martedì 1 ottobre 2013

Fisac-Cgil: inaccettabile il comportamento dei banchieri

I sindacalisti non sanno ancora come le banche creano i soldi:
Ordine del giorno del Direttivo Nazionale del 25 e 26 settembre 2013, approvato all’unanimità con un astenuto.

Il Direttivo Nazionale della Fisac-Cgil, riunitosi a Roma il 25 e 26 settembre 2013, ritiene
inaccettabile e provocatorio il comportamento dei banchieri che, per un verso, continuano a
mostrare l’incapacità di elaborare strategie di rilancio del settore, a sostegno dell’economia reale e
del Paese nell’attuale crisi, per l’altro, vogliono scaricare il peso delle difficoltà esistenti sui
lavoratori e sulla fiscalità generale.
Il CDN giudica che l’attuale management, non sia solo strapagato, ma anche inadeguato alla fase,
considerate le crisi aziendali in atto, il livello dei crediti deteriorati (che superano l’ammontare
complessivo del patrimonio del sistema e costituiscono oltre il 12% degli impieghi), la scarsità di
accantonamenti a copertura e le gravi carenze nella valutazione e gestione dei rischi, che Banca
d’Italia ha evidenziato.
In questo contesto l’ABI, per conto delle Banche, in assenza di un progetto industriale
minimamente credibile, ha chiesto al Governo di intervenire a sostegno delle attività di credito, non
sufficientemente remunerative, ed ha disdettato con 10 mesi d’anticipo ed in modo unilaterale, il
CCNL. E’ evidente ed esplicita l’intenzione delle banche di arrivare ad una completa
deregolamentazione del Settore, attraverso la cancellazione dell’attuale modello contrattuale, del
Contratto Nazionale e del Fondo di Solidarietà, con la declassamento della stessa contrattazione di
secondo livello a mera “contrattazione di prossimità”, di carattere derogatorio e funzionale alle
necessità di flessibilità delle imprese.
In tale contesto sono fortemente sotto attacco i livelli occupazionali e la contrattazione, proprio
quella contrattazione che abbiamo costruito in questi anni con il supporto e la forza delle lavoratrici
e dei lavoratori. L’iniziativa di ABI mette in discussione anche il ruolo stesso del Sindacato e la sua
capacità di tutela e difesa della categoria.
Di fronte a tale atteggiamento il CDN anche in relazione alle posizioni espresse unitariamente, a
partire dallo sciopero generale della categoria:
• respinge il progetto di ABI e delle banche che si preparano alla completa destrutturazione
del settore ;
• impegna la Fisac ad un grande sforzo politico e organizzativo nella costruzione di una
risposta forte, unitaria e determinata nei confronti delle parti datoriali;
• ritiene impossibile proseguire la trattativa sul Fondo di solidarietà, in presenza della citata
disdetta del CCNL.
• Contemporaneamente giudica prioritario il coinvolgimento del Governo, per impedire ad
ABI forzature rispetto agli adeguamenti da apportare al Fondo di Solidarietà, in
ottemperanza alle previsioni della legge 92/2012 “Fornero”, entro il 31 ottobre 2013. E’
evidente che l’atteggiamento di ABI corrisponde ad una implicita disdetta unilaterale del
Fondo che va rifiutata, così come va evitato il passaggio al Fondo Residuale presso l’INPS.
Il Fondo di Solidarietà ABI, anche alla luce della riforma imposta dall’art. 3 della legge
92/12, va salvaguardato nella sua natura e nell’insieme dei diritti e delle prestazioni;
• Ritiene necessaria, nell’ambito delle iniziative unitarie da mettere in atto,la sospensione
delle relazioni sindacali a livello aziendali e di gruppo, con l’eccezione delle procedure
previste dalla legge.
• Giudica urgente l’avvio di assemblee unitarie in tutti i posti di lavoro, per sostenere una
vertenza nazionale che rappresenti una forte risposta del sindacato e dei lavoratori, in
funzione della tenuta occupazionale del settore e della difesa della centralità del CCNL ABI
a partire dall’area contrattuale. Risposta di cui il prossimo sciopero generale e la costruzione
di una successiva grande manifestazione nazionale della Categoria da decidere
unitariamente, devono essere elementi centrali ma non unici.
• A sostegno della vertenza in corso, va predisposta in tempi brevi una Piattaforma alternativa
al progetto di ABI di rinnovo contrattuale,, capace di coinvolgere i lavoratori e le lavoratrici
attraverso una decisa e chiara difesa delle garanzie economiche e normative, a cominciare
dal rafforzamento dell’Area contrattuale.
• È necessario infine costruire nella vertenza alleanze nel Paese in funzione di un diverso
modello di banca, di erogazione del credito e di gestione del risparmio a tutela dei
risparmiatori e dei cittadini, coinvolgendo anche i media e l’opinione pubblica.
Il CDN dà mandato alla Segreteria Nazionale affinchè, da subito, coinvolga le altre OO.SS. per
deliberare al più presto i passi necessari ad un’ adeguata risposta, capace di rendere efficace e
positivo l’esito della vertenza in corso.

Italia: il governo dei banchieri è morto

PERCHÉ NESSUNO DICE AGLI ITALIANI CHE IL GOVERNO LETTA È DIMISSIONARIO E CHE PERTANTO NON PUÒ CHIEDERE LA FIDUCIA?

Sono sconvolto dal fatto che nonostante le dimissioni "irrevocabili" del vice- primo ministro e altri 4 ministri del Pdl, né il premier Enrico Letta né nessun organo d'informazione hanno finora comunicato agli italiani che il governo è morto non solo politicamente ma anche costituzionalmente. 

Sono incredulo nel sentire che mercoledì Letta chiederà la fiducia al Parlamento. Come potrebbe chiedere la fiducia un governo che non c'è più? O Letta si presenta con un nuovo governo sostituendo i 5 ministri dimissionari, o assume ad interim i 5 dicasteri, oppure dovrà limitarsi a ufficializzare le sue dimissioni.
Possibile che nel nostro Paese tutto sia arbitrario, discrezionale, mistificato se non falso? Possibile che l'occultamento della verità da parte di pochi si traduce nella negazione della verità per la maggioranza degli italiani? Possibile che i poteri forti che ci governano trattano gli italiani come incapaci di intendere e di volere? Noi non ci stiamo! Buonanotte amici!