giovedì 11 febbraio 2016

I "messaggi a distruzione immediata" della BPVI: una tecnica che ricorda la Gladio...

Fidi della Bpvi: indagato l'ex direttore generale Samuele Sorato

Nell''inchiesta della Procura di Prato sulla Banca Popolare di Vicenza si ipotizza il reato di estorsione per i fidi concessi in cambio dell'acquisto di pacchetti di azioni

PRATO. Il presente messaggio si autodistruggerà entro dieci secondi. No. Alla Banca popolare di Vicenza i metodi dei più sofisticati servizi segreti per non lasciare tracce delle direttive inviate ai loro uomini, non le conoscevano. E si affidavano ad un più semplice: “distruggi questo messaggio appena lo hai letto”. Confidando così nella diligenza e nell’obbedienza del subordinato. Ma non tutti, evidentemente, sono stati diligenti ed ubbidienti nella scala gerarchica che dalla casa madre di Vicenza arrivava anche alle piccole filiali di Prato. La procura pratese ha trovato diversi di questi messaggi nella valanga di materiale tecnico ed informatico sequestrato. Messaggi che chiudevano le direttive con cui da Vicenza si davano disposizioni ai subordinati di vendere ad ogni costo le azioni dello stesso istituto a tutti coloro che chiedevano mutui, finanziamenti o aperture di credito. Un do ut des dal quale i clienti non potevano sottrarsi e, per la procura, quei messaggi sono la prova provata che tutti sapevano di stare commettendo qualcosa di non lecito.

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Ed è in questo ambito che sono partiti altri cinque avvisi di garanzia per concorso in estorsione, uno dei quali ha raggiunto l’ex direttore generale della Banca popolare di Vicenza, Samuele Sorato. Un avviso di garanzia che consolida la teoria dei finanzieri coordinati dal procuratore capo Giuseppe Nicolosi e dalla sostituto Laura Canovai sull’esistenza di un metodo estorsivo approvato dai vertici della banca. L’inchiesta era partita in seguito alla denuncia da parte di una quindicina di clienti che lamentavano appunto il fatto di essere stati costretti ad acquistare le azioni della BpVi, per vedere accolta la loro domanda di fido. E quando le azioni acquistate a  62 euro e 50 centesimi, di colpo sono state svalutate a 48 euro con una perdita secca di un quarto dell'investimento e con in vista un'ulteriore perdita quando la Bpvi sarà quotata in Borsa ecco che è nata l'azione di protesta.   Il 10 dicembre scorso le perquisizioni nelle filiali della BpVi di via Valentini, Chiesanuova, via Roma e Montemurlo, oltre a quelle in Sant'Agostino a Pistoia, Agliana e Altopascio, con l’iscrizione nel registro degli indagati di undici funzionari.
A distanza di due mesi sono partiti altri cinque avvisi di garanzia e uno di questi ha raggiunto direttamente l’ex direttore generale. Per tutti viene contestato sempre e solo il reato di concorso in estorsione. Fino ad oggi, nella gran mole di documenti sequestrati e visionati sarebbero emersi solo riscontri positivi all’ipotesi di accusa sulla quale sta indagando la procura di Prato. Ma perché quelle email dei dirigenti che finivano con l’ordine di distruggerle dopo averle lette non lo sono state? Probabilmente perché, secondo una ipotesi investigativa, anche il funzionario chiamato ad operare sul campo, ovvero a trattare direttamente con i clienti, voleva una pezza di appoggio, una prova che lui era solo un esecutore materiale. La procura sta vagliando attentamente le posizioni individuali di ciascuno degli indagati e sta circoscrivendo la veste giuridica adeguata da appioppare a tutta la vicenda e a ciascuno dei protagonisti coinvolti. L’inchiesta di Prato procede in via parallela a quella della procura di Vicenza che invece sta indagando per falso in bilancio e vede indagati fra gli altri l’ex presidente Gianni Zonin e lo stesso ex direttore generale Samuele Sorato. In futuro non è escluso che le due inchieste possano trovare dei punti di incontro. Ma sulla competenza della procura di Prato su questi casi di presunta estorsione non ci sono dubbi visto che sono stati commessi nel territorio pratese.