e qui si fa capire chiaramenhte cosa si intendeva per disinformazione...]

Vi rimando anche la stesura definitiva della puntuale contestazione del discorso fatto da Marco Saba all’assemblea del Credito Emiliano con la tua delega, e pregherei sia te che Alessio di avviare un confronto con noi su questo tema, in modo da arrivare ad una posizione condivisa, che penso sia possibile perchè il tema è tecnico e non politico e se ci dimostrate tecnicamente che avete ragione, non abbiamo problemi a cambiare idea, ma vi posso assicurare che abbiamo sviscerato il problema in tanti e facciamo fatica a comprendere questa tesi “dell’evasione fiscale” ed ancora meno la soluzione di tassare proposta.

[Nota: la contestazione al discorso di Marco Saba viene presentata a terzi senza nemmeno informare o coinvolgere direttamente l'interessato in modo da sfuggire al diritto di replica dello stesso. Si teme il confronto e lo si chiede a terze parti senza coinvolgere l'autore dell'intervento nell'assemblea bancaria. L'ingegnere fa fatica a capire la questione poiché non ha la preparazione necessaria per capirla, quindi la vuole insegnare a Sibilia e Villarosa, divertente!]

I problemi del sistema bancario sono altri, sono il fatto che quasi tutta la moneta che usiamo (93%) è creata dalle banche in questo modo percependo interessi sia dallo Stato, attraverso il Debito Pubblico, che dai privati, attraverso il Debito Privati, per un ammontare complessivo di più di 200 mld di euro all’anno (il 12% del PIL). Negli 15 anni dell’euro hanno lucrato qualcosa come 3.000 mld di euro legalmente. Queste sono le cifre vere e dimostrabili che dobbiamo andare a contestare, impedendo alle banche private la creazione di denaro dal nulla e non certo reagolarizzando questa loro pratica con la tassazione.

[Nota: qui si ripete tra le righe la storiella che viene raccontata al pubblico, ovvero che le banche guadagnerebbero non dalla creazione stessa del capitale, ma dagli interessi che successivamente riuscirebbero a lucrare sopra. Come se un falsario non guadagnasse dalla spesa in circolazione del denaro falso creato dal nulla, ma solo dagli eventuali interessi che riuscisse a lucrare...]

Spero che tu comprenda che non è un fatto personale e che la nostra insistenza è motivata solamente dalla volontà davvero di cambiare questo sistema e di aiutare il Movimento 5 Stelle a farlo nel modo giusto e migliore.

[Nota: altra dichiarazione falsa di Conditi. Marco Saba era entrato nella lista di Moneta Positiva Italia, ma ne è stato espulso alla chetichella dal Conditi dopo che aveva fatto rilevare l'importanza di rettificare la contabilizzazione della creazione di denaro da parte delle banche. In Svizzera invece, Saba compare nella pagina degli scienziati sostenitori dell'iniziativa MONETA INTERA e la sua tesi viene pubblicata assieme alla foto. Qui: http://www.iniziativa-moneta-intera.ch/scienziati/

Come vi ho sempre detto, siamo disponibili a venire a Roma a parlarne personalmente con voi, considerato che ciò che diciamo ha prodotto un libro con una proposta, sottoscritto da n.23 gruppi certificati e meetup del M5S di tutta Italia.

[Nota: si chiede un incontro privato e personale quando l'intera questione dovrebbe essere pubblicizzata al massimo se non addirittura oggeto di una apposita commissione parlamentare d'inchiesta, complimenti !]

Se non volete incontrarci a Roma potete venire da noi che organizziamo un incontro-dibattito su questo tema, come ne abbiamo il 6 novembre a Castelfranco Emilia in provincia di Modena ed un altro il 9 novembre a Rimini. 
Siamo disposti a cambiare opinione se ci dimostrate che la vostra posizione è corretta e condivisibile per il bene dei cittadini.

[Nota: non è vero che loro sono disposti a cambiare opinione di fronte ad una dimostrazione, anzi, come nel caso di Marco Saba ed altri, espellono dalla loro organizzazione chi non si alllinea alla loro proposta. Vediamola: Moneta Positiva propone una riforma dove, senza cambiare minimamente la pratica di non contabilizzare la creazione di denaro, tutto il potere di creare nuovo denaro elettronico viene sottratto alle 600 banche italiane e attribuito gratis  direttamente a... la privata BANCA CENTRALE EUROPEA ! E tutte le tasse evase sinora con la creazione di euro dal nulla non contabilizzata? Questo sì che è un regalo enorme al cartello bancario privato !]

Scusate l’insistenza e la lunghezza, ma riteniamo questa sia una questione cruciale per il M5S.

[Nota: questa è una questione cruciale per il PAESE. Nel tempo che occorrerà per discutere ed attuare la LUNGIMIRANTE riforma di attribuire tutto il potere di creazione di denaro esentasse alla banca centrale privata, le banche continueranno a falsare i bilanci e a non pagare le tasse, che ammontano ad oggi a qualcosa come 600 miliardi di euro di tasse evase all'anno ! No comment.]

Ciao
Fabio  

sabato 7 novembre 2015

IASSEM: Messaggio a Marco Scurria sulla risposta di Draghi

IASSEM: Messaggio a Marco Scurria sulla risposta di Draghi

Salve, 

ho letto la risposta di Draghi alla Sua interrogazione: "...il Consiglio direttivo della BCE ha deciso che le passività associate al valore totale dei biglietti in euro emessi sono attribuite alla BCE e alle banche centrali nazionali in base allo schema di distribuzione delle banconote"

Vedi: 
http://www.marcoscurria.eu/wp-content/uploads/2013/07/risposta-draghi-a-scurria.pdf


E' importante perché tale decisione contabile viene stabilita NON da organismi contabili internazionali, ma per così dire "in casa".

 La postazione al passivo del controvalore facciale delle banconote ha senso solo se la tesoreria del corpo sovrano, dall'altra parte, posta una voce all'attivo del tipo: "Signoraggio sull'emissione monetaria della banca centrale" CHE DEVE CORRISPONDERE alla voce passiva della banca centrale, ma ciò non avviene.

Altrimenti, come evidenziato da Wilelm Buiter (2007) si tratta di false passività a cui evidentemente corrispondono profitti occultati.

Vedi:
Seigniorage, Willem H. Buiter, NBER Working Paper No. 12919, February 2007, JEL No. E4,E5,E6,H6

Nella fattispecie, tali profitti occultati da parte di Bankitalia sull'emissione di banconote in euro assommano ad oggi a 170 miliardi di euro (170.306.028.370 al 30 settembre 2015)

Vedi:
http://sdw.ecb.europa.eu/quickview.do?SERIES_KEY=195.BKN.M.U2.NC10.B.ALLD.AS.S.E

Cordialmente, 

Marco Saba, Istituto di Alti Studi sulla Sovranità Economica e Monetaria - Via Bartolomeo Eustachi 31 20129 Milano Tel +3902 868 801 Cell. 331 334 1239
  

venerdì 6 novembre 2015

Anche LA STAMPA è per il reddito di cittadinanza

Dopo il QE arriverà il 'denaro dall'elicottero'?

newsletter


maria grazia bruzzone      @mar__bru

In questi giorni in Italia i dati Istat sul PIL, sulla fiducia di consumatori e imprese, sugli occupati perfino, suscitano un’improvvisa, provvidenziale ventata di ottimismo sulla ‘ripresa’ in atto - aiutata dalla BCE, dai bassi tassi di interesse e dal crollo dei prezzi energetici, ci viene spiegato. Una coincidenza di fattori che Draghi non si stanca di sottolineare, invitando i governi ad approfittarne per varare riforme strutturali serie.

Ma su fogli e blog finanziari, anche italiani, si leggono analisi meno rosee sull’Italia e, soprattutto, sull’Europa e sull’economia mondo, che non sta affatto bene malgrado i giganteschi sforzi espansivi delle banche centrali, le cui armi monetarie “sarebbero ormai spuntate”.
 
E si arriva a prospettare soluzioni estreme, finora solo teorizzate dagli economisti mainstream, e peraltro già lanciate da eretici come Ellen Brown, la propugnatrice delle banche pubbliche; come il professore/blogger australiano Bill Mitchell; o come Jeremy Corbyn, il neo-segretario dei laburisti britannici. Ma prospettate ormai anche dal ‘re degli hedge fund’ d’Europa Paul Marshall ( Sole24Ore), da Etsuro Honda, consigliere economico del premier giapponese Abe ( Zerohedge), dall’economista Marcello Minenna  ( Corriere della sera Economia), da analisti di Citigroup e   da ultimo da Guido Tabellini, docente e già rettore della Bocconi ( Sole24Ore), per citarne alcuni.

Davanti al controverso esito per non dire al fallimento delle politiche di Quantitative Easing (QE) nel rilanciare economia e occupazione e nel far lievitare l’inflazione, non resterebbe che l’ opzione nucleare, come la chiama Brown: un PQE, PeopleQE, per la gente,  secondo Corbyn.   OMF, Overt Money Financing, per il prof. Mitchell : soldi dall’elicottero, nella metafora tutta teorica di Milton Friedman tornata in voga.
In sostanza: denaro fresco non più dato alle banche ma iniettato direttamente nell’economia reale, in varie forme . Un’eresia scandalosa, fino a qualche tempo fa.
Sintetizziamo qua e là.

ORIGINE DEI QE . Ormai sette anni fa, all’apice della ‘crisi finanziaria’ del 2008 provocata dallo scoppio della bolla americana dei mutui subprime, le banche centrali, a cominciare dalla Federal Reserve americana, hanno lanciato una politica monetaria espansiva. Anziché affrontare gli eccessi della finanza che avevano portato alla crisi (lanciando riforme serie della finanza stessa, per es nella direzione di una separazione tra banche tradizionali e banche di investimento, la cui abolizione era stata una delle principali cause  della deriva speculativa sfociata nella crisi), hanno preferito da un lato portare a zero i tassi di interesse, dall’altro iniettare molte migliaia di miliardi nel sistema bancario (attraverso l'acquisizione di Titoli di Stato), dove la liquidità si era prosciugata. Con l’obiettivo primo di ‘salvare le banche’ stesse e quindi di rilanciare l’economia. 
“Toppe inadeguate utilizzate per tentare di uscire dalla crisi finanziaria mondiale che era scaturita dallo scoppio della bolla Usa” ( qui Sole24Ore ) .
“In sette anni la Fed ha varato tre piani di QE e continua a tenere a zero i tassi, una cosa affatto normale , un ‘ribaltamento della finanza’ “(ib).

Con forte ritardo la BCE ha prima portato i tassi a zero (sett 2014) poi ha varato anch’essa un piano di Quantitative Easing che è in pratica l’arma di ultima istanza per una banca centrale, quando non può più agire sulla leva dei tassi, innescando con ciò   la reazione di altre banche europee di paesi non euro.

LE NOBILI MOTIVAZIONI E I SEMPRE PIU CONTROVERSI RISULTATI DEI QE, che fanno sentire i loro effetti molto sulla finanza (e sui portafogli dei più facoltosi) ma molto meno sull’economia reale (e sui portafogli dei meno abbienti). Li ha clamorosamente denunciati il “re degli hedge fund” europei Paul Marshall , in una lettera al Financial Times ripresa dal Sole.
  Oltre a essere talvolta del tutto inutili, come nel caso del Giappone, che dopo aver stampato montagne di denaro si ritrova in deflazione e recessione.

  Nobili, appunto, le motivazioni: ridare fiato all’economia mantenendo solida l’offerta di moneta destinata al sistema bancario, in  modo da evitare una contrazione del credito simile a quella degli anni Trenta.
  “Ma la realtà, molto più prosaica, è che l’acquisto di titoli di Stato da parte delle banche centrali fa lievitare tutti gli altri asset, dalle azioni all’immobiliare. In questo modo a beneficiare dei vari QE è il mondo finanziario: banchieri, gestori degli hedge funds, immobiliare (in questo l’Italia vive un altro film)”.

DISCORSO A PARTE IL QE DI DRAGHI, che secondo Marshall “rappresenta un colossale ‘schema Ponzi’ architettato per distorcere il mercato obbligazionario europeo a vantaggio degli indebitatissimi e stagnanti paesi euro-periferici”. Come l’Italia, viene adombrato.

Infatti a gioire sono stati soprattutto paesi come Portogallo, Grecia e  Spagna. Oltre al nostro, che ha visto precipitare lo spread fra BTP e Bund tedeschi da 537 punti (luglio 2012) a poco più di 100 (settembre 2015).  Favorendo tuttavia in modo trasversale le classi più abbienti d’Europa che avevano soldi da investire in Borsa – sottolineava a fine settembre un’analisi (di Enrico Marro) sul Sole pur vantando i soldi risparmiati dall'Italia grazie alla cura Draghi.


LE ARMI SPUNTATE DELLE BANCHE CENTRALI. Oltre ad arricchire i ricchi, “ la droga monetaria delle banche centrali ha creato dipendenza”. Portando a tre effetti collaterali poco desiderabili – secondo uno studio di Royal Bank of Scotland citato: una pessima distribuzione della ricchezza, una minor produttività, e una serie crescenti di bolle finanziarie difficili da gestire.  Basti dire che in sei anni l’indice S&P 500 [il valore in Borsa delle prime aziende quotate] è triplicato.  
“Come uscirne? Con riforme impopolari o con un altro bel QE nuovo di zecca” ( qui).


E si va avanti.   Mentre la Fed continua a rinviare l’aumento dei tassi di interesse, col timore di far scoppiare le nuove bolle,  a cominciare da quella delle Borse.
Dall’inizio della crisi le aziende quotate in Borsa hanno aumentato molto di più il rapporto fra prezzi delle loro azioni e utili degli utili stessi. A Wall Street questi sono aumentati del 52,1%, i primi dell’82%, similmente in Europa (dove i profitti reali sono caduti ma il rapporto prezzi/utili è cresciuto del 114%, idem in Giappone). “Ennesimo segnale che la liquidità è rimasta lì, nei mercati”.
In altre parole, i soldi dei QE non vengono investiti nell’economia reale ma nella speculazione finanziaria ovvero,   in una pratica spesso criticata [ buyback] che consiste nel vendere e ricomprare le proprie azioni per tenerne alto il prezzo.

Oggi Bank of Japan potrebbe aumentare il suo QE da 80mila a 100mila yen/anno, etc. In due settimane ben 5 banche centrali potrebbero lanciare ulteriori messaggi espansivi.
“L’obiettivo delle banche centrali è far ripartire l’economia e una sana inflazione”, come al solito, racconta il Sole in un articolo di fine ottobre dal titolo Le armi spuntate delle Banche Centrali” .

“Fino a oggi però a uno sforzo così poderoso ha corrisposto un risultato minimo: l’inflazione resta globalmente bassa, il mercato del lavoro si mantiene squilibrato con salari bassi, anche nei paesi dove la disoccupazione è bassa come in Usa e Germania [sui dati reali della disoccupazione Usa, che non considera chi ha rinunciato a cercare lavoro, vedi Underblog] e la crescita mondiale rallenta”. 

Sempre più numerosi sono così le analisi di economisti che dubitano sulla bontà della cura.

MEGLIO FARE BONIFICI DI 8MILA EURO A TUTTI? E’ la ‘provocazione’ lanciata da Marshall re alla fine della sua lettera al FT:   “Sarebbe meglio iniettare il denaro fresco di stampa su grandi progetti infrastrutturali. Oppure – arriva a dire il finanziere britannico - fare un nuovo tipo di QE: un bel bonifico direttamente nei conti correnti di ogni singolo cittadino. Per il Regno Unito si tratterebbe di 5800 sterline (quasi 8mila euro) a persona, neonati compresi. Funzionerebbe? Non sia, ma almeno sarebbe più giusto”.

Alla stessa provocatoria conclusione arriva Minenna sul Corriere Eco (“ Mille miliardi sul tavolo, chi li ha visti?”, ripreso da ItaliaOggi ). “In Italia continua a non esserci inflazione, esordisce (-0,4% a settembre, +0,2% nel 2015), nell’ UE va anche peggio (-0,1%).  Che le misure approntate finora siano servite a poco in termini di inflazione non è più un mistero”.

“Il problema infatti è la persistente difficoltà a erogare nuovo credito. Nell’ultimo anno una valanga di liquidità ha sommerso le banche ma ben poco è arrivato a imprese e famiglie: da inizio anno i prestiti bancari sono scesi dello 0,5%”.  Malgrado i miliardi – 1000- erogati dalla BCE già a fine 2011-inizio 2012 (col meccanismo del Ltro)che le banche avevano usato per gestire i loro rischi  e i successivi 400 miliardi (100 alle banche italiane) del Tltro che tentava di obbligare le banche a prestare,  e  quelli del vero e proprio QE partito un ano fa.

“Che fare?Raddoppiare il QE servirebbe a poco. Per far ripartire la domanda i soldi devono arrivare a consumi e investimenti. Cosicché anche l’inflazione abbia qualche chance di risollevarsi. Una possibilità sarebbe modificare regole - e sanzioni alle banche che non prestano.  In alternativa si rischia di dover bypassare le banche e, come predica Jeremy Corbyn, in Inghilterra, dover ricorrere all’estremo: lanciare banconote dagli elicotteri. Sperando che non sia troppo tardi”.

Corbyn, il nuovo leader laburista di estrema sinistra che è stato tra i primi a infrangere il tabù, aveva proposto di dare alla Bank of England un nuovo mandato per rilanciare l’economia investendo su larga scala in case, energia, trasporti e progetti digitali. L’ha chiamato PQE- QE for the People, vale a dire per la gente, contrapponendolo al QE per la finanza e per i ricchi, elargito fino ad oggi. Gli investimenti verrebbero fatti attraverso la Banca Nazionale degli Investimenti.

DENARO DALL’ELICOTTERO SULL’ECONOMIA. E’ ormai il tema.
“Draghi ha accennato a una serie di strumenti ancora a disposizione ( vedi qui). Si parla anche di una misura mai messa in pratica ma suggerita a suo tempo da Milton Friedman [il padre del liberismo economico]: mettere il denaro direttamente nei conti correnti dei cittadini, a patto che li spendano. E’ il cosiddetto Helicopter Drop, denaro gettato sull’economia” conclude a sua volta un altro articolo del Corriere Eco.
 
Zerohedge ne aveva parlato esplicitamente già a settembre 2013: “L’elicottero di Bernanke scalda i motori”, titolava, citando sia un saggio del 2002 dell’allora governatore della Fed, sia Larry Summers che già criticava la politica dei QE.



E’ ancora Zerohedgea raccontare il 10 ottobre scorso l’ipotesi di un People-QE avanzata da Honda, il consigliere del premier del Giappone Abe, davanti al fallimento dell’Abenomics (la cura nipponica base di QE), ben documentato qui.

Si comincia: la maggiore banca di investimenti dell’Australia dice che il ‘denaro dall’Elicottero’ arriverà fra 12-18 mesi”, titola a settembre di quest’anno Zerohedge , citato da Ellen Brown in un suo post titolatoE’ tempo per l’opzione nucleare:  dare denaro a Main Street” – ai cittadini.

“Oggi tutto il denaro in circolazione virtualmente viene creato come debito delle banche ma la gente [e l’economia reale] non può più sobbarcarsi più debito. Il QE cerca di rigonfiare la quantità di moneta circolante fornendo denaro alle banche per creare nuovo debito, ma questa politica è fallita. E’ tempo di fornire un po’ di moneta libera dal debito all’economia reale”.

La predizione di Zerohedge si basa su un’analisi di Macquire, la maggior banca di investimento australiana che, constatato che le politiche attuali non funzionano, si chiede se “il settore pubblico non possa riuscire là dove il settore privato è incapace di far circolare il denaro in modo soddisfacente. In sostanza: invece di agire attraverso i mercati delle obbligazioni e il settore bancario, perché il settore pubblico non potrebbe bypassare i mercati tutti e iniettare stimoli direttamente nel flusso sanguigno dei paesi? Avrebbe di sicuro un impatto maggiore”.

Del resto, a raccomandare il ‘denaro dall’elicottero’ è persino il capo degli economisti’ globali’ di Citygroup, una delle maggiori banche americane. Allo scopo di evitare una recessione globale imminente.

Lo scenario previsto dagli economisti della megabanca Usa prevede che nel 2016 inizi una recessione globale a partire dalla Cina. “L’incertezza resta, ma una risposta politica tempista ed efficace può aiutare a diminuire il rischio… Soldi dall’elicottero in Cina, area euro, Usa e Regno Unito unita a una ristrutturazione dei debiti può mitigare l’impatto e, se fatto subito, prevenire la recessione nei prossimi due anni”.

Mitchell, docente e blogger australiano, concorda.  Ma propone di chiamarlo non PQE ma OMF- Overt Money Financing, finanziamento monetario aperto, o palese. "Denaro iniettato direttamente nell’economia, un tabù per gli economisti mainstream"

"Apparentemente perché produrrebbe inflazione. In realtà per due ragioni:
taglierebbe fuorii traders privati dalla loro dose di corporate welfare, benefici che, a differenza di quelli per malati e disoccupati li hanno arricchiti all’estremo;
spazzerebbe viala ‘scimmia del debito’ usata per massacrare i governi alle prese coi deficit fiscali".
Banche, finanza e grandi corporations sono insomma i maggiori oppositori. Negli Usa come in Europa.

LA PROPOSTA E’ STATA GIA’ POSTA SUL TAVOLO DEL PARLAMENTO EUROPEO, per iniziativa del Comitato per gli affari economici e monetari della BCE, nella  bozza del report annuale 2012 – ricorda il prof. Mitchell. E ne cita due paragrafi, il 9 e il 10.

Nel primo si riconosce come gli strumenti di politica monetaria messi in campo dall’inizio della crisi abbiano mostrato i loro limiti nello stimolare la crescita e migliorare la situazione del mercato del lavoro; e si afferma che la BCE potrebbe esplorare nuove misure non convenzionali al fine di partecipare a un vasto programma UE per la crescita, compreso l’uso della Emergency Liquidity Assistance – un fondo speciale di cui la BCE dispone – per un ‘finanziamento monetario palese’ del debito governativo per finanziare tagli di tasse delle famiglie a basso reddito e/o nuovi programmi di spesa focalizzati sugli obiettivi di Europa 2020.
Nel secondo si considera la necessità di rivedere i Trattati UE e gli statuti della BCE così da stabilire la stabilità dei prezzi e il pieno impiego come gli obiettivi della politica monetaria dell’eurozona. 

“Questi paragrafi sono stati espunti dal report, in gran parte a causa della paranoia sull’iper-inflazione della Germania”, scrive il professore. Convinto che il Finanziamento Monetario Aperto sarebbe il miglior modo per venire a capo della crisi dell’Eurozona senza buttar giù l’UE. Questi i vantaggi:

1 La BCE direbbe agli Stati membri che metterebbe a disposizione gli euro per permettere spese in deficit per accrescere produzione e impiego. 2 Non verrebbe prodotto nuovo debito. 3 Non verrebbero alzate le tasse. 4 Gli interessi non salirebbero. 5 Una Garanzia del Lavoro verrebbe subito introdotto. 6 La Troika potrebbe ritirarsi – non più salvataggi. 7 Quando si arrivasse alla crescita, cambiamenti strutturali – migliori servizi, migliori scuole, un miglior sistema sanitario - potrebbero essere implementati.

DRAGHI HA DI NUOVO PARLATO DI MISURE NON CONVENZIONALI. "IL QE PUO' CAMBIARE.
Il professor Tabellini domenica scorsa (1/11) prende sul serio le parole di Draghi e avanza proposte che ne precisano l’idea, pur senza citare l’elicottero.

“I Trattati europei impediscono alla banca centrale di finanziare direttamente un’espansione fiscale. Ma, anziché finanziare un taglio delle imposte, la BCE potrebbe decidere di stampare più moneta versandola direttamente sui depositi e sui conti correnti postali dei cittadini… Oppure la BCE potrebbe acquistare titoli perpetui (con scadenza illimitata) per contribuire a finanziare investimenti pubblici…Inoltre potrebbe cambiare le regole che si è data nella conduzione della politica monetaria…alzando temporaneamente il suo obiettivo di inflazione tutte le volte che i prezzi scendessero sotto il sentiero prestabilito.

Le idee non mancano, insomma. Quanto ai rischi di iper-inflazione, il post di Ellen Brown li minimizza.
“Il problema oggi non è l’inflazione, ma la deflazione.  E aggiungere denaro nell’economia non farebbe alzare i prezzi fino a che la domanda non è saturata e la produzione non raggiunge la sua piena capacità” .

“Se poi il PQE /OMF andasse oltre la capacità produttiva, il governo non avrebbe bisogno di rapportarsi alla banca centrale per ritirare il denaro in eccesso dalla circolazione . Lo potrebbe fare attraverso le tasse (che negli Usa rappresentano il 24% per PIL). E ci sono altri sistemi che il Tesoro potrebbe utilizzare: per esempio chiudendo le scappatoie fiscali, tassando i $21.000 miliardi nei paradisi fiscali, e aprendo banche pubbliche che riporterebbero al governo gli interessi sui prestiti.  L’interesse netto delle banche Usa nel 2014 ammontava a $423 miliardi – ricorda Brown, americana e grande propugnatrice delle banche pubbliche.

Il fatto è che, se non scarseggiano le idee, non mancano neppure le resistenze di banche, finanza e corporations . Negli Usa come nell’ UE.  Dove un recentissimo articolo del Financial Times ha rilanciato il tema dei conflitti di interesse della stessa BCE, che intrattiene rapporti con finanzieri, spesso informati alla vigilia di importanti decisioni della banca, come accaduto lo scorso maggio. Del resto azionisti della BCE sono le banche centrali, solo alcune delle quali sono pubbliche. Non lo è per es Banca d’Italia, quarta azionista BCE, terza dell’Eurozona. Ma non lo è nemmeno la Fed, la Federal Reserve americana, i cui azionisti sono le grandi banche